L’indennità di preparazione nel calcio italiano alla luce della riforma dello sport

F F 24/09/24
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Il presente articolo si pone l’obiettivo di esaminare l’istituto dell’indennità di preparazione introdotto dall’art. 99 quater delle Norme Organizzative Interne della FIGC (NOIF), nel contesto della recente riforma dello sport italiano attuata con il D.Lgs. 36/2021. Attraverso un’analisi dettagliata della ratio, dei presupposti applicativi e del meccanismo di calcolo dell’indennità, si tenterà di valutare la coerenza di tale istituto con gli obiettivi dichiarati della riforma, in particolare l’abolizione del vincolo sportivo e la promozione della libertà contrattuale dei giovani atleti. Per l’approfondimento su tutti i temi del diritto sportivo consigliamo il corso di formazione (20 cfu per avvocati) Master in diritto dello sport dilettantistico – Profili giuridici, fiscali e tecnici. Per approfondimenti sulla recente riforma dello sport, abbiamo predisposto il volume La riforma dello sport-Tutto ciò che entra in vigore dal 1° luglio 2023

Indice

1. La riforma dello sport


La riforma dello sport italiano, attuata con il D.Lgs. 36/2021, ha introdotto significative modifiche nel sistema del tesseramento e del vincolo sportivo, con l’obiettivo dichiarato di garantire una maggiore libertà e autodeterminazione agli atleti, in particolare ai giovani. In questo contesto si inserisce l’art. 99 quater delle Norme Organizzative Interne della FIGC (NOIF), che disciplina un nuovo meccanismo di “indennità di preparazione” per i giovani calciatori che stipulano il loro primo contratto da professionista.
Il presente articolo si propone di analizzare in dettaglio il funzionamento di tale indennità, esaminandone la ratio, i presupposti applicativi e gli importi previsti. Verranno inoltre sviluppate alcune riflessioni sull’effettiva coerenza di questo istituto con gli obiettivi della riforma, valutando se e in che misura esso possa rappresentare un nuovo ostacolo alla libera circolazione dei giovani atleti. Volume consigliato per l’approfondimento: La riforma dello sport-Tutto ciò che entra in vigore dal 1° luglio 2023

FORMATO CARTACEO

Risvolti operativi della riforma dello sport

Quanti Registri sportivi esistono al momento, a quali devono iscriversi le ASD e le SSD, e a che fine? Cosa si intende per “attività sportiva”? È vero che acquisire la personalità giuridica da parte delle ASD comporta importanti vantaggi e sarà un procedimento semplice? Sarà davvero necessario modificare lo statuto dei sodalizi sportivi? Si potranno veramente distribuire utili nelle SSD?Sono solo alcune delle tante domande che gli Enti Sportivi Dilettantistici, per i quali anche il perimetro definitorio è stato toccato dalla Riforma, si stanno ponendo da mesi, da quando cioè è entrata in vigore la Riforma dello sport, attuata dal “pacchetto” di decreti legislativi emanati nel 2022, operativi dal 1° luglio 2023 e già oggetto di due modifiche:una dell’ottobre 2022 (d.lgs. n. 163/2022), l’altra preannunciata da tempo e pubblicata in Gazzetta Ufficiale solo il 4 settembre col decreto “Correttivo-bis” (d.lgs. 29 agosto 2023, n. 120).Che il settore sportivo stia attraversando un periodo di grande fibrillazione è cosa ben nota a coloro che in (o di) questo mondo vivono: la Riforma dello sport, accanto alle inevitabili necessità di trasformazione che ogni novella porta con sè, ha originato infiniti dubbi e provocato accesi dibattiti interpretativi.Senza entrare nel merito del lavoro sportivo – il cui impatto è tale da aver reso necessaria la pubblicazione di un volume di approfondimento a parte – i temi affrontati in questo libro costituiscono, ognuno per la parte di competenza, i pilastri su cui si andrà a definire l’assetto dello sport dilettantistico dei prossimi anni: studiarli, destreggiarsi tra le nuove norme e conoscerne le implicazioni pratiche farà la differenza tra essere protagonisti del cambiamento o subirlo senza riuscire a governarlo.

