E’ stato prorogato, con una nota del Ministero del Turismo, il termine per l’obbligo di procurarsi il Codice identificativo nazionale per gli affitti brevi; la data slitta al 1°gennaio 2025. L’entrata in vigore del Codice Identificativo Nazionale (CIN) si prevedeva per il 2 novembre 2024, ma le tempistiche sono state prolungate per uniformarlo. Questo nuovo sistema, dopo una fase sperimentale iniziata in sette regioni, e prolungatasi per tutto il mese di agosto, si è estesa da settembre a tutto il territorio nazionale.
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Indice
1. Calendario di attuazione regione per regione
La sperimentazione del CIN ha preso il via in Puglia, Veneto, Abruzzo, Calabria, Lombardia, Marche e Sicilia. In seguito, Sardegna, Liguria e Molise si sono aggiunte al gruppo, seguite da Basilicata e la Provincia autonoma di Bolzano. Infine, è stato il turno di Emilia-Romagna, Lazio, Toscana, Piemonte, Provincia autonoma di Trento, Umbria, Friuli-Venezia Giulia, Valle d’Aosta e Campania. L’obiettivo, cioè che tutte le regioni iniziassero la fase sperimentale entro la fine di agosto, è stato raggiunto regolarmente.
2. Procedura e Piattaforma Nazionale per gli affitti brevi
La piattaforma nazionale per la richiesta del CIN è diventata ufficialmente operativa dal 1° settembre. I proprietari di strutture ricettive e immobili destinati agli affitti brevi dovranno registrarsi sulla piattaforma per ottenere il loro codice identificativo. Questo processo prevede la compilazione di informazioni richieste e la verifica di interoperabilità tra i sistemi regionali e nazionali. Il Ministero del Turismo ha confermato che le sanzioni verranno applicate solo a partire dal 1°gennaio 2025, dando ai proprietari un periodo di adeguamento di quattro mesi.
3. Sanzioni e controlli
Dopo il periodo di adeguamento, le sanzioni per chi pubblicizzerà o affitterà senza CIN saranno severe. Chi pubblicizzerà senza CIN potrà essere multato fino a 5.000 euro, mentre chi affitterà senza codice rischia multe fino a 8.000 euro. Le piattaforme di prenotazione online come Booking e Airbnb hanno confermato che non pubblicizzeranno annunci privi di CIN, in linea con le nuove norme.
Un database nazionale, che includerà circa 500.000 strutture ricettive, sarà utilizzato dall’Agenzia delle Entrate e dalla Guardia di Finanza per incrociare i dati e individuare eventuali irregolarità. Le nuove tecnologie e l’analisi dei rischi permetteranno controlli più efficienti per contrastare l’evasione fiscale nel settore degli affitti brevi.
4. Dati attuali e futuri
Ad oggi, nelle banche dati sono presenti circa 16.000 CIN, con la Puglia che ha il numero più alto (oltre 6.000). Veneto e Lombardia seguono con circa 3.000 codici ciascuna, mentre la Sicilia ne ha oltre 2.000. Questi numeri sono destinati a crescere con l’entrata in vigore del sistema a livello nazionale.
5. Dichiarazioni ufficiali
Il Ministro del Turismo, Daniela Santanchè, ha descritto l’implementazione del CIN come un passo epocale, sottolineando l’importanza di un sistema coordinato tra tutte le regioni e le province autonome. Questo sforzo è visto come fondamentale per combattere l’abusivismo e migliorare la qualità dell’offerta turistica in Italia.
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