Con un passaggio flash, la Camera dei deputati ha approvato, ieri in tarda serata, la legge di stabilità 2015 che, così, diventa norma dello Stato avendo ricevuto via libera definitivo in Parlamento. Tuti respinti gli emendamenti discussi in aula e, così, nessuna ulteriore modifica è stata apportata al testo.
Rimangono inalterate, dunque, le previsioni della legge così come licenziata dal Senato, con la presentazione del testo del maxiemendamento al disegno di legge inizialmente approvato in Consiglio dei ministri.
Tratto da www.leggioggi.it
Dunque, non cambiano le previsioni per le famiglie, le imprese e l’occupazione. La manovra ammonta a circa 30 miliardi di euro e contiene misure a favore dei nuclei meno abbienti – anche se il bonus bebè si è fortemente ridimensionato nel passaggio a palazzo Madama – e degli inserimenti in azienda, che andranno di pari passo con le misure contenute nel Jobs Act, del quale si attende il primo decreto in queste ore.
Cosa c’è in legge di stabilità 2015: QUI TUTTE LE MISURE PUNTO PER PUNTO
Cosa manca in legge di stabilità 2015
Local tax. Nessun accenno alla nuova imposta che dovrebbe sostituire Imu e Tasi nei prossimi mesi. Dopo gli annunci di qualche esponente della maggioranza, non se n’è fatto nulla e, al momento, tutto rimane esattamente invariato, con la selva di aliquote e imponibili Tasi, più il pericolo innalzamento per il prossimo anno, che non è svanito. Tutto rinviato a un decreto ad hoc, in programma per la prima parte del 2015.
Canone Rai. A un mese dal termine per il pagamento dell’abbonamento annuale, non c’è nessuna novità sul fronte del canone radiotelevisivo. Nel mese di novembre, aveva preso corpo l’ipotesi di inserire il canone nelal bolletta della luce, al fine di abbassare i costi e ridurre sensibilmente e in maniera definitiva l’evasione. Ma niente da fare, anche questo tema è stato rinviato a data da destinarsi.
Municipalizzate. Anche se qualche misura di spending review è garantita in legge di stabilità, il comparto della spesa pubblica non risente di una revisione di una delle voci più contestate: quella delle società partecipate, che il governo aveva giurato di voler portare da 8mila a mille in breve tempo e, invece, rimane pressoché inalterato. Il piano di revisione della spesa elaborato da Cottarelli latita.
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