Intraprendere il corso di studio di medicina e diventare medico è un sogno subordinato all’esito di un test estremamente difficile e il numero di posti a disposizione è terribilmente esiguo in relazione alla richiesta.
A tali difficoltà, quest’anno, si è aggiunto, come se non bastasse il livello alto dei test e del voto di diploma richiesto, l’art. 20 del decreto legge n. 104 del 12 settembre 2013 che ha abrogato l’art. 4 del d.lgs. n. 21/2008 che prevedeva il c.d. “bonus maturità”.
Il bonus permetteva di conseguire, oltre al punteggio massimo dei 90 punti assegnati sulla base del risultato del test di ingresso, 10 punti agli studenti che avessero conseguito risultati scolastici di particolare valore quali: 1) la media complessiva, non inferiore a sette decimi, dei voti ottenuti negli scrutini finali di ciascuno degli ultimi tre anni di frequenza della scuola secondaria; 2) la valutazione conseguita nell’esame di Stato; 3) la lode conseguita nella valutazione finale dell’esame di Stato; 4) le votazioni, uguali o superiori, agli otto decimi, conseguite negli scrutini finale di ciascuno degli ultimi tre anni in discipline che abbiano diretta attinenza o siano comunque significative per il corso di laurea prescelto.
Gli studenti che avevano confidato in questi ulteriori 10 punti hanno visto deluse le loro aspettative il 12 settembre 2013 quando, dopo la pubblicazione del bando, è stato abrogato il sopra citato articolo 4.
E’ principio pacifico giurisprudenziale che tutte le Pubbliche Amministrazioni sono obbligate ad applicare le regole fissate nel bando, atteso che questo costituisce la lex specialis della gara e/o selezione/concorso, che non può essere disapplicata nel corso del procedimento, neppure nel caso in cui talune delle regole in essa contenute risultino non conformi allo ius superveniens.
Il bando, infatti, è atto amministrativo a carattere normativo e lex specialis della procedura, rispetto al quale l’eventuale ius superveniens di abrogazione o di modifica di clausole non ha effetti innovatori.
In caso di clausole equivoche o di dubbio significato nelle procedure di evidenza pubblica, purché ciò non confligga con il principio di parità di trattamento tra i concorrenti, deve preferirsi l’interpretazione che favorisca la massima partecipazione alla gara piuttosto quella che la ostacoli.
Il decreto in oggetto ha, dunque, violato il principio di certezza del diritto e dell’irretroattività della legge, derogando alla lex specialis del bando degli atenei, già pubblicato, e al decreto ministeriale del 12 giugno 2013, “Modalità e contenuti delle prove di ammissione ai corsi di laurea ad accesso programmato a livello nazionale a.a. 2013/2014″, ed escludendo, in modo anticostituzionale, tutti i candidati che hanno svolto il test in modo prudente, ben consci dell’ammontare del bonus maturità, e tutti i candidati che, in ogni caso, avrebbero potuto essere ammessi in base alla disciplina vigente all’epoca della pubblicazione del bando.
La cancellazione del bonus maturità, a cui tutti i candidati avevano fatto affidamento ed erano consci della sua validità, ha vanificato le speranze di migliaia di studenti che sognavano di accedere alla facoltà di medicina e che, magari, avevano studiato dei mesi, se non degli anni, per essere pronti ad affrontare il test d’ammissione.
L’esclusione degli studenti dall’Università della propria Regione danneggia il territorio locale in quanto essi saranno costretti a spostarsi per trovare il percorso di studi che più gli aggrada o per trovare lavoro, non essendo in grado di mantenersi autonomamente, e priva, di conseguenza, il territorio locale e, in genrale, l’Italia della forza vitale e giovane di migliaia di giovani costretti loro malgrado a emigrare o ad andare a tentare diverse e più ardue strade, come le Università a libero accesso spagnole e di altri Paesi Europei, impoverendo ancora di più il territorio nazionale.
In settimana partiranno le prime notifiche rivolte al Ministero dell’istruzione e alle varie Università di Medicina italiane dei ricorsi degli studenti che non sono stati ammessi, illegittimamente, alla facoltà di medicina.
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