Il Consiglio di Stato, con l’ordinanza cautelare n. 5005 del 16/12/13, a decisione di ricorso redatto dallo scrivente Avv. Andrea Ippoliti, è tornato a tutelare le ragioni del privato in maniera idonea a consentirgli il mantenimento del bene della vita oggetto del contenzioso amministrativo.
Troppo spesso, invero, la giurisprudenza amministrativa pare di recente soprassedere rispetto alle effettive istanze cautelari dei ricorrenti.
Al contrario, con apprezzabile revirement, il Superiore Consesso ha correttamente bilanciato i contrapposti interessi pubblico e privato, giungendo alla conclusione che l’interesse del ristoratore privato al mantenimento dell’occupazione del suolo pubblico, revocata in applicazione dei Piani di Massima Occupabilità, debba prevalere rispetto all’inesistente pregiudizio che la sospensiva arreca all’Amministrazione.
Alcun vantaggio, infatti, comporta all’interesse pubblico l’immediata rimozione di occupazione del suolo pubblico insistente da anni. Al contrario, detta rimozione, se drasticamente eseguita, rischia di ridurre sul lastrico il privato in un periodo, come il presente, di recessione e crisi economico-imprenditoriale.
Peraltro, non può sfuggire che l’effettiva tutela della P.A. è proprio raggiunta sospendendo l’applicazione del provvedimento in quanto, laddove fossero nella successiva fase di merito riconosciute le ragioni del ricorrente, in virtù dell’ottenuta sospensiva questi non avrebbe subito alcun danno, non avendo perso la concessione di occupazione del suolo pubblico, e quindi non avrebbe alcuna pretesa risarcitoria da avanzare nei confronti dell’Amministrazione resistente.
Si confida, insomma, che detto indirizzo interpretativo del Consiglio di Stato apra la strada ad un orientamento che contemperi effettivamente i contrapposti interessi, strizzando maggiormente l’occhio alle ragioni imprenditoriali in un momento, come questo, in cui si auspica il rilancio dell’economia nostrana e non il suo definitivo affossamento.
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