Affitti brevi: slitta il termine per dotarsi di Codice Identificativo

E’ stato prorogato, con una nota del Ministero del Turismo, il termine per l’obbligo di procurarsi il Codice identificativo nazionale per gli affitti brevi.

Redazione 28/10/24

E’ stato prorogato, con una nota del Ministero del Turismo, il termine per l’obbligo di procurarsi il Codice identificativo nazionale per gli affitti brevi; la data slitta al 1°gennaio 2025. L’entrata in vigore del Codice Identificativo Nazionale (CIN) si prevedeva per il 2 novembre 2024, ma le tempistiche sono state prolungate per uniformarlo. Questo nuovo sistema, dopo una fase sperimentale iniziata in sette regioni, e prolungatasi per tutto il mese di agosto, si è estesa da settembre a tutto il territorio nazionale.
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Indice

1. Calendario di attuazione regione per regione


La sperimentazione del CIN ha preso il via in Puglia, Veneto, Abruzzo, Calabria, Lombardia, Marche e Sicilia. In seguito, Sardegna, Liguria e Molise si sono aggiunte al gruppo, seguite da Basilicata e la Provincia autonoma di Bolzano. Infine, è stato il turno di Emilia-Romagna, Lazio, Toscana, Piemonte, Provincia autonoma di Trento, Umbria, Friuli-Venezia Giulia, Valle d’Aosta e Campania. L’obiettivo, cioè che tutte le regioni iniziassero la fase sperimentale entro la fine di agosto, è stato raggiunto regolarmente.

2. Procedura e Piattaforma Nazionale per gli affitti brevi


La piattaforma nazionale per la richiesta del CIN è diventata ufficialmente operativa dal 1° settembre. I proprietari di strutture ricettive e immobili destinati agli affitti brevi dovranno registrarsi sulla piattaforma per ottenere il loro codice identificativo. Questo processo prevede la compilazione di informazioni richieste e la verifica di interoperabilità tra i sistemi regionali e nazionali. Il Ministero del Turismo ha confermato che le sanzioni verranno applicate solo a partire dal 1°gennaio 2025, dando ai proprietari un periodo di adeguamento di quattro mesi.

3. Sanzioni e controlli


Dopo il periodo di adeguamento, le sanzioni per chi pubblicizzerà o affitterà senza CIN saranno severe. Chi pubblicizzerà senza CIN potrà essere multato fino a 5.000 euro, mentre chi affitterà senza codice rischia multe fino a 8.000 euro. Le piattaforme di prenotazione online come Booking e Airbnb hanno confermato che non pubblicizzeranno annunci privi di CIN, in linea con le nuove norme.
Un database nazionale, che includerà circa 500.000 strutture ricettive, sarà utilizzato dall’Agenzia delle Entrate e dalla Guardia di Finanza per incrociare i dati e individuare eventuali irregolarità. Le nuove tecnologie e l’analisi dei rischi permetteranno controlli più efficienti per contrastare l’evasione fiscale nel settore degli affitti brevi.

4. Dati attuali e futuri


Ad oggi, nelle banche dati sono presenti circa 16.000 CIN, con la Puglia che ha il numero più alto (oltre 6.000). Veneto e Lombardia seguono con circa 3.000 codici ciascuna, mentre la Sicilia ne ha oltre 2.000. Questi numeri sono destinati a crescere con l’entrata in vigore del sistema a livello nazionale.

5. Dichiarazioni ufficiali


Il Ministro del Turismo, Daniela Santanchè, ha descritto l’implementazione del CIN come un passo epocale, sottolineando l’importanza di un sistema coordinato tra tutte le regioni e le province autonome. Questo sforzo è visto come fondamentale per combattere l’abusivismo e migliorare la qualità dell’offerta turistica in Italia.

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