Il mobbing sul luogo di lavoro è un fenomeno diffuso e dannoso che coinvolge comportamenti ostili, offensivi o vessatori rivolti verso un dipendente o un gruppo di dipendenti da parte dei colleghi o dei superiori. Questo comportamento può avere gravi conseguenze sia per la vittima che per l’organizzazione. In questo articolo, esamineremo cosa è il mobbing, i segni e le conseguenze, nonché le strategie per prevenirlo e affrontarlo.
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Indice
1. Definizione, Conseguenze e Prevenzione
Il mobbing è una forma di comportamento aggressivo e persistente che mira a isolare, umiliare o danneggiare psicologicamente un individuo. Questi attacchi possono essere verbali, comportamentali o sociali, e spesso si verificano in modo ripetitivo nel tempo. Il mobbing può variare dalla critica costante e irragionevole alla diffamazione, alle minacce e al sabotaggio delle opportunità lavorative.
Le vittime possono manifestare una serie di sintomi fisici e psicologici, tra cui ansia, depressione, disturbi del sonno, perdita di autostima e perfino problemi di salute fisica. Alcuni segni comuni di mobbing includono l’isolamento sociale, la perdita di interesse per il lavoro, l’evitamento del luogo di lavoro e il deterioramento delle relazioni interpersonali
La prevenzione inizia con una cultura aziendale che promuove il rispetto, la comunicazione aperta e la tolleranza zero per il comportamento abusivo. Le politiche e le procedure anti-mobbing devono essere chiare e accessibili a tutti i dipendenti. Inoltre, la formazione sui conflitti e sulle competenze relazionali può aiutare a prevenire il mobbing e a gestire i conflitti in modo sano.
Se il mobbing si verifica, è essenziale agire prontamente. Questo può includere la segnalazione formale dell’incidente al dipartimento delle risorse umane, la consulenza legale e il supporto psicologico per la vittima.
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2. Differenza tra mobbing e straining
La differenza tra mobbing e straining risiede nel carattere non continuativo della condotta.
Come rappresentato in precedenza, si configura il cd. mobbing quando il lavoratore è costretto a subire un comportamento vessatorio, protratto in modo sistematico e continuato nel tempo, con conseguente danno alla dignità personale e professionale.
Dunque affinché si manifesti una condotta illecita è necessario che il comportamento illecito sia continuativo e consistente in una serie di atti, anche formalmente legittimi ed inoffensivi, e deve essere posto in essere con l’intento di nuocere il lavoratore.
Lo straining, invece, consistente in un’unica azione vessatoria lesiva dell’integrità psico-fisica del dipendente; in tal caso, dunque, la condotta nociva si realizza con un’azione unica ed isolata, in cui la vittima subisce almeno una azione che ha come conseguenza un effetto negativo nell’ambiente lavorativo.
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Da un punto di vista giuridico si prende in considerazione il fenomeno in esame sia sotto il profilo sostanziale che processuale, indicando nel dettaglio i singoli comportamenti mobbizzanti, le responsabilità e le possibili tutele (giuridiche ed extragiuridiche) da attivare.
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Il presente testo, con materiale online tra cui formuario e giurisprudenza, è strumento operativo sia per i professionisti che per chiunque si trovi ad affrontare le problematiche connesse al fenomeno del mobbing. Si analizza l’argomento sotto due aspetti: uno giuridico e l’altro medico. Da un punto di vista giuridico si prende in considerazione il fenomeno in esame sia sotto il profilo sostanziale che processuale, indicando nel dettaglio i singoli comportamenti mobbizzanti, le responsabilità e le possibili tutele (giuridiche ed extragiuridiche) da attivare. La dignità della persona umana e il rispetto nei confronti dei lavoratori nei luoghi di lavoro costituiscono un punto qualificante della convivenza civile e, al contempo, una misura incentivante per una maggiore produzione lavora- tiva. Infatti, un ambiente di lavoro, dove siano bandite forme di violenza morale nei confronti dei lavoratori costituisce un punto essenziale anche per la migliore produttività aziendale. Invece, da un punto di vista medico, si analizza, in primis, il ruolo svolto dallo stress, sia acuto sia cronico, nell’innescare cambiamenti nella fisiologia dell’intestino e nella salute mentale e, in secondo luo- go, si presentano le principali metodiche utilizzate per rilevare una situazione di stress da lavoro correlato, attraverso l’impatto che quest’ultimo ha sulla salute psico-fisica del lavoratore. Nicola Botta, laureato in Pedagogia, in Psicologia clinica, in Medicina e Chirurgia e specializzato in Psicoterapia Cognitiva e Psiconeuroimmunologia. Dal 1983 ad oggi lavora come Psicologo Clinico presso l’Asl di Salerno. È stato docente di Psicologia del Lavoro dal 2006 al 2011 presso l’Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli. Attualmente, è docente di Psiconeuroimmunologia presso l’Open Academy of Medecine, a Venezia. Dal 1999 è responsabile del Servizio di Psicologia Clinica e Psicoterapia presso l’UOSM DS 67, dell’Asl di Salerno. Dal 2000 si occupa di mobbing come coordinatore del gruppo di lavoro presso la stessa Asl. Autore di numerosi libri e scritti in materia del mobbing. Rocchina Staiano, Avvocato, Docente in Diritto della Previdenza ed assicurazioni sociali e in Tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro presso l’Università di Teramo; Docente/formatore in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro, ai sensi del D.M. 5 marzo 2013; Docente in vari Corsi di formazione e di master; Membro dei collegi dei probiviri della Cisl Regione Campania; Componente esterno della Commissione Lavoro e della Commis- sione Rapporti Internazionali UE del CNF; Consigliera di Parità della Provincia di Benevento. Autrice di numerose pubblicazioni e di contributi in riviste, anche telematiche.
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