Dopo le polemiche sollevate da Confartigianato e Cgia ieri in serata è arrivata la nota di Palazzo Chigi. L’opposizione: “niente miracolo di San Matteo”
Tratto da www.lagazzettadeglientilocali.it
«Grazie all’accordo tra Governo, banche e Cdp», «lo Stato si è messo nelle condizione di pagare TUTTI i debiti» della p.a. «E dunque è corretto sostenere che la sfida di liberare risorse per pagare tutti i debiti p.a. è vinta». Lo precisa Palazzo Chigi in una nota. E indica al momento un computo di 30 miliardi di debiti solvibili. > IL TESTO INTEGRALE DELLA NOTA
Questa parte dell’annuncio dato dal Governo, contestato però da associazioni di categorie (Confartigiato, Cgia) e, soprattutto, dalle opposizioni: tutti danno numeri ben diversi da quelli dichiarati dall’Esecutivo. Dubbi anche da parte del presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, che non azzarda nessun numero, ma avverte che le aziende sono in difficoltà anche per questo problema e rivela di averne parlato anche con il Quirinale.
Di fronte a questo balletto di cifre, l’opposizione infatti non si lascia sfuggire l’occasione di attaccare il governo. Per il M5S il premier racconta «balle» e sta portando l’Italia «verso il baratro», mentre il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri commenta ironico: «Niente miracolo di San Matteo». Per Italia Unica di Corrado Passera (che quand’era ministro si occupò in prima persona di questo problema), «Renzi prende in giro migliaia di imprese.
La nota di Palazzo Chigi
«Gli unici non pagabili al momento sono i debiti della p.a. su investimenti», continua la nota. «Non 60 mld, come abbiamo letto, ma una cifra che oscilla tra 2 e 3 mld, che rischiano di farci sforare il 3%; vincolo europeo che intendiamo onorare e rispettare». Lo precisa P. Chigi. «Le risorse ci sono, ma rimane il problema di rispettare il patto di stabilità».
La nota di Palazzo Chigi sottolinea che dal computo sono esclusi solo 2-3 miliardi per investimenti che rientrano nei vincoli del patto di stabilità, una cifra assai lontana dai 60 miliardi adombrati da qualcuno.
Se ancora non tutti i debiti sono stati pagati è responsabilità della procedura, viene spiegato, perché le risorse per il pagamento sono state messe a disposizione. «Cerchiamo – premette la nota di Palazzo Chigi – di fare un po’ di ordine sulla questione dei debiti della Pubblica Amministrazione per evitare che informazioni parziali contribuiscano soltanto a creare confusione. Il dato di partenza è il seguente: oggi lo Stato non è in grado di avere una mappatura chiara, una fotografia certa dei debiti cui deve fare fronte. È il motivo per il quale la fatturazione elettronica, che abbiamo introdotto tra le novità della riforma della Pubblica Amministrazione lo scorso giugno, è lo strumento chiave per determinare, d’ora in avanti, il chi, il quanto e il quando dell’impegno preso dallo Stato nei confronti dei suoi creditori».
Intervistato dal Tg2, il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, era tornato ieri mattina a parlare della delicata riforma del lavoro e dei debiti della pubblica amministrazione: «Tutti coloro che hanno avuto un debito e devono avere soldi dalla p.a. possono averli iscrivendosi al sito del Ministero dell’economia. Chi va sul sito del governo trova la pratica per ricevere i soldi. Intanto ci sono, e quindi il 21 settembre l’impegno a pagare i debiti 2013 è mantenuto».
Grillo: «Tutte bugie»
«Non ci sono santi che tengano. Ecco l’ennesima bugia del nostro premier che, balla dopo balla, ci sta portando verso il baratro. Nel salottino di Bruno Vespa, a marzo scorso, Renzi aveva promesso che avrebbe liquidato entro oggi (giorno di San Matteo) gli oltre 60 miliardi di pendenze arretrate delle pubbliche amministrazioni. Basta farsi un giro sul sito del Mef o leggere i giornali per scoprire che siamo a circa 30 miliardi effettivamente erogati. Tra l’altro si tratta di soldi in gran parte stanziati dai governi precedenti, per cui i meriti di Renzi sono pressochè pari a zero. Ora siamo curiosi di sapere se il capo del governo smaltirà qualche chilo andando a piedi in pellegrinaggio a Monte Senario». È quanto si legge in un post pubblicato sul blog di Beppe Grillo. «In ogni caso – prosegue – ci colpisce tanta superficialità del premier. Il M5S, dal canto suo, continua a lavorare accanto alle Pmi e, infatti, chiediamo al governo di sbloccare il decreto attuativo già scaduto per la compensazione delle cartelle Equitalia con i crediti verso la Pa. Inoltre ricordiamo a Palazzo Chigi che si avvicina la scadenza del 30 settembre, termine entro cui si sono impegnati a sbloccare il fondo dimicro-credito per le piccole e medie imprese».