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2. Il contesto normativo: la riforma dello sport e l’abolizione del vincolo sportivo


2.1 La riforma dello sport e il D.Lgs. 36/2021
La riforma dello sport italiano, attuata con il D.Lgs. 36/2021, si inserisce in un più ampio processo di modernizzazione e adeguamento del sistema sportivo nazionale ai principi costituzionali e comunitari. Tra gli obiettivi principali della riforma vi è la promozione dell’attività sportiva come strumento di benessere psico-fisico, di inclusione sociale e di formazione della persona.
In particolare, per quanto riguarda il settore professionistico, la riforma ha inteso intervenire su alcuni aspetti critici del sistema previgente, tra cui la disciplina del vincolo sportivo e del tesseramento degli atleti minorenni.
2.2 L’abolizione del vincolo sportivo
L’art. 31 del D.Lgs. 36/2021 ha sancito l’abolizione del vincolo sportivo e del premio di formazione tecnica, prevedendo che:
1) Il tesseramento dei minori deve avere durata non superiore ad una stagione sportiva;
2) Per i maggiorenni, la durata massima del tesseramento è fissata in 5 anni.
Questa disposizione rappresenta una svolta significativa rispetto al sistema previgente, che prevedeva vincoli di lunga durata (spesso fino al 25° anno di età dell’atleta) e che era stato oggetto di numerose critiche, in quanto ritenuto lesivo della libertà personale e professionale degli atleti, nonché potenzialmente in contrasto con i principi costituzionali e comunitari.
2.3 La delega alle Federazioni per l’indennizzo dell’attività di formazione
Lo stesso art. 31 del D.Lgs. 36/2021 ha inoltre delegato alle Federazioni sportive il compito di dettare regole per “l’indennizzo dell’attività di formazione tecnica” svolta dalle società. Questa previsione risponde all’esigenza di tutelare gli investimenti delle società nella formazione dei giovani atleti, evitando che l’abolizione del vincolo sportivo si traduca in una “fuga” incontrollata di talenti dalle società minori verso quelle più blasonate.
È in questo quadro normativo che si inserisce l’art. 99 quater delle NOIF, che rappresenta la concreta attuazione, in ambito calcistico, della delega conferita dal legislatore alle Federazioni sportive.

3. L’indennità di preparazione ex art. 99 quater NOIF: analisi della disciplina


3.1 Presupposti per l’applicazione dell’indennità
L’art. 99 quater delle NOIF, disciplina una nuova forma di “indennità di preparazione” dovuta alle società che hanno formato giovani calciatori, nel momento in cui questi stipulano il loro primo contratto da professionista.
I presupposti per l’applicazione dell’indennità sono i seguenti:
1) Il calciatore stipula, entro il 21° anno di età, il primo contratto di lavoro sportivo da “professionista”;
2) Tale contratto viene stipulato con una società diversa da quella per la quale il calciatore era tesserato come “giovane di serie” in apprendistato professionalizzante o “apprendista prof”;
3) La stipula avviene a seguito della mancata accettazione da parte del calciatore del primo contratto da “professionista” proposto dalla società di provenienza.
È importante sottolineare che l’indennità è dovuta solo per il primo contratto da professionista e non per eventuali successivi trasferimenti.
3.2 Società beneficiarie dell’indennità
L’indennità è riconosciuta alle società per le quali il calciatore è stato tesserato, a titolo definitivo o temporaneo, a partire dalla stagione sportiva di compimento del 14° anno di età. Queste società vengono definite “Società Formatrici”.
3.3 Calcolo dell’indennità
Il meccanismo di calcolo dell’indennità è basato su una tabella allegata all’art. 99 quater, che prevede importi differenziati in base a:
– Categoria della società che stipula il primo contratto professionistico (Serie A, B, C o Serie A femminile);
– Età del calciatore al momento della formazione (14-15 anni o 16 anni).
La tabella prevede i seguenti importi:
Per le stagioni sportive in cui il calciatore ha compiuto il 14° e il 15° anno di età:
– Serie A: 50.000 euro
– Serie B: 30.000 euro
– Serie C: 20.000 euro
– Serie A Femminile: 20.000 euro
Per la stagione sportiva in cui il calciatore ha compiuto il 16° anno di età:
– Serie A: 150.000 euro
– Serie B: 100.000 euro
– Serie C: 75.000 euro
– Serie A Femminile: 45.000 euro
3.4 Ulteriori disposizioni
L’art. 99 quater prevede inoltre alcune disposizioni specifiche:
– Se il calciatore viene trasferito ad una società di categoria superiore entro 12 mesi dalla stipula del primo contratto, la nuova società dovrà corrispondere la differenza tra l’indennità calcolata in base alla propria categoria e quella già versata dalla società precedente.
– Nel caso in cui il calciatore sia stato tesserato per frazioni di stagione o per più società nella stessa stagione, l’indennità viene ripartita proporzionalmente, non computando i tesseramenti inferiori a 2 mesi.
– Le quote di indennità relative a società inattive o non più affiliate alla FIGC vengono versate alla Federazione, che ne stabilirà la destinazione.
– L’importo dell’indennità va ridotto delle quote di “premio di formazione tecnica” eventualmente già corrisposte alle medesime Società Formatrici ai sensi dell’art. 99 NOIF.

