La ragione, che ha indetto il principale organo rappresentativo dei penalisti a questa scelta, deriva dal mancato inserimento dei decreti legislativi attuativi della Riforma Penitenziaria nei lavori delle Commissioni speciali parlamentari sebbene, come rilevato dallo stesso UCPI, la riforma dell’ordinamento penitenziario, rispondendo ad una reale necessità di riscatto dell’intero sistema penitenziario, dopo la condanna europea del 2013, avesse “creato una aspettativa non solo nel mondo dei reclusi, ma in tutti quei settori della società consapevoli della centralità del sistema delle pene e della esecuzione penale per la compiuta realizzazione di ogni moderna democrazia” anche perché “la compiuta riaffermazione, dopo oltre quaranta anni, delle finalità rieducative e di reinserimento sociale del condannato, nella luce dei principi affermati dall’art. 27 comma 3 della Costituzione, costituisce un importantissimo punto di riferimento per la compiuta riaffermazione dello stato di diritto e per la ricollocazione del nostro sistema penitenziario nell’ambito dei principi comunitari”.
In detta occasione, inoltre, l’Unione delle Camere penali, non solo ha deliberato la suddetta astensione, ma ha altresì organizzato, in particolare, da un lato, per il 3 maggio 2018, in Roma, una manifestazione nazionale con la quale sensibilizzare l’opinione pubblica e l’informazione, richiedendo al Parlamento tutto, ai Presidenti di Camera e Senato, ai Gruppi parlamentari ed ai Presidenti delle Commissioni speciali, di porre in essere quanto possibile al fine di ottenere l’inserimento dei Decreti Legislativi approvati dal Consiglio dei Ministri nell’ordine del giorno delle Commissioni speciali, dall’altro, per il giorno 16 aprile 2018, una conferenza stampa al fine di spiegare le ragioni della protesta e della iniziativa dei penalisti italiani.
GIUNTA DELL’UNIONE DELLE CAMERE PENALI ITALIANE
Delibera del 12 aprile 2018
La Giunta dell’Unione delle Camere Penali Italiane,
PREMESSO
– che la riforma dell’ordinamento penitenziario, rispondendo ad una reale necessità di riscatto dell’intero sistema penitenziario, dopo la condanna europea del 2013, ha creato una aspettativa non solo nel mondo dei reclusi, ma in tutti quei settori della società consapevoli della centralità del sistema delle pene e della esecuzione penale per la compiuta realizzazione di ogni moderna democrazia;
– che la compiuta riaffermazione, dopo oltre quaranta anni, delle finalità rieducative e di reinserimento sociale del condannato, nella luce dei principi affermati dall’art. 27 comma 3 della Costituzione, costituisce un importantissimo punto di riferimento per la compiuta riaffermazione dello stato di diritto e per la ricollocazione del nostro sistema penitenziario nell’ambito dei principi comunitari;
– che gli Stati Generali dell’esecuzione penale, nel cui ambito si sono riunite l’Accademia, l’Avvocatura e la Magistratura, hanno prodotto una riforma con la quale si è tentato di ricucire lo strappo della legislazione del doppio binario emergenziale, abolendo le ostatività e gli automatismi introdotti con l’art. 4-bis ord. pen.;
– che, nel corso della lunga e travagliata vicenda della approvazione delle riforma Orlando, l’UCPI ha più volte richiesto al Governo lo stralcio della riforma penitenziaria, sulla quale far convergere i consensi della maggioranza, al fine di accelerarne l’approvazione, ma che tale richiesta è stata sempre respinta ponendo l’approvazione della riforma penitenziaria in coda alla legislatura per mere ragioni elettorali, con ciò solo rischiando di disperdere le preziose risorse scientifiche e culturali e le aspettative politiche ed umane create dal progetto di riforma;
– che la richiesta formulata solo ieri, ancora una volta con grave ritardo, dal Ministro Andrea Orlando è, nei fatti, in contraddizione con la mancanza di riscontro alle suddette richieste e con i ritardi colpevoli con i quali si è ritenuto di giungere alla tardiva e parziale approvazione dei Decreti attuativi della riforma solo dopo il confronto elettorale;
– che il mancato inserimento dei decreti legislativi attuativi della Riforma Penitenziaria nei lavori delle Commissioni speciali parlamentari si pone nettamente in contrasto con la proclamata centralità del Parlamento, dimostrando come in verità leggi frutto di una faticosa e approfondita meditazione e di ampia condivisione politica, giuridica e culturale possano essere agevolmente accantonate e dimenticate;
