Dai Supremi Giudici arriva l’ok all’impiego di software spia su dispositivi elettronici. Operazione corretta anche all’interno di luoghi di privata dimora, pur non individuati singolarmente. Solo, però, in procedimenti relativi a criminalità organizzata, associazione per delinquere e terrorismo.
Secondo la Cassazione, le «intercettazioni ambientali» effettuate grazie alla «installazione di un virus» su un «apparecchio elettronico portatile», come uno smartphone, sono assolutamente legittime.
Via libera, quindi, all’installazione da remoto di virus capaci di trasformare un dispositivo elettronico in una cimice ambulante e perennemente attiva.
Tale operazione è legittima «anche nei luoghi di privata dimora, pure non singolarmente individuati e anche se lì non si stia svolgendo l’attività criminosa». Tutto ciò, però, come detto, «limitatamente a procedimenti relativi a delitti di criminalità organizzata, anche terroristica», nonché a quelli comunque «facenti capo a un’associazione per delinquere», con esclusione del «mero concorso di persone nel reato».
Scarica l’informazione provvisoria della Corte di Cassazione del 28 aprile 2016, n. 15
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