Da tempo, la situazione della Giustizia in Italia è caratterizzata da eccessiva conflittualità giudiziaria, spesso volontariamente ricercata e/o dovuta a motivi falsi o pretestuosi, da una legislazione in continuo fermento e spesso superflua, oltre che inutile, inefficace e ripetitiva, se non addirittura tesa a favorire il reo, e da strategie o tattiche difensive, legali o in equilibrio con le norme, interminabili ed addirittura oltre ogni immaginazione possibile.
L’ordinamento giuridico, base imprescindibile e necessaria per la certezza del diritto soggettivo e pubblico, viene, periodicamente, colpito da tentativi riformatori che conferiscono al sistema giuridico elementi in contraddizione con il senso più profondo del diritto stesso: il risultato è, spesso, un diritto che non è quello che dovrebbe essere, con norme inattuabili, inattendibili, disattese o già superate ed una localizzazione legislativa sempre più periferica.
L’unica certezza appare, quindi, l’estrema burocratizzazione e durata di procedimenti e processi, destinati ad incombenze ed oneri spesso evitabili e tempi biblici.
Da sempre, pertanto, l’auspicio tra i cittadini è quello di una Giustizia più umana, a partire dalle sedi e dalle modalità di discussione, e di iter giurisdizionali più snelli e celeri e soprattutto efficaci nel disincentivare le liti facili e quegli operatori di settore fin troppo interessati a patrimonializzare le richieste degli utenti ed a patrocinare questioni palesemente non difendibili.
Sulla scorta di tale necessità, percepita sempre più urgente, è stata approvata una riforma, in senso evolutivo, del sistema giudiziario, che si prevede in grado di fornire metodi e mezzi di risoluzione alternativa delle controversie.
Il d. lgs 4 marzo 2010 n. 28, in attuazione della legge-delega n. 69/2009 e della direttiva CE n. 52/2008, ha introdotto la c.d. mediazione in materia civile e commerciale, relativamente a questioni vertenti su diritti disponibili delle parti.
La litigiosità, fonte dell’eccessiva e troppo frequente domanda di tutela giudiziaria, è spesso dovuta a sentimenti di natura psico-caratteriale, di emotività o di istintività: per risolvere i contrasti tra due o più parti, basterebbe, in realtà, avere la lucidità e la possibilità, anche giuridica, di osservare criticamente, in primis, il proprio comportamento e, successivamente, di cercare una via di interlocuzione serena con l’altra parte e di intermediazione rispetto all’altrui condotta.
Il tentativo di pacificazione pre-contenzioso giudiziale si rivela, quindi, la strada-maestra del nuovo diritto sociale, da non considerare come opzione di debolezza o rinuncia bensì quale scelta di saggezza, partecipazione democratica e coscienza civile (1).
Se la norma viene, comunemente, interpretata come limite alle condotte, la conciliazione extraprocessuale mostra un valore giuridico essenziale e migliore, una legalità superiore in termini di dignità e moralità (2): l’atto che deriva dall’accordo conciliativo è, sul piano giuridico, analogo a quello della transazione giudiziale con un vantaggio di base ovvero l’avere evitato un giudizio del magistrato secondo legge, una durata processuale imprevedibile, risorse economiche ed immateriali (stress, preoccupazioni) ingenti ed un esito spesso non ipotizzabile.
La conciliazione favorisce la risoluzione delle controversie, anche col ricorso all’equità tra le parti e potendo evitare attese di giudizi tecnici peritali, riconducendo il diritto stesso ad un significato più umano e guidando le parti “in lite apparente” ad una scelta etica razionale, ragionevole ed illuminata.
Bibliografia
1- Per approfondimenti, A. M. BASSO, Il diritto e la morale tra politica, individualita’ e societa’: la contesa del bene e della giustizia, in www.diritto.it; A. M. BASSO, La legge e l’organizzazione dello stato: la teoria del diritto e del bene giuridico tra dottrina socio-politica e funzione legislativa, in www.diritto.it.
2- Per approfondimenti, A. M. BASSO, Lo Stato ed il Diritto: la tutela dell’individuo tra politica e filosofia, in www.diritto.it; S. COTTA, Il diritto come sistema di valori, San Paolo ed., 2004; U. SCARPELLI, Il problema della definizione e il concetto del diritto, Milano, 1955
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