Esame di avvocato: come esercitarsi per superare le prove scritte
Nel 1996, quasi per gioco, è nata la scuola Jureconsultus da me diretta; in meno di 15 anni abbiamo sfornato 19 vincitori del concorso in magistratura e un numero altissimo di avvocati; in ordine a questa categoria posso affermare che le mie classi, per principio mai superiori a cinque elementi, vantano una percentuale di più di quattro allievi su cinque ammessi agli orali.
La ragione di tali successi è di facile spiegazione e voglio porgerla in questa prefazione come un segnale di didattica. L’esame di Stato, che dalla riforma prevede l’incrocio delle Corti d’appello nella correzione degli elaborati, è fortunatamente tornato ad essere una cosa seria su tutto il territorio.
Per superarlo è necessaria una assoluta padronanza dei principi fondamentali delle due materie oggetto di pareri motivati. Le prove sono strutturate in modo sensato ed intelligente in quanto simulano ciò che avviene nella quotidianità in uno studio legale: giunge un cliente che espone al professionista i fatti relativi alla vicenda che lo interessa e gli chiede in che modo possa tutelarsi.
L’avvocato, in termini comprensibili, gli spiega quali sono gli istituti giuridici inerenti e in che modo sono disciplinati, poi passa all’esame della questione specifica, spesso controversa ed oggetto di dispute dottrinali e giurisprudenziali; infine gli descrive quali possano essere le strategie da seguire.
La prova simula tutto ciò e richiede al candidato per prima cosa un’attenta lettura della traccia in tutte le sue sfaccettature anche fattuali; una volta che si sia certi di quali siano i punti da trattare, è necessario comporre una sorta di scaletta logica che funge da indice connettivo su come costruire il lavoro, prima nella sua componente teorica e poi nel parere motivato, in modo da avere ben presente cosa e con che ordine trattare.
Solo dopo aver completate queste operazioni è ragionevole passare alla stesura dell’elaborato curando che tra i vari punti vi sia coesione, soprattutto tra la fine della parte teorica e il parere motivato.
In questo modo è stato pensato il mio libro(Maggioli Editore Pareri di diritto penale 2011) affinché possa rappresentare un esempio di come il candidato debba affrontare la prova e presupponendo da parte sua il possesso di una salda padronanza dei principi che governano gli istituti giuridici senza della quale l’esito negativo della prova è scontato: ogni caso, prima della trattazione sui singoli istituti, è preceduto da un indice degli argomenti da trattare corrispondente allo schema di cui sopra; dopo la descrizione degli istituti e delle loro principali problematiche si passa al parere motivato cercando di renderlo il più coeso possibile all’ultima parte della trattazione della componente teorica. Ovviamente ho usato la trattazione in terza persona anche per il parere motivato, così come è richiesto in sede d’esame per il rispetto di uno stile decoroso che dia forma ad un contenuto di alta professionalità, come richiede l’esercizio di questa professione che va riportata all’antico splendore qualitativo ed etico delle nostre nobili origini di patria del diritto.
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