Correttivo del Codice della Crisi e dell’Insolvenza: occasione mancata per i debitori

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Il 10 giugno 2024, il Consiglio dei Ministri ha approvato uno schema di decreto correttivo del codice della crisi e dell’insolvenza (d.lgs. 12 gennaio 2019, n. 14). Nonostante le aspettative di un intervento sostanziale a favore dei debitori in difficoltà, il testo proposto sembra trascurare le reali esigenze di chi affronta una crisi economica, limitandosi a modifiche prevalentemente formali. Per approfondire tutte le novità del Correttivo-Ter, consigliamo il corso per professionisti: Il terzo correttivo al Codice della crisi d’impresa: applicazioni pratiche, questioni interpretative e strategie

Indice

1. Procedura accelerata e mancanza di approfondimento nel testo del Correttivo


Il percorso legislativo del decreto correttivo ha evidenziato una netta discrepanza tra il tempo dedicato alla “bollinatura” da parte della Ragioneria dello Stato e quello concesso alle commissioni parlamentari per l’esame. Mentre oltre un mese è stato impiegato per le procedure amministrative, alle commissioni sono stati concessi solo pochi minuti per analizzare un testo che ha un impatto significativo sui diritti dei debitori.
Questa fretta ha impedito un’analisi approfondita delle implicazioni del decreto, soprattutto in termini di tutela dei debitori. La mancanza di un dibattito parlamentare significativo solleva dubbi sulla qualità delle modifiche apportate e sull’effettiva volontà di migliorare la posizione dei soggetti in crisi.

2. Modifiche superficiali senza beneficio per i debitori


Le modifiche proposte nel decreto correttivo sono in gran parte di natura formale, come la sostituzione di termini o l’aggiunta di parole che non incidono sulla sostanza delle norme. Ad esempio, cambiare “albo” con “elenco” o aggiungere un trattino in “situazione economico-patrimoniale” non apporta alcun beneficio concreto ai debitori.
Queste correzioni, per quanto possano migliorare la coerenza terminologica del codice, non rispondono alle esigenze di chi si trova in una situazione di difficoltà finanziaria. I debitori avrebbero necessitato di interventi sostanziali che facilitassero l’accesso agli strumenti di risoluzione della crisi e garantissero una maggiore protezione dei loro diritti. Sul tema consigliamo anche gli articoli: Il Correttivo ter che riforma il Codice della Crisi e Crisi d’Impresa, Correttivo-Ter approvato dal CdM: le novità e i pareri consultivi.

3. Persistenza di norme penalizzanti per i debitori


Nonostante le critiche precedenti, alcune disposizioni che penalizzano ingiustamente i debitori non sono state modificate. Un caso emblematico è l’art. 19, comma 3, c.c.i., che prevede la cessazione degli effetti delle misure protettive se il giudice non fissa l’udienza entro dieci giorni dal deposito del ricorso. Questa norma fa ricadere sul debitore le conseguenze di inefficienze dell’apparato giudiziario, esponendolo a potenziali azioni esecutive durante un tentativo di risanamento.
Il Consiglio di Stato aveva già segnalato l’incongruenza di questa disposizione, sottolineando come essa potesse pregiudicare il diritto del debitore a una protezione efficace. Tuttavia, il decreto correttivo non ha apportato le necessarie modifiche, mantenendo inalterata una norma che rischia di compromettere le possibilità di recupero economico dei debitori.

4. Questioni cruciali ignorate


Oltre alle mancate correzioni di norme penalizzanti, il decreto non affronta questioni fondamentali per la tutela dei debitori. Non vi sono interventi significativi sul coordinamento tra le domande di accesso agli strumenti di regolazione della crisi e quelle per la dichiarazione di insolvenza, tematica cruciale per garantire un percorso equo e trasparente ai debitori.
Inoltre, problematiche come l’accertamento del passivo, che incidono direttamente sui diritti dei debitori, non trovano adeguata considerazione nel decreto. Questo silenzio legislativo rischia di perpetuare incertezze interpretative e applicative, a discapito di chi cerca di avvalersi degli strumenti legali per superare la propria crisi finanziaria.

5. Necessità di un approccio più attento ai diritti dei debitori


La Direttiva UE 2019/1023 sottolinea l’importanza di facilitare la ristrutturazione precoce dei debitori sani in difficoltà finanziarie e di ridurre le differenze tra gli Stati membri che ostacolano tale processo. Il decreto correttivo avrebbe potuto essere l’occasione per recepire pienamente questi principi, ma le modifiche proposte sembrano andare in direzione opposta.
Invece di semplificare le procedure e rafforzare le tutele per i debitori, il decreto mantiene in vigore norme che possono aggravare la loro posizione, senza introdurre le necessarie correzioni per garantire un equilibrio tra le parti coinvolte.

6. Conclusione


Il decreto correttivo del codice della crisi e dell’insolvenza rappresenta una deludente occasione mancata per migliorare la tutela dei debitori. Le modifiche prevalentemente formali non rispondono alle esigenze di chi affronta una crisi economica, mentre la persistenza di norme penalizzanti rischia di compromettere ulteriormente i diritti dei debitori.
È auspicabile che, nel prosieguo dell’iter legislativo, si ponga maggiore attenzione alle necessità dei debitori, introducendo modifiche sostanziali che favoriscano un accesso più equo e efficace agli strumenti di regolazione della crisi. Solo così sarà possibile adempiere agli obiettivi indicati dalle istituzioni europee e creare un sistema giuridico realmente orientato al “favor debitoris”.

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Avv. Monica Mandico

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