La corruzione: il vero freno della crescita economica

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Un’indagine condotta nel 2013 da Transparency International[1] sulla corruzione nel mondo, all’esame di n. 177 paesi, evidenzia come l’Italia si classifichi con un indice di percezione della corruzione mediamente elevato. Tale indice, se correlato  ai paesi dell’area europea, posiziona l’Italia tra i paesi  con più elevata percezione della corruzione, insieme a Romania, Bulgaria e Grecia. Un primato negativo che viene confermato da un’altra indagine, condotta dalla Commissione Europea sulla corruzione nei paesi dell’U.E., resa pubblica il 3 febbraio 2014. Attraverso un sondaggio speciale dell’Eurobarometro del 2013 sulla corruzione[2], reso pubblico nel 2014, si evidenzia come la mancanza di fiducia nelle istituzioni pubbliche sia  molto diffusa e “le figure pubbliche verso le quali vi è maggior sfiducia sono i partiti politici, i politici nazionali, regionali e locali e i funzionari responsabili dell’aggiudicazione degli appalti pubblici e del rilascio delle licenze edilizie”[3].

Dalle analisi e indagini effettuate, ma anche più semplicemente dalle notizie che quotidianamente si apprendono dai mass media, si percepisce quanto il mal costume della corruzione sia dilagante nella pubblica amministrazione, ma anche nella società civile nel suo complesso.

Nel 2012 il Parlamento italiano approvava la legge anticorruzione, L. n. 190/2012, atta ad incidere sulla prevenzione dei fenomeni corruttivi nei settori più a rischio della p.a.

Ma cos’è la corruzione? La corruzione è quell’insieme di comportamenti attraverso i quali si viola un sistema di norme che regolano l’interesse comune, per ricercare un vantaggio di natura personale. “Il delitto in commento è conosciuto fin dai più antichi ordinamenti come uno dei crimini più gravi (e diffusi) contro l’amministrazione dello Stato. Si individua in un pactum sceleris, una pattuizione (non coartata) che si concretizza in un vero e proprio mercinomio, in un baratto della pubblica funzione”[4].

“Nel rapporto per l’anno 2011 del Group of States against corruption  si legge che la corruzione in Italia è “profondamente radicata in diverse aree della pubblica amministrazione, nella società civile così come nel settore privato. Il pagamento delle tangenti sembra pratica comune per ottenere licenze e permessi, contratti pubblici, finanziamenti, per superare gli esami, esercitare la professione medica, stringere accordi nel mondo calcistico”. “È un fenomeno pervasivo e sistemico che influenza la società nel suo complesso”. “La corruttela costituisce una delle principali cause di inefficienza dei servizi destinati alla collettività, del dissesto delle finanze pubbliche, nonché della sfiducia dei cittadini verso le istituzioni . È la causa di una irrefrenabile disgregazione morale, prima che sociale, oltre che di altissimi costi economici; essa compromette, concretamente, la tutela del principio di uguaglianza, minando l’uguaglianza sostanziale dei cittadini”.[5]

Si stima in Italia che la corruzione incide per 60 miliardi di euro l’anno (pari a circa il 4% del PIL)[6]. Nel 2012 e nel 2013 la Corte dei conti per conto del suo presidente ha manifestato preoccupazione per l’impatto della corruzione sull’economia nazionale[7]. Se da una parte la corruzione, come stimato dalla Corte dei Conti, avvelena l’economia perché sottrae soldi pubblici destinabili a servizi verso i cittadini, da un’altra parte i ritardi della burocrazia amministrativa, l’inefficienza della p.a., l’inutilità di opere o servizi pubblici, tutto insieme conduce ad una perdita di competitività del paese e ad una riduzione di attrattività degli investimenti.

L’Italia negli ultimi vent’anni ha affrontato la corruzione facendo leva prevalentemente sull’aspetto repressivo del fenomeno, mentre con la nuova legge anticorruzione, si sviluppa anche un impianto orientato alla prevenzione.

La lotta alla corruzione è una necessità, soprattutto alla luce di come la stessa produce effetti negativi su un’economia nazionale già colpita dalle conseguenze della recessione economica. E’ una necessità diffusa, che va oltre l’accertamento giudiziario, contabile e delle forze di polizia. Infatti, nel disegno della legge n. 190 del 2012, la lotta alla corruzione assurge a bene comune, di importanza così rilevante da necessitare di un’azione di controllo diffusa, attraverso la quale non solo gli organismi competenti possono agire per contrastare il fenomeno, ma tutti i cittadini della nazione possono, se vogliono, partecipare alla lotta contro il malaffare. Affinchè possa esercitarsi un controllo diffuso, la pubblica amministrazione deve compiere lo sforzo di essere trasparente come una casa di vetro, uno sforzo, dopo circa 20 anni dalla legge n. 241/1990, dettato dalla legge anticorruzione, che incide sulla materia e delega il Governo ad adottare il c.d. codice sulla trasparenza, il Decreto Legislativo n. 33 del 2013.


[1] Organizzazione mondiale contro la corruzione: http://www.tranparency.org.

[2] Commissione Europea (2014), Speciale Eurobarometro n. 397 del 2013, http://ec.europa.eu/public_opinion/archives/eb_special_399_380_en.htm.

[3] Commissione Europea, (2014), Relazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento Europeo – Relazione dell’Unione sulla lotta alla corruzione – Allegato 12 sull’Italia.

[4] Renato Rolli e Nicola Posteraro (2013), Anticorruzione e misure sanzionatorie:legge 190/2012 e d.d.l. Grasso, www.ratioiuris.it.

[5] Renato Rolli e Nicola Posteraro (2013), Anticorruzione e misure sanzionatorie:legge 190/2012 e d.d.l. Grasso, www.ratioiuris.it.

[6] Commissione Europea, (2014), Relazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento Europeo – Relazione dell’Unione sulla lotta alla corruzione – Allegato 12 sull’Italia.

[7] Salvatore Nottola, (2012-2013), Requisitoria orale  del Procuratore Generale presso la Corte dei Conti nel giudizio sul Rendiconto Generale dello Stato, Esercizio 2011 e 2012, http://www.corteconti.it/procura/giudizio_parificazione/parifica_2011/index.html.

Martire Assunta Giovanna

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