Intervista all’hacker buono: Stefano Fratepietro e “Non ERA un Libro per Hacker”

Redazione 03/06/24
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In un mondo dove le narrazioni sul cybercrime spesso distorcono la realtà, Stefano Fratepietro ci guida attraverso un racconto fatto di eventi reali e storie avvincenti nel suo ultimo libro “Non ERA un Libro per Hacker”. Definito come un “hacker buono” e citato da “La Repubblica” tra le 50 persone della cybersecurity italiana da seguire, Fratepietro offre una prospettiva unica grazie alla sua pluriennale esperienza nel settore. Riportiamo l’intervista a cura della Redazione di Diritto.it.
Leggi un estratto di “Non ERA un Libro per Hacker” cliccando qui.

Indice

L’intervista completa a Stefano Fratepietro


Può raccontarci cosa l’ha ispirata a scrivere un libro di aneddoti sulla cybersicurezza, piuttosto che, ad esempio, un manuale? C’è stato un evento specifico o una storia che ha fatto scattare l’idea?
Di manuali è pieno il web, e sono nella maggior parte dei casi una fotocopia di una fotocopia, cioè non trasmettono nulla di nuovo ed innovativo, cosa di cui il lettore è sempre alla ricerca. Un amico, citato anche nel libro, mi continuava a ripetere che in tutti questi anni ho vissuto situazioni incredibili, che meritavano di essere raccontate in una ottica divulgativa, con l’obiettivo di trasmettere il così detto “lesson learned”. Ed eccoci qua.

Qual è l’aneddoto più sorprendente o inaspettato che ha incluso nel suo libro? Può darci un’anteprima di questa storia e di cosa possiamo imparare da essa?
Indubbiamente la storia più bella è quella che ha portato al primo arresto in Italia di un admin e fondatore di un portale nel deep web dove venivano vendute principalmente sostanze stupefacenti. La storia è molto interessante sia per il personaggio, che io chiamo Kim (richiamando il più famoso Kim Dotcom, multi milionario americano noto per aver fondato Mega ed esser stato arrestato varie volte proprio per i suoi illeciti), sia perché nasce da tutt’altra indagine da parte delle forze dell’ordine, indagine che poi si scoprirà esser soltanto una copertura per l’indagine vera e propria. Il caso fece abbastanza rumore tant’è che si scomodò anche l’FBI nella collaborazione tra forze di polizia. (Leggi un estratto di “Non ERA un Libro per Hacker” cliccando qui.)

Quali sono i principali messaggi o lezioni che spera i lettori possano trarre dal suo libro? Come spera che questi aneddoti possano influenzare il comportamento delle persone riguardo alla cybersicurezza?
I messaggi sono plurimi e non sono per forza tecnici. Spaziamo dal come dovrebbe funzionare oggi un ufficio acquisti, al come il cybercrime si è evoluto e le aziende dovrebbero difendersi, sino ad arrivare a parlare di femminicidio. All’interno del libro viene trattato il caso del femminicidio di Alessandra Matteuzzi. Quel capitolo ha una serie di riflessioni personali sul come il ruolo della donna nella società si è evoluto nel tempo e di come l’uomo non ne abbia ancora preso coscienza; evoluzione a doppia velocità da parte della donna che, a mio parere, sta portando ad un aumento di casi di femminicidio dovuti ad un uomo che, invece, non ha ancora preso conoscenza di questo cambiamento sociale e, in casi estremi, reagisce in quel modo come se fosse un suo diritto farlo.

Ha notato qualche cambiamento significativo nel panorama della cybersicurezza negli ultimi anni che ritiene importante condividere? Come si riflettono questi cambiamenti nei racconti presenti nel suo libro?
Il cambiamento più importante che ho notato negli ultimi anni è la consapevolezza sugli argomenti trattati nel libro (tutti) e di come questo stia impattando sui progetti a breve e a medio termine nelle aziende e nella nostra vita privata. Prima eravamo in pochi a trattare l’argomento, oggi siamo veramente una marea. Questo cambiamento è sia positivo ma anche negativo. Positivo perché finalmente abbiamo capito che abbiamo un problema da risolvere e che non è un qualcosa di una tantum. Negativo perché il mercato è ricco ed attrae sempre più capitali e persone che si “lanciano” in nuove avventure imprenditoriali millantando secoli di esperienza sull’argomento, con il rischio che i problemi non vengano effettivamente risolti e che, in alcuni casi, la situazioni peggiori.

Ci racconta qualche “dietro le quinte” della preparazione di questo libro, qualche aneddoto interessante che faccia capire anche ai nostri lettori cosa c’è dietro la scrittura di un libro come il suo?
Il libro doveva contenere un capitolo riguardante uno dei più grandi (forse il più grande tra quelli di dominio pubblico) attacchi informatici che siano avvenuti nel territorio italiano. Per scrupolo ho chiesto un’opinione ai miei legali che mi hanno ampiamente sconsigliato la pubblicazione del capitolo, proprio per evitarmi inutili rogne pur non violando alcuna legge. Era meglio non svegliare il can che dorme e che avrebbe tanto tempo da perdere!

Il volume “Non ERA un Libro per Hacker”

FORMATO CARTACEO

Non ERA un libro per Hacker

Tra falsi miti e storie gonfiate sul cybercrime si racconta tutto e il contrario di tutto, distorcendo la percezione della realtà del fenomeno.Il libro è stato scritto con l’obiettivo di raccontare fatti realmente accaduti e storie avvincenti dove la sicurezza informatica e le indagini digitali vengono raccontate usando un linguaggio semplice e divulgativo. Stefano, in ogni storia, racconta un pezzo di sé e della sua pluriennale esperienza nel settore.Attacchi informatici, indagini oltreoceano e virus sofisticati accompagneranno il lettore in una serie di avvincenti avventure i cui protagonisti sembrano a volte usciti da serie televisive e film campioni di incassi.Stefano FratepietroDefinito “hacker buono”, citato da “La Repubblica” tra le 50 persone della cybersecurity italiana da seguire, è conosciuto a livello internazionale come padre e fondatore del progetto DEFT Linux, uno dei sistemi per le indagini informatiche più usato nel mondo. Imprenditore, professore a contratto per l’Università degli Studi di Bologna e per il Consorzio CINEAS del Politecnico di Milano, ha partecipato come consulente tecnico a casi di fama nazionale ed internazionale come il caso “Volkswagen Dieselgate” e Telecom Italia – Sismi. È consulente di cybersecurity per realtà televisive e radiofoniche come “Report”, “Le Iene”, “Omnibus La7” e “Radio Rai”.

Stefano Fratepietro | Maggioli Editore 2024

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