– che si finge, irresponsabilmente, che non vi siano ragioni di urgenza, di umanità e di civiltà, che impongano di intervenire e che non siano invece drammatiche le condizioni di un sistema nel quale i suicidi si susseguono al ritmo di uno alla settimana, nel quale la salute non è garantita, e l’opera di osservazione, di trattamento e di risocializzazione é sostanzialmente interdetta dal sovraffollamento e da numeri oramai tornati a limiti tali da riproporre complessivi profili di sicurezza oltre che di decenza;
– che la politica intera, con la sua colpevole inerzia, non solo pone nel nulla una riforma che, nonostante i suoi limiti e le sue carenze, costituisce un fondamentale punto di partenza per lo sviluppo di una moderna politica penitenziaria, ma assume su di sé la gravissima responsabilità di esporre nuovamente il Paese alle sanzioni dell’Europa che graveranno inevitabilmente su tutti i cittadini;
– che è, pertanto, necessaria una ulteriore ed immediata presa di posizione dell’Avvocatura penale che unifichi e coordini gli sforzi di tutti coloro che si sono impegnati per l’attuazione della Riforma dovendosi, da un lato, necessariamente ottemperare all’obbligo imposto dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo e risultando, dall’altro, evidente l’insuccesso di una politica esclusivamente carcerogena e carcerocentrica che, ponendosi in contrasto con il principio costituzionale dell’art. 27, colloca esclusivamente nell’esecuzione delle pene detentive le aspettative securitarie della intera collettività;
– che l’U.C.P.I. ritiene di dover essere ancora una volta in prima linea nel richiedere il rispetto dei diritti di tutti i detenuti invitando tutte le forze parlamentari affinché venga attuata la politica riformatrice e la realizzazione di un sistema penitenziario conforme ai principi della Costituzione e della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo;
– che, tutti coloro che hanno a cuore lo stato di diritto e che ritengono di dover porre, al centro della loro azione politica, le garanzie dei cittadini ed i principi costituzionali della finalità rieducativa della pena e della dignità della persona, non possono rimanere inerti di fronte al tradimento dei valori che hanno ispirato la riforma;
– che l’UCPI ritiene pertanto necessario porre in essere una mobilitazione nazionale, alla quale vorranno certamente aderire tutte le rappresentanze dell’Avvocatura, per riaffermare assieme a tutti coloro che in questi mesi si sono espressi a favore di una sollecita ed integrale approvazione dei decreti, il forte dissenso dell’Avvocatura penale nei confronti di una politica che calpesta i diritti fondamentali dei detenuti, negando i principi propri della Costituzione e dei trattati internazionali da tempo sottoscritti dall’Italia;
DELIBERA
nel rispetto del codice di autoregolamentazione, l’astensione dalle udienze e da ogni attività giudiziaria nel settore penale per i giorni 2 e 3 maggio 2018, organizzando per il 3 maggio 2018, in Roma, una manifestazione nazionale con la quale sensibilizzare l’opinione pubblica e l’informazione, richiedendo al Parlamento tutto, ai Presidenti di Camera e Senato, ai Gruppi parlamentari ed ai Presidenti delle Commissioni speciali, di porre in essere quanto possibile al fine di ottenere l’inserimento dei Decreti Legislativi approvati dal Consiglio dei Ministri nell’ordine del giorno delle Commissioni speciali, indicendo una conferenza stampa per il giorno 16 aprile 2018, al fine di spiegare le ragioni della protesta e della iniziativa dei penalisti italiani ed attivando, altresì, ogni strumento comunicativo volto alla diffusione ed alla valorizzazione dei dati statistici sulla incidenza della recidiva, che dimostrano come l’effettiva applicazione delle misure alternative, piuttosto che la indistinta cancerizzazione, costituisca un reale incremento della sicurezza di tutti i cittadini, riservandosi ogni ulteriore iniziativa volta all’ottenimento della sollecita entrata in vigore della riforma;
DISPONE
la trasmissione della presente delibera al Presidente della Repubblica, ai Presidenti della Camera e del Senato, al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro della Giustizia, ai Capi degli Uffici giudiziari.
Il Presidente,
Beniamino Migliucci
Il Segretario,
Francesco Petrelli
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