Dal 1° gennaio 2025, entrerà in vigore il nuovo Regolamento Unico della Previdenza Forense, segnando un cambiamento cruciale per gli avvocati italiani. A seguito dell’approvazione della delibera del Comitato dei Delegati del 23 maggio 2024 da parte dei Ministeri Vigilanti, Cassa Forense avvierà la transizione al sistema contributivo, con importanti modifiche al regime pensionistico e contributivo per tutti i professionisti iscritti.
Indice
- 1. La transizione al sistema contributivo
- 2. Requisiti per il diritto alla pensione
- 3. Riduzione dei contributi minimi
- 4. Agevolazioni per i giovani avvocati
- 5. Revisione delle aliquote contributive
- 6. Modulare volontaria e integrazione al minimo
- 7. Regolarizzazione spontanea e rateazioni
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1. La transizione al sistema contributivo
A partire dal 2025, i nuovi iscritti alla Cassa Forense avranno diritto alla pensione unica di vecchiaia contributiva, calcolata interamente in base al sistema contributivo. Questo cambiamento segue una visione prospettica, come spiegato dal presidente della Cassa, Walter Militi, per assicurare solidità e sostenibilità al sistema previdenziale degli avvocati nel lungo periodo.
Per coloro che sono iscritti a cavallo della riforma, si applicherà invece il sistema misto: le prestazioni pensionistiche verranno calcolate con il sistema retributivo fino al 31 dicembre 2024 e, per i periodi contributivi successivi, con il nuovo sistema contributivo. Alle fasi precedenti abbiamo dedicato l’articolo: Previdenza forense: riforma in partenza dal 2024
2. Requisiti per il diritto alla pensione
Per i nuovi iscritti dal 1° gennaio 2025, la pensione sarà accessibile al raggiungimento dei 70 anni di età, a condizione di aver versato almeno 5 anni di contributi. Tuttavia, esiste la possibilità di anticipare il pensionamento all’età di 65 anni, purché l’avvocato abbia versato almeno 35 anni di contributi e raggiunga un importo pensionistico pari almeno al trattamento minimo stabilito per l’anno in corso.
Gli avvocati già iscritti continueranno a seguire il regime misto e non vedranno modifiche nei requisiti di accesso alla pensione rispetto a quanto già previsto dal sistema attuale.
3. Riduzione dei contributi minimi
Un’altra novità significativa riguarda la riduzione dei contributi minimi. A partire dal 2025, il contributo minimo soggettivo sarà ridotto a € 2.750,00, rispetto agli attuali € 3.355,00, mentre il contributo minimo integrativo sarà di € 350,00, in diminuzione rispetto ai € 850,00 del 2024. Questo intervento mira a ridurre l’onere finanziario per gli avvocati, soprattutto per quelli con redditi più bassi.
4. Agevolazioni per i giovani avvocati
La riforma prevede anche importanti agevolazioni per gli avvocati under 35. Per i primi sei anni dall’iscrizione, i giovani professionisti potranno versare la metà dei contributi minimi soggettivi e integrativi, senza subire una riduzione della contribuzione figurativa. Questa misura incentiva l’ingresso dei giovani avvocati nel sistema previdenziale e ne alleggerisce l’onere contributivo nei primi anni di carriera.
5. Revisione delle aliquote contributive
Le aliquote contributive subiranno una graduale revisione nel triennio 2025-2027. A partire dal 2025, l’aliquota del contributo soggettivo salirà al 16% del reddito professionale netto, per poi aumentare al 17% nel 2026 e stabilizzarsi al 18% dal 2027. Oltre i 130.000 euro di reddito annuo, sarà inoltre dovuto un contributo aggiuntivo del 3%.
Per i pensionati attivi, cioè per coloro che continuano a lavorare anche dopo aver raggiunto la pensione di vecchiaia, l’aliquota contributiva sarà del 12%, e verrà reintrodotto il diritto ai supplementi triennali di pensione, con l’attribuzione della metà dei contributi versati ai fini del calcolo del montante contributivo.
6. Modulare volontaria e integrazione al minimo
La riforma introduce un’importante novità riguardante la contribuzione modulare volontaria, che passa dal 10% al 20% del reddito professionale netto. Questa opzione consente ai professionisti di incrementare volontariamente i propri contributi per ottenere una pensione più alta, beneficiando della piena deducibilità fiscale per coloro che non aderiscono al regime forfetario.
L’importo del trattamento pensionistico minimo verrà gradualmente adeguato, passando a € 12.500 tra gennaio 2025 e dicembre 2026, € 11.400 nel biennio successivo e scendendo a € 10.250 a partire dal 2029. Dal 2030, tale importo sarà rivalutato in base ai meccanismi di adeguamento stabiliti dalla normativa.
7. Regolarizzazione spontanea e rateazioni
La riforma introduce anche facilitazioni in termini di regolarizzazione spontanea dei contributi non versati. Le sanzioni per chi regolarizza la propria posizione saranno ridotte del 60%, rispetto all’attuale riduzione del 50%. Inoltre, chi ha già in corso un piano di rateazione potrà richiedere una seconda rateazione, a condizione di essere in regola con i pagamenti del primo piano.
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