Numerose sono le incertezze che sembrano accompagnare la politica di tutela del consumatore in questi primi anni del millennio.
In molti non esitano a definirsi preoccupati per alcuni segnali provenienti dalle istituzioni europee che indicano chiaramente una deriva che inclina verso un restringimento della tutela riconosciuta al soggetto consumatore.
Sono tra questi e proceder? con alcuni esempi per rendere pi? chiaro il mio pensiero.
Mi riferisco, in particolare, alle scelte che sembrano ispirare la strategia quinquennale 2007/2013 che si discute in questi mesi: ? chiaro che la mancata attuazione della maggior parte degli obiettivi posti a fondamento dell?attuale strategia, costringer? a dedicare il prossimo quinquennio al rafforzamento delle priorit? gi? individuate, senza fare passi in avanti.
Tra le questioni ancora irrisolte, ritengo preoccupante il ritardo nella revisione dell? Acquis communitaire, che penalizza certamente tutti i cittadini europei, ma anche gli Stati membri ed in particolare quelli che si stanno attivando per studiare soluzioni che consentano il coordinamento della normativa, piovuta in modo alluvionale e non sempre approfonditamente meditato, tra gli anni ottanta e novanta.
Si osservi che, a parte la recente direttiva sulle ?pratiche commerciali sleali?, la legislazione ? ferma da oltre un lustro, mentre le discipline della multipropriet?, del turismo, per non dire del credito al consumo, attendono la necessaria revisione.
Proprio la fase di stallo nella quale giace il progetto di direttiva in materia di credito al consumo ? un segnale di grave debolezza nei confronti delle lobbies del settore finanziario. E ciascuno di noi sa a quali rischi ? esposto il consumatore, quotidianamente aggredito da una pubblicit? che riesce a fargli credere che un pagamento dilazionato possa rappresentare la risposta alle ristrettezze dei bilanci familiari.
E mi chiedo perch? a Bruxelles ci si stia occupando di uniformare il diritto contrattuale europeo (o per lo meno di definire un ?comune quadro di riferimento?) con la conseguenza di trascurare -cos? sembra- il progetto di revisione e armonizzazione del diritto dei consumatori che appare invece maggiormente urgente.
Mi preoccupa l?esagerata incentivazione dell?autoregolamentazione che, in linea teorica condivisa dai consumeristi, rischia nel concreto di penalizzare la tutela effettiva del cittadino (stesso discorso vale per gli ADR in tutte quelle situazioni in cui la conciliazione ? solo una medaglietta che l?impresa disinvolta torna a lustrarsi quando ne ha necessit?).
Sul piano dei finanziamenti per le associazioni dei consumatori, mi preoccupa l?intenzione di Bruxelles di presentare un programma congiunto ?salute-consumatori? perch?, mi chiedo, se ? del tutto vero che ci? consentir? maggiori risorse (e se lo fossero nel complesso, ma la ?salute? facesse la parte del leone?).
Ma soprattutto, mi preoccupa un meccanismo di finanziamento delle associazioni che non ? in grado, allo stato, di consentire a queste formazioni sociali di partecipare in modo effettivo ai processi e alle scelte politiche comunitarie.
Mi preoccupa la trascuratezza che la Commissione ha manifestato in questi anni verso uno degli obiettivi indicati come prioritari dalla attuale strategia quinquennale, quale la formazione dei quadri delle associazioni, importante quanto il capitolo dei finanziamenti se si vuole consentire una tutela collettiva efficiente.
Ed infine mi preoccupa la chiara tendenza della giurisprudenza europea a restringere l?area della tutela consumerista, che si ? vista negli ultimi mesi rosicchiare settori sempre pi? estesi di protezione: sar? sufficiente guardare, per convincersene, alle recenti pronunce della Corte di Giustizia sul tema dell?uso promiscuo dei beni o sulla (scandalosa) esclusione del contratto di autonoleggio dal novero -e dalle tutele- previste per i contratti a distanza.
In questo quadro sconsolante, all?abituale ?disfattismo italico? possiamo, per una volta, sostituire la consapevolezza di una incoraggiante controtendenza del nostro Paese, che mi piace sintetizzare ricordando tre iniziative che documentano un diverso percorso, ispirato a maggiore attenzione per il consumatore:
–????????? nel campo dei finanziamenti, l?esempio ? offerto dalla legge che, gi? da qualche anno, consente di attribuire a beneficio dei consumatori i proventi delle sanzioni irrogate dall?Autorit? Antitrust.
–????????? nel campo della formazione, dall?ormai abituale organizzazione di corsi destinati a elevare la professionalit? di chi opera in seno alle associazioni che siedono nel CNCU;
–????????? nel campo della legislazione, non solo all?elaborazione di originali interventi tendenti a disciplinare alcune vendite particolarmente perniciose (? ben nota la recente legge sulle ?vendite piramidali?), ma soprattutto dall?approvazione di un Codice del consumo che ha il merito di aver riorganizzato il quadro normativo esistente con l?effetto di facilitare, in ultima analisi, la consapevolezza dello stesso consumatore finale.
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Per una volta, insomma, siamo in grado di esportare alcune best practices: c?? da augurarsi che Bruxelles sappia tenerne conto.
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