Riforma Senato: primi voti in Commissione e la maggioranza tiene

Redazione 01/07/14

Il passaggio all’Aula del testo della riforma del Senato e del Titolo V della Costituzione è previsto per giovedì 3 luglio

Tratto da www.lagazzettadeglientilocali.it

Gli accordi sulle riforme tengono: sono cominciate ieri le prime votazioni sul d.d.l. riforme in Commissione Affari costituzionali al Senato e la maggioranza ha tenuto. È il dato politicamente più importante che sta emergendo dall’inizio dei voti sugli emendamenti e subemendamenti rispetto al d.d.l. del governo e ai 20 emendamenti presentati dai due relatori Anna Finocchiaro e Roberto Calderoli, con la condivisione il Ministro per le riforme, Maria Elena Boschi.
“Non voglio fare promesse né previsioni avventate ma certamente lavoriamo per portare la prossima settimana in Aula” il d.d.l. costituzionale sulle riforme, ha dichiarato la presidente Anna Finocchiaro in una pausa dei lavori della Commissione, aggiungendo che se il ritmo dei lavori “continuerà così” si potrà “raggiungere lo scopo prefissato”.
“Si è fatto un buon lavoro: è un buon inizio”, ha risposto il Ministro delle riforme Maria Elena Boschi al termine della prima giornata di votazioni”. “Abbiamo iniziato a votare, spediti. Abbiamo accantonato i capitoli più delicati, come la composizione” del Senato, “ma quando si parla di Costituzione, tutti gli articoli sono importanti”, ha aggiunto infine.
Il passaggio all’Aula del testo della riforma del Senato e del Titolo V della Costituzione è previsto per giovedì 3 luglio.

Emendamenti approvati e non

La risposta ai diversi interrogativi è stata una costante maggioranza di 15 voti contro 11 che ha bocciato tutti gli emendamenti verso i quali i due relatori hanno espresso parere negativo a cui si è associata il Ministro Boschi esprimendo il parere del governo.
Alla maggioranza ha corrisposto il voto dei senatori di FI, fatta eccezione per Augusto Minzolini, che capeggia la fronda interna ai forzisti che sono per l’elezione diretta e a suffragio universale del Senato. Posizione condivisa anche dalla fronda interna al Pd, guidata dai senatori Vannino Chiti e dal civatiano Corradino Mineo. In tutto sono 37 senatori, di cui 19 i democratici, ma che in Commissione hanno una presenza quasi simbolica, visto che per FI l’unico a votare in dissenso è Minzolini e visto che i due senatori democratici hanno accettato di condurre le loro battaglie in Aula senza cioè boicottare il lavoro istruttorio della Commissione.

Il primo degli emendamenti approvati dei relatori è quello che definisce le funzioni della Camera e del nuovo Senato. Forza Italia e Lega hanno votato con la maggioranza. L’emendamento riscrive l’articolo 55 della Costituzione, affermando che solo la Camera “è titolare del rapporto di fiducia con il governo” e che esercita “la funzione legislativa”, mentre il Senato “rappresenta le istituzioni territoriali”. La Commissione ha anche approvato due sub-emendamenti del Pd, con il parere favorevole dei relatori e del Governo: il primo afferma che il Senato “esercita le funzioni di raccordo tra l’Ue, lo Stato e gli altri enti costitutivi della Repubblica”; il secondo precisa che il Senato esprime pareri sulle nomine di competenza del Governo “nei casi previsti dalla legge”.

Un altro emendamento approvato dei relatori approvati modifica l’articolo 59 della Costituzione sui senatori a vita e prevede che “il Presidente della Repubblica può nominare senatori cittadini che hanno illustrato la patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario. Tali senatori durano in carica 7 anni e non possono essere nuovamente nominati”. Viene così drasticamente ridotto il numero dei senatori di nomina presidenziale, che il testo originario del governo prevedeva fossero 21. L’emendamento dei relatori varato in Commissione stabilisce invece che tali senatori “non possono eccedere in ogni caso il numero complessivo di cinque, tenuto conto dei senatori di diritto e a vita e della permanenza in carica dei senatori a vita già nominati alla data di entrata in vigore della presente legge costituzionale”.

Accantonati invece per il momento, come annunciato, gli emendamenti agli articoli 56, 57 e 58 della Costituzione che riguardano la composizione della Camera e del Senato e il metodo di elezione dei senatori. Si tratta dei temi sui quali è ancora aperta la discussione all’interno dei partiti e sui quali Forza Italia si esprimerà giovedì in un’assemblea. La Commissione riprenderà a votare questa mattina alle 10,30 sull’articolo 64 della Costituzione che riguarda i regolamenti parlamentari.

Gli equilibri politici

Tutto sembra svolgersi secondo le previsioni, peraltro in attesa di chiarimenti politici che nel Pd verranno fatti durante l’incontro che Matteo Renzi avrà nei prossimi giorni con i senatori del Pd.
Copione analogo si avrà in casa FI giovedì prossimo, con l’incontro che i senatori forzisti avranno con Silvio Berlusconi.
In questo quadro si segnalano due fatti che fanno pensare ad un’ulteriore uscita dall’isolamento del M5S. Uno è una sorta di segnale dato in Commissione con il ritiro di un emendamento sull’elettività diretta dei nuovi senatori su richiesta della presidenza. Annunciando l’accoglimento della richiesta il capogruppo dei grillini in Commissione, Giovanni Endrizzi, si è augurato che a questa “disponibilità” corrisponda “altrettanta apertura” da parte degli altri. Il secondo segnale di disponibilità è stato espresso con un twitter dal numero due del M5S, Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera, che ha invitato Renzi ad un secondo incontro con una delegazione grillina per continuare il confronto sulla legge elettorale. “Renzi non c’è tempo da perdere e tanto da fare. Noi siamo pronti. Incontriamoci giovedì per la legge elettorale”: questo l’invito su twitter al Presidente del Consiglio arrivato da Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera del M5S.
In tema di incontri si segnala infine la voce, sempre più insistente, di un nuovo faccia a faccia tra Renzi e Berlusconi per concordare nuove modifiche alla riforma elettorale dell’Italicum. Per quanto riguarda le votazioni in Commissione Affari costituzionali, quelle più attese riguardano i punti nodali che sono stati al centro del dibattito e delle polemiche politiche di questi giorni: l’elezione di secondo grado dei nuovi senatori e la questione dell’immunità, che però saranno affrontate nei prossimi giorni.

 

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