Si parla nuovamente della necessità di semplificare il quadro normativo, anche a seguito della nomina di un apposito ministro per la Semplificazione amministrativa. I dati del Servizio studi della Camera sembrano consolidarsi intorno a poco più di 21.000 leggi a cui aggiungere gli atti normativi dei vari enti territoriali o meno, nati a seguito di decentramento e delegificazione.
Aspettando l’eventuale riuscita dello sfoltimento, anche a seguito del termine perentorio del dicembre 2009 posto dalla legge n. 246/05, nasce il problema del rapporto tra il diritto e l’economia ed il miracolo tutto italiano della crescita economica, seppure stentata, in questa nostra palude normativa.
Lo scambio secondo termini di reciprocità è propria della nostra specie che la condivide con gli altri primati, se ne può facilmente dedurre l’aspetto primiziale dell’economia che viene disciplinata nel suo formarsi e crescere da aspetti consuetudinari, l’intervento normativo avviene solo successivamente al momento della crescita del mercato in rapporto alle dimensioni sociali, questo si ripete man mano che si sviluppano nuovi mercati. Ne consegue che l’intervento normativo per quanto vasto e puntuale risulterà comunque sempre settoriale, ma mai totalitario e comunque di fatto frazionato, più tenderà a disciplinare minuziosamente più si frazionerà con una falsa sensazione di totalità, saranno in realtà le circostanze giurisprudenziali a colmare gli interstizi senza mai completare.
Tuttavia secondo la teoria economica dei diritti di proprietà vi è un diritto fondamentale nell’ambito delle transazioni di mercato che è il diritto di proprietà, per Posner e Demsetz ogni transazione consiste in un implicito scambio fra diritti di proprietà ed è il valore di tali diritti che determina il valore degli oggetti scambiati.
Con il diritto di proprietà vengono “internalizzati” nei comportamenti delle parti gli effetti esterni connessi al diritto di proprietà stesso, ma questo può avvenire solo se i costi per le transazioni necessarie all’internalizzazione non sono troppo elevati rispetto ai ricavi per fattori esterni quali le difficoltà legali o di scambio, il crescere dei costi fissi di transazione e l’incompletezza delle informazioni a disposizione delle parti.
Di fatto viene a mancare il mercato ideale di un sistema perfettamente concorrente si che necessita l’intervento da parte dello Stato o altra autorità, non potendo esservi una allocazione efficiente in termini automatici delle risorse del tutto indipendente dalla distribuzione iniziale dei diritti di proprietà secondo il modello del teorema di Coase.
L’intervento normativo avviene sul mercato formato e sarà settoriale, complesso in quanto un misto di leggi a vari livelli, giurisprudenza e consuetudini consolidatesi, pertanto necessario di esperti delle simbologie formatesi in quell’ambiente e in quella cultura.
L’economia è tuttavia costituita da una serie di mercati, intersecati ma non tutti direttamente collegati, sostanzialmente paralleli, alcuni in espansione e quindi origine di regolamentazione e della formazione di nuovi esperti, altri in declini con un diritto complesso e fossilizzato incrostato sul nuovo.
L’economia determina attraverso le relazioni che crea esperti e consumatori dei singoli mercati e pertanto l’identità degli stessi, ossia la percezione che il gruppo ha di se stesso attraverso un sistema di conoscenze e valori all’interno di una generale visione del mondo.
L’economia e la regolamentazione che su di essa si forma creano oltre che identità anche il confronto fra le culture e i valori distribuiti al loro interno, tutti rispondenti ai bisogni primari o fondamentali che Malinowski individua nei bisogni di sussistenza, di sessualità e riproduzione, di difesa, di associazione e ludico, tutti soddisfatti completamente o in parte anche dai mercati, i quali a loro volta creano ulteriori bisogni.
Vi è quindi un corpo del sapere con i principi cognitivi propri di ciascun settore, a cui si sovrappone un pensiero di secondo livello costituito dalle fonti del sapere e dai criteri di legittimazione del corpo del sapere, l’insieme del primo e secondo livello definisce le “immagini del sapere”.
Il principio di reciprocità diventa base per uno schema concettuale all’interno di ciascuna cultura, con una elaborazione propria per ciascun mercato necessaria per lo scambio.
A. Sen constata in termini generali che i valori fondamentali come quelli di libertà, seppure giuridicamente riconosciuti, di fatto vengono svuotati di significato sotto certi livelli di benessere. Suggerisce pertanto di ancorare l’idea di giustizia distributiva alla nozione di “capacità fondamentali”, ossia le funzioni che un individuo riesce a esercitare con un determinato paniere di beni a disposizione, occorre quindi accertarsi delle capacità effettive che il singolo ha di servirsene per soddisfare i propri bisogni, secondo un diverso e nuovo approccio del tema economico della giustizia distributiva all’interno della società.
Bibliografia
· R. A. Posner, Analisi economica del diritto, 1972.
· H. Demsetz, Verso una teoria dei diritti di proprietà, 1967.
· W. P. Heller – D. A. Starrett, Sulla natura delle esternalità, 1976.
· R. H. Coase, L’impresa, il mercato, la legge, 1988.
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