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4. Analisi critica dell’istituto dell’indennità di preparazione


4.1 La ratio dell’indennità: tutela dei vivai vs libertà degli atleti
L’introduzione dell’indennità di preparazione risponde a due esigenze fondamentali:
1) Tutelare gli investimenti delle società nella formazione dei giovani calciatori, garantendo un ritorno economico per il lavoro svolto;
2) Evitare che l’abolizione del vincolo sportivo si traduca in una “fuga” incontrollata di talenti dalle società minori verso quelle più blasonate, con un conseguente impoverimento dei vivai.
Queste finalità sono senz’altro meritevoli di tutela e rispondono a preoccupazioni concrete del mondo calcistico. Tuttavia, è lecito chiedersi se il meccanismo introdotto dall’art. 99 quater non finisca per reintrodurre, sotto altra forma, un vincolo de facto altrettanto limitante per i giovani calciatori.
4.2 Gli importi elevati come ostacolo alla mobilità
Il primo elemento critico che emerge dall’analisi dell’art. 99 quater è l’entità degli importi previsti dalla tabella, che appaiono particolarmente elevati, soprattutto per quanto riguarda le società di Serie A.
Prendiamo ad esempio il caso di un calciatore che abbia svolto l’intera trafila giovanile (dai 14 ai 18 anni) in una società di serie B e che, al 16° anno, si trasferisca e sottoscriva un contratto professionistico con una società di Serie A, diversa da quella di appartenenza. In questo scenario, l’indennità di preparazione ammonterebbe a:
(50.000 + 50.000 + 150.000 ) = 250.000 euro
Si tratta di una cifra considerevole, che potrebbe rappresentare un serio ostacolo per molte società, soprattutto quelle di medio-piccole dimensioni. Il rischio concreto è che questa indennità finisca per scoraggiare la mobilità dei giovani calciatori, limitando di fatto le loro opportunità di crescita professionale. Le società potrebbero essere indotte a non investire su talenti provenienti da altre realtà, preferendo concentrarsi sui propri vivai o su calciatori già professionisti, per i quali non è prevista alcuna indennità.
4.3 L’indennità come nuovo “prezzo del cartellino”?
Un altro aspetto problematico è che l’indennità di preparazione, così come strutturata, rischia di configurarsi come un nuovo “prezzo del cartellino” mascherato. Sebbene formalmente diversa dal vecchio “parametro”, questa indennità potrebbe nei fatti svolgere una funzione analoga, reintroducendo una forma di “proprietà” delle società sui giovani calciatori.
Ciò appare in contrasto con lo spirito della riforma, che mirava proprio a superare la concezione del calciatore come “asset” della società, per affermare invece la sua piena libertà contrattuale.
4.4 Effetti sulle società minori e sui vivai
L’introduzione dell’indennità di preparazione potrebbe avere effetti significativi sull’intero sistema calcistico italiano, in particolare sulle società minori e sui vivai. Da un lato, questa misura potrebbe incentivare le società dilettantistiche e quelle di categorie inferiori a investire maggiormente nella formazione dei giovani calciatori, nella prospettiva di ottenere un ritorno economico in caso di passaggio al professionismo. Ciò potrebbe portare a un miglioramento generale della qualità dei vivai e, di conseguenza, del livello tecnico del calcio italiano nel suo complesso.
Tuttavia, esiste anche il rischio che l’indennità di preparazione possa accentuare le disparità già esistenti tra le società più ricche e quelle con minori risorse finanziarie. Le società di Serie A, infatti, potrebbero essere in grado di pagare più facilmente le indennità richieste, accaparrandosi i migliori talenti a discapito delle realtà minori. Questo potrebbe portare a una concentrazione ancora maggiore dei giovani più promettenti nelle squadre di vertice, impoverendo il tessuto calcistico delle categorie inferiori.
4.5 Possibili strategie di aggiramento
Un altro aspetto da considerare è la possibilità che le società sviluppino strategie per aggirare o minimizzare l’impatto dell’indennità di preparazione. Ad esempio, potrebbero emergere accordi informali tra società per “scambiarsi” giovani calciatori prima della stipula del primo contratto professionistico, in modo da evitare il pagamento dell’indennità. Oppure, le società potrebbero essere incentivate a offrire contratti professionistici ai propri giovani talenti il prima possibile, anche quando questi non sono ancora pronti per il salto di categoria, al solo scopo di evitare il rischio di perderli senza compenso.
Queste pratiche, se dovessero diffondersi, rischierebbero di vanificare gli obiettivi della norma e di creare ulteriori distorsioni nel mercato dei giovani calciatori.