Confartigianato: «Mancano 21 miliardi». Cgia: «Buco da 35 miliardi»
Per la Confartigianato mancano all’appello 21 miliardi, per la Cgia il buco ammonta a 35. Chi più ne ha, più ne metta, verrebbe da dire, ma il premier Matteo Renzi tira dritto e assicura che i soldi per pagare i debiti della pubblica amministrazione «ci sono» (a parte 2-3 miliardi «che rischiano di farci sforare il 3%») e quindi il 21 settembre l’impegno a saldare quelli del 2013 «è mantenuto» e la sfida «è vinta». Sei mesi fa fu proprio l’inquilino di Palazzo Chigi a promettere che entro San Matteo (il Santo che, per ironia della sorte, prima di seguire Gesù faceva l’esattore delle tasse e il cui giorno sul calendario cadeva proprio ieri) i pagamenti sarebbero stati sbloccati: ma dopo la denuncia di Confartigianato e Cgia, la polemica è proseguita ieri, con i commenti, a volte ironici altre preoccupati, da parte del mondo delle aziende e dell’opposizione. Ma anche con le puntualizzazioni di Palazzo Chigi.
Tajani: «Calcoli sbagliati»
La pubblica amministrazione, ha fatto i calcoli Antonio Tajani che in qualità di commissario Ue promosse la procedura d’infrazione contro l’Italia, «deve pagare almeno altri 60 miliardi alle imprese, una trentina di quelli stanziati e altrettanti da stanziare». Non solo, secondo l’esponente di Forza Italia, che parla di cifre incontestabili, «si tratta di debiti accumulati al 31 dicembre 2012».
Allarmato, infine, il commento del presidente dell’Ance, Paolo Buzzetti, secondo cui l’edilizia ha crediti ancora per 10 miliardi. La versione di Palazzo Chigi, che è arrivata in serata dopo le rassicurazioni del premier, è ben diversa. Secondo il governo, che sottolinea la difficoltà di avere una mappa chiara della situazione anche visto «l’assurdo meccanismo del passato», «lo Stato si è messo nelle condizione di pagare tutti i debiti». Il computo dei soldi messi a disposizione (che per essere riscossi necessitano però della registrazione da parte delle aziende) «supera ampiamente i 30 miliardi» e fuori resta quindi «solo quella quota parte di debiti della P.a. su investimenti (stimati tra i due e i tre miliardi) per i quali i soldi ci sono, ma il problema è il rispetto del 3% sul deficit. In altri termini, le risorse ci sono, ma rimane il problema di rispettare il patto di stabilità e non sforare il 3%». Insomma, «gli unici debiti non pagabili al momento sono questi. Non 60 miliardi».
I punti del piano per regolarizzare tutte le posizioni
«Primo punto: abbiamo realizzato il sistema che permetterà di controllare se tutti gli enti centrali pagano a 30 giorni. Adesso va esteso anche alle amministrazioni locali e il sistema girerà definitivamente».
«Secondo punto: tutti i soggetti che hanno un debito verso la p.a. sono oggi – grazie all’accordo tra Governo, banche e CDP – in condizione di essere pagati. Purtroppo devono sottostare a una procedura che prevede la certificazione del credito sul sito del Governo. Ma se l’operazione è complicata dal punto di vista procedurale, il concetto è molto semplice. Entro il 21 settembre abbiamo messo a disposizione i soldi per pagare tutti i debiti di parte corrente. Purtroppo non tutti sono stati pagati perché il procedimento richiede un comportamento attivo (registrazione) da parte delle aziende. In un mondo normale il pagamento dovrebbe essere automatico. Purtroppo l’assurdo meccanismo del passato e l’inefficienza di molto enti locali impone di usare questa procedura. Ma – questo e il punto chiave – lo Stato si è messo nelle condizione di pagare TUTTI i debiti. E dunque è corretto sostenere che la sfida di liberare risorse per pagare tutti i debiti p.a. è vinta. Rimane quella di semplificare e imporre efficienza a tutta la pubblica amministrazione».
«Rimangono fuori da questo computo – che comunque supera ampiamente i 30 miliardi – solo quella quota parte di debiti della p.a. su investimenti (stimati tra i due e i tre miliardi di euro) per i quali i soldi ci sono, ma il problema è il rispetto del 3% sul deficit. In altri termini, le risorse ci sono, ma rimane il problema di rispettare il patto di stabilità e non sforare il 3%. Gli unici debiti non pagabili al momento sono questi. Non 60 miliardi, come abbiamo letto da qualche parte, ma una cifra che oscilla tra i due e i tre miliardi, che rischiano di farci sforare il 3%; vincolo europeo che noi intendiamo onorare e rispettare», conclude la nota.
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