Passiamo ora ad esaminare i concetti di funzione e di relazione. Per funzione si intende il rapporto tra più variabili: ad esempio i segni matematici dei numeri per i greci che tramite il matematico Vieta furono i primi ad analizzare la geometria e l’aritmetica. Vieta infatti fu il primo studioso che analizzò la numerazione mediante le lettere dell’alfabeto. Altro concetto fondamentale è quello di variabile, la quale ha un valore solo in rapporto ad un’altra variabile. Si parla anche di funzioni psichiche le quali si studiano isolandole artificialmente. Ma ogni funzione psichica non è che una costruzione relazionale e la sua reificazione. Ciascuno sa che il movimento si può percepire solo in rapporto ad un punto di riferimento: la sostanza delle nostre percezioni non è costituita da cose ma da funzioni. Quindi la consapevolezza che l’uomo ha di se è una consapevolezza delle funzioni, delle relazioni nelle quali si trova implicato, e quindi poco importa quanto egli possa deificare tale consapevolezza: esempio la leadership, la dipendenza, l’estroversione, l’introversione, ecc.
Facciamo ora una comparazione tra psicoanalisi e pragmatica. Secondo il modello della psicoanalisi di Freud il comportamento è la risultante di un’azione reciproca di forze intrapschiche che si ritiene seguano le leggi della fisica sulla conservazione e trasformazione dell’energia. Il paradigma dominante era secondo Freud quello di energia. Nella pragmatica si ha la netta interdipendenza tra l’individuo e l’ambiente. In questo caso il paradigma dominante è quello dello scambio di informazioni.
Se per studiare la comunicazione si usano i criteri indicati occorrono altri schemi concettuali.
Il primo principio è “l’impossibilità di non comunicare” perché non è possibile non avere un comportamento. Questa è una proprietà fondamentale del comportamento. Se si accetta che l’intero comportamento in una situazione di interazione ha valore di messaggio, ne consegue che comunque ci si sforzi non si può non comunicare: esempio tavola calda, aereo, ecc. Nel primo principio “non si può non comunicare” ma neppure possiamo dire che la comunicazione ha luogo soltanto quando è intenzionale, conscia o efficace, cioè quando si ha la comprensione reciproca.
Il secondo principio è “comunicazione di contenuto e di relazione”. La comunicazione non soltanto trasmette informazione ma al tempo stesso impone un comportamento. Ogni aspetto ha quindi un aspetto di report ed un aspetto di command. Si porta come esempio una catena lineare di neuroni A, B e C. Il report ad esempio è il contenuto del messaggio (vero o falso, valido o non valido). Il command invece, è una relazione tra i comunicanti (tipo di messaggio che deve essere assunto). Esempi:
“E’ importante togliere la frizione gradatamente e dolcemente”, “Togli di colpo la frizione, rovinerai la trasmissione in un momento”
Nella comunicazione umana, esiste lo stesso rapporto tra report e command. Esempi:” questo è un ordine” oppure “sto solo scherzando” sono esempi verbali di comunicazione sulla comunicazione. Il contesto servirà a chiarire ulteriormente la relazione. La capacità di metacomunicare in modo adeguato non solo è la conditio sine qua non della comunicazione efficace, ma è anche strettamente collegata con il grosso problema della consapevolezza di sé e degli altri. Esempi ambigui di metacomunicazione (ovverossia di dissonanza tra report e command):
- “I clienti che credono che i nostri camerieri siano scortesi dovrebbero vedere il direttore”;
- “Ignorate questa indicazione”
Il secondo principio ci dice in sintesi: “Ogni comunicazione ha un aspetto di contenuto ed un aspetto di relazione di modo che il secondo classifica il primo ed è quindi metacomunicazione”
Il terzo principio è la punteggiatura della sequenza di eventi. Un osservatore può considerare una serie di comunicazioni come una sequenza ininterrotta di scambi. Tuttavia coloro che partecipano alla interazione introducono sempre qualcosa di importante che possiamo definire “la punteggiatura della sequenza di eventi”. Esempio: esperimento con i topi (stimolo, rinforzo e risposta). La punteggiatura organizza gli eventi comportamentali ed è quindi vitale per le interazioni in corso (leader e seguace). Si trova alla radice di innumerevoli conflitti di relazione un disaccordo su come punteggiare la sequenza di eventi. Esempio: litigio tra coniugi.
E’ difficile convincersi come due individui possano avere opinioni così diverse su tanti elementi di un’esperienza comune. Si può spiegare come incapacità di metacomunicare in base ai rispettivi modelli di interazione.
Nel Terzo principio “la natura di una relazione dipende dalla punteggiatura delle sequenze di comunicazione tra i comunicanti”.
Il Quarto principio è la cosiddetta comunicazione numerica ed analogica. Nella comunicazione umana si hanno due possibilità del tutto diverse di far riferimento agli oggetti: o rappresentarli con un immagine oppure dar loro un nome. Esempio il gatto ha preso un topo. Le parole sono segni arbitrari della comunicazione. La comunicazione analogica è di tipo non verbale mentre quella numerica è di tipo verbale. Esempio: non arriveremo mai a capire una lingua straniera ascoltandola alla radio mentre è possibile dedurre informazioni fondamentali dall’osservazione del linguaggio dei segni e dei movimenti di intenzione. La Comunicazione analogica ha radici in periodi molto arcaici dell’evoluzione e la sua validità è molto più stabile di quanto non lo spossa immaginare.
Il linguaggio numerico serve a scambiare informazioni sugli oggetti ed a trasmettere la conoscenza di epoca in epoca. Ma nel settore della relazione facciamo affidamento quasi esclusivamente sulla comunicazione analogica. Esempio: gatto e frigorifero. Ogni volta che la relazione è il problema centrale della comunicazione, il linguaggio numerico è pressoché privo di significato (corteggiare, soccorrere, combattere).
Il linguaggio numerico è sintattico, quello analogico ne è privo.
Esempio: lacrime (dolore e gioia), serrare i pugni (aggressività o costrizione), sorriso (gioia o disprezzo).
L’uomo ha necessità di combinare questi due linguaggi (numerico ed analogico) e deve tradurre dall’uno all’altro: esempio matrimonio.
In sintesi nel quarto principio “gli esseri umani comunicano sia con il modulo numerico che con quello analogico”. Il linguaggio numerico ha una sintassi assi complessa e di estrema efficacia ma manca di una semantica adeguata nel mondo della relazione, mentre il linguaggio analogico ha la semantica ma non ha alcuna sintassi adeguata
Infine abbiamo il quinto principio che è la cosiddetta scimogenesi cioè “il processo di differenziazione delle norme del comportamento individuale derivante dall’interazione cumulativa tra individui”
In questo principio tutti gli scambi sono simmetrici o complementari, a seconda che siano basati sull’uguaglianza o sulla differenza. Quindi i principi individuati sono unificati non nella loro origine quanto nella loro importanza per cui si verificano le seguenti situazioni:
1) L’impossibilità di non comunicare rende comunicative tutte le situazioni impersonali che coinvolgono due o più persone;
2) Moduli analogici e numerici: isomorfismo ed ambiguità;
3) La descrizione dei problemi di punteggiatura si basa sulla metamorfosi sottesa al modello classico di azione-reazione;
4) Il paradigma simmetria-complementarità si avvicina ala concetto di funzione: le posizioni individuali dipendono dalla reciprocità del rapporto.
Guzzo Antonio
Responsabile CED – Sistemi Informativi del Comune di Praia a Mare
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