5. Confronto con altri sistemi europei


Per valutare appieno l’impatto e l’efficacia dell’indennità di preparazione introdotta in Italia, è utile confrontarla con i sistemi adottati in altri paesi europei.
5.1 Il sistema FIFA dei “training compensation”
A livello internazionale, la FIFA ha introdotto da tempo un sistema di “training compensation” per i trasferimenti internazionali di giovani calciatori. Questo sistema prevede il pagamento di un’indennità alle società che hanno formato il calciatore tra i 12 e i 21 anni, quando questi si trasferisce per la prima volta come professionista o tra due club di paesi diversi prima del 23° anno di età.
Il sistema FIFA si differenzia da quello italiano per alcuni aspetti chiave:
– Si applica solo ai trasferimenti internazionali
– Copre un periodo di formazione più ampio (dai 12 ai 21 anni)
– Gli importi sono generalmente più contenuti e calcolati su base annuale

6. Proposte di miglioramento


Alla luce delle criticità evidenziate e del confronto con altri sistemi europei, è possibile formulare alcune proposte per migliorare l’attuale disciplina dell’indennità di preparazione in Italia:
6.1 Revisione degli importi
Una prima proposta potrebbe essere quella di rivedere al ribasso gli importi previsti dalla tabella dell’art. 99 quater, in particolare per quanto riguarda le società di Serie A. Importi più contenuti potrebbero garantire comunque un indennizzo alle società formatrici, senza tuttavia creare barriere insormontabili alla mobilità dei giovani calciatori.
6.2 Introduzione di un meccanismo di solidarietà
Sul modello francese, si potrebbe introdurre un meccanismo di “solidarietà” che preveda il pagamento di una percentuale del prezzo di trasferimento alle società formatrici per ogni successivo trasferimento del calciatore fino a una certa età (ad esempio, 23 anni). Questo permetterebbe alle società formatrici di beneficiare del successo dei propri ex giocatori anche nel lungo periodo, incentivando ulteriormente gli investimenti nei settori giovanili. Volume consigliato per l’approfondimento: La riforma dello sport-Tutto ciò che entra in vigore dal 1° luglio 2023

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7. Conclusioni


L’introduzione dell’indennità di preparazione ex art. 99 quater delle NOIF rappresenta un tentativo di bilanciare le esigenze di tutela degli investimenti delle società formatrici con la necessità di garantire la libertà di movimento dei giovani calciatori. Tuttavia, l’analisi condotta ha evidenziato alcune criticità che rischiano di compromettere l’efficacia di questo istituto e di creare nuove barriere alla mobilità dei talenti.
La comparazione con altri sistemi europei e le proposte di miglioramento avanzate suggeriscono che è possibile trovare un equilibrio più soddisfacente tra gli interessi in gioco. Un sistema di indennità più flessibile, con importi più contenuti e meccanismi di solidarietà nel lungo periodo, potrebbe rappresentare una soluzione più efficace per incentivare gli investimenti nei settori giovanili senza ostacolare eccessivamente la crescita professionale dei giovani calciatori.
In conclusione, l’art. 99 quater delle NOIF rappresenta un importante passo verso la regolamentazione del delicato passaggio dei giovani calciatori al professionismo. Tuttavia, come spesso accade nelle riforme di ampio respiro, potrebbe essere necessario un periodo di “rodaggio” e successivi aggiustamenti per trovare il giusto equilibrio tra le diverse esigenze del sistema calcistico italiano. Solo attraverso un monitoraggio attento degli effetti concreti di questa norma e un dialogo costante tra tutti gli attori coinvolti (FIGC, società, calciatori, agenti) sarà possibile perfezionare questo strumento e renderlo realmente efficace nel promuovere lo sviluppo del calcio giovanile italiano.

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