Bloccato Threads, nuovo social Meta: no dal Garante irlandese

Nel mondo dei social e della rete, la “guerra dei Roses” di cinematografica memoria si fa a colpi di app, e per il momento il Gruppo Meta sembrerebbe avere la peggio: il colosso di Mark Zuckerberg proprietario di Facebook, Instagram e Whatsapp ha dovuto rinviare il lancio della sua nuova app Threads, dedicata alla condivisione di foto e video tra gli utenti di Instagram, e già da molti definita “anti Twitter” a causa delle perplessità sollevate dal Garante irlandese per la protezione dei dati personali (DPC). Come ormai sappiamo, l’autorità irlandese è competente a decidere tutte le questioni relative al gruppo Meta, che in Irlanda ha la propria sede europea, e prende molto sul serio il suo ruolo, che è già costato diverse sanzioni ai social di Zuckerberg.
L’ultimo provvedimento in ordine di tempo è quello che riguarda il lancio di Threads, la nuova app che dovrebbe ricalcare il modello Twitter, pensato proprio per fare concorrenza all’uccellino cinguettante di Elon Musk (al centro di numerose polemiche dopo l’acquisto da parte del miliardario americano), oggetto di una indagine preliminare per verificare se essa rispetta le norme del Regolamento (UE) 2016/679 (GDPR) in materia di privacy.

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Indice

1. Che cos’è e come funziona il nuovo social Threads


Threads è un’app di social networking, che ricalca il modello Twitter e che permette agli utenti di Instagram di creare una cerchia ristretta di amici con cui condividere in modo automatico e continuo le proprie foto, i propri video per un massimo di 5 minuti, i propri pensieri per un massimo di 500 caratteri.
A differenza di Twitter il nuovo social non prevede limitazioni per quanto riguarda la visibilità dei post, non solo per gli account verificati, ma anche per tutti gli altri: essa garantirebbe, dunque, a chiunque la possibilità di diventare “virale” con un contenuto ritenuto di interesse dalla community. La nuova app è collegata a Instagram, cioè per poterla utilizzare è necessario avere un account su Instagram, il che costituisce la principale preoccupazione del Garante irlandese: il fatto che l’app si appoggi sulle reti di Instagram, utilizzando quest’ultimo come fonte per recuperare la base di utenti e i loro contatti fonda il timore che la raccolta dei dati da parte della nuova app sia eccessivamente ampia in rapporto alle finalità dichiarate, comprendendo dati sanitari, informazioni finanziarie, cronologia delle ricerche e della navigazione, dati relativi alla posizione, agli acquisti, ai contatti, e più in generale, varie categorie di informazioni  particolarmente delicate e dettagliate.
Il Garante irlandese ha quindi espresso dubbi sulla liceità e sulla trasparenza del trattamento dei dati personali effettuato dall’app, in particolare per quanto riguarda il consenso degli utenti, la base giuridica del trattamento, la minimizzazione dei dati e le garanzie per i diritti degli interessati. Il Garante ha anche lamentato la mancanza di una comunicazione preventiva da parte di Meta sul lancio dell’app, che avrebbe dovuto essere effettuata almeno quattro settimane prima, secondo le linee guida del Comitato europeo per la protezione dei dati.
Meta ha dichiarato la sua piena e totale disponibilità a collaborare con il Garante irlandese e di aver fornito tutte le informazioni richieste sull’app. L’azienda ha anche sottolineato che Threads è un prodotto opzionale e che gli utenti possono scegliere se usarlo o meno, nonché quali dati condividere e con chi, sottolineando inoltre che Threads non raccoglie nuovi tipi di dati rispetto a quelli già raccolti da Instagram.
L’indagine del Garante irlandese si inserisce in un contesto di crescente attenzione da parte delle autorità europee nei confronti delle pratiche di Meta in materia di privacy. Il Garante irlandese, che è l’autorità competente a vigilare sulle attività di Facebook & co. in Europa, ha già avviato altre indagini sull’azienda, riguardanti ad esempio il trasferimento dei dati personali degli utenti europei negli Stati Uniti, la sicurezza dei dati personali degli utenti di WhatsApp e Instagram, e l’utilizzo della tecnologia di riconoscimento facciale.


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2. Le precedenti indagini del Garante irlandese su Meta


Non è la prima volta che Meta riceve le (supponiamo indesiderate) attenzioni del Garante irlandese. Ecco i principali procedimenti cui è stato sottoposto il gruppo di Zuckerberg:

  • Ispezione sulla pubblicità personalizzata e comportamentale offerta da Facebook e Instagram, che si è conclusa con una sanzione di 390 milioni di euro a Meta, per aver violato il principio di correttezza, il principio di minimizzazione, il principio di responsabilizzazione e il diritto di accesso degli utenti previsti dal Gdpr e dal codice della privacy. Il Garante ha anche imposto a Meta di sospendere o interrompere il trattamento dei dati personali degli utenti europei per finalità di personalizzazione degli annunci, a meno che non ottenga un consenso esplicito e informato.
  • Ispezione sul trasferimento dei dati personali degli utenti europei negli Stati Uniti da parte di Meta (allora ancora Facebook), avviata nel 2013 a seguito delle rivelazioni di Edward Snowden sulle attività di sorveglianza di massa dei servizi segreti statunitensi. Il Garante ha ritenuto che Meta non abbia fornito garanzie sufficienti per proteggere i dati personali degli utenti europei trasferiti negli Stati Uniti, in violazione del GDPR e della sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea del 2020 che aveva invalidato il Privacy Shield.
  • Indagine sulla sicurezza dei dati personali degli utenti di WhatsApp e Instagram, avviata nel 2018 a seguito di una violazione dei dati che ha esposto online i dati di 533 milioni di utenti del social network. Il Garante ha aperto un procedimento per verificare se Facebook abbia rispettato le norme del GDPR in materia di notifica delle violazioni dei dati, di responsabilizzazione e di adozione di misure tecniche e organizzative adeguate a prevenire e contrastare le violazioni.

Per il momento il Garante non ha emesso alcun provvedimento ufficiale nei confronti di Threads, la cui disponibilità resta al momento sospesa all’interno dell’Unione Europea così come la presunta “guerra” tra Musk e Zuckerberg sembra essere rinviata.
Resta da vedere se e come il gruppo Meta deciderà di sbarcare nel vecchio continente con questo nuovo social network e, nel caso di risposta positiva, quali saranno le reazioni dei Garanti dei vari Stati dell’Unione (ricordiamo che il Garante italiano ha bloccato chatGPT, l’app di intelligenza artificiale offerta da OpenAI, per il mancato rispetto dei principi sanciti dal GDPR).
Per l’estate 2023 pare dunque che ci dovremo accontentare dei “soliti” social a cui siamo ormai abituati da tempo, e che potremo trascorrere il nostro tempo sotto l’ombrellone a chiederci, tra un tweet, un reel e un TikTok, se di questo “nuovo” social network si senta poi veramente tutto questo bisogno.

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Avv. Luisa Di Giacomo

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