Il giudice di sorveglianza – La giurisprudenza dei tribunali e dei magistrati di sorveglianza (Giuffre’ Editore)

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INTRODUZIONE
 
L’esecuzione penale ha conosciuto, nel breve volgere degli ultimi anni, una profonda trasformazione, catalizzata non soltanto dalla rilevante produzione legislativa, che ha modificato radicalmente il quadro normativo esistente, ma soprattutto dalla pressoché completata giurisdizionalizzazione, causa ed effetto insieme della continua opera di elaborazione e adeguamento del corpus normativo svolta dalla giurisprudenza, da quella di merito in modo particolare.
I nuovi istituti e le modifiche – spesso assai rilevanti – a quelli esistenti, introdotti senza coordinamento ed armonizzazione reciproca quale frutto di un’imponente quanto disorganica attività di legiferazione ha, infatti, generato e imposto un continuo intervento giurisprudenziale di armonizzazione e messa a punto del disordinato compendio normativo, nel tentativo di dare coerenza e sistematicità ad un materiale magmatico in continua trasformazione. 
Carattere pretorio del diritto penitenziario ed elevata produzione normativa – caratteristiche dunque solo apparentemente antinomiche – impongono una riflessione sulle chances di successo di un tentativo di ricostruzione organico e sistematico effettuato con gli strumenti di indagine tradizionali.
L’attuale, estrema frammentazione della disciplina normativa e la pressione modificatrice esercitata su di essa di una giurisprudenza certamente viva e vitale ma dagli orientamenti spesso inevitabilmente contrastanti, induce la constatazione della sostanziale inutilità di un’analisi che si limiti all’astratta sistematizzazione, senza scandagliare più a fondo la realtà delle cose.
La ricostruzione teoretica del trapasso dalla formazione del titolo esecutivo alla sua concreta applicazione e trasformazione in sede esecutiva postula, in altre parole, non tanto l’analisi ipostatica della disciplina normativa, bensì la proiezione del diritto vivente creato dalla magistratura di sorveglianza al centro dell’analisi, quale espressione dell’incessante divenire del sistema dell’esecuzione penale, che proprio sulla necessità di mantenere continuamente alto il livello della prevenzione e della rieducazione gioca gran parte della propria credibilità quale efficace strumento di sicurezza sociale e di garanzia del principio di certezza della pena.
Da tale presa d’atto è nata l’idea di mutare l’approccio di indagine, di andare cioè a verificare come stanno effettivamente le cose, non descrivere come dovrebbero essere
Ma tale mutata prospettiva rende necessario partire dal basso, scoprire, cioè, la realtà degli istituti giuridici posti sotto osservazione nel loro quotidiano essere interpretati ed applicati dalla giurisprudenza di merito, nel loro costituire diritto vivente.
Lo sforzo che ci siamo imposti è quello di resistere alla tentazione di trattare esaustivamente la materia, descrivendone i più minuti aspetti, magari quelli che il diritto applicato non ha mai affrontato.
Abbiamo, invece, registrato soltanto i profili rilevanti – perché applicati nella realtà curiale – di ogni istituto, quelli più dibattuti, più contrastati, lasciando alle parole dei provvedimenti giurisdizionali di svelare in chiave microcosmica l’attualità del diritto.
L’obiettivo che ci siamo ripromessi è quello di offrire un’affresco fauvistico eterodosso e destabilizzante di come effettivamente è la realtà del diritto penitenziario, non una puntigliosa ma irrealistica rappresentazione di un dover essere che finirebbe per risultare, oltre che sterile, addirittura fuorviante per chi vi s’accosta.
            La nostra ambizione è di esserci riusciti.
 
Torino, gennaio 2008.
 
Fabio Fiorentin                                                                                        Alberto Marcheselli
 
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Fabio Fiorentin ~ Alberto Marcheselli

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