CIA – Confederazione Italiana Agricoltori
Riforma costituzionale – Evoluzione e nuovi assetti della rappresentanza
Auditorium “Giuseppe Avolio” – Roma
28 giugno 2016
di Luca Di Majo[*]
On. Ministro Boschi, On.le Presidente Sereni, Presidente Scanavino, Autorità, Presidenti delle articolazioni territoriali della Confederazione Italiana Agricoltori buongiorno!
Come ha sottolineato il Presidente Scanavino, l’attenzione della CIA e in particolare il Gruppo di lavoro sulla rappresentanza al proprio interno costituito, si è incentrata su una molteplicità di fattori sociali, economici ed amministrativi che da un lato mettono a dura prova il tradizionale modello della rappresentanza degli interessi, e dall’altro suggeriscono la necessità di individuarne nuovi canali.
La crescente delegittimazione del sistema politico, l’aumento della complessità sociale, la globalizzazione, il ruolo dell’Unione europea nella definizione delle politiche pubbliche, si confrontano, oggi, con una diffusa crisi dei soggetti storicamente preposti all’offerta della rappresentanza. Questa crescente difficoltà ha corrisposto, quasi come conseguenza logica, la diversificazione dei bisogni e degli interessi, nonché la difficoltà di trovare ad essi risposta nei canali tradizionali della rappresentanza, la cui organizzazione non corrisponde più alle sollecitazioni ed alle aspettative espresse dalla comunità.
L’insieme di una serie di elementi si pone come la chiara identificazione di episodi irreversibili e di rilevante significato istituzionale, in ordine al superamento di un sistema ormai anacronistico ed inefficace.
La complessiva attività di rappresentanza, da un lato, continua a mostrare solidi punti di forza: la Costituzione ed i regolamenti delle Camere contengono uno strumentario particolarmente ricco, insieme alle disposizioni normative relative alla better regulation che legano attività legislativa, trasparenza e partecipazione; sul versante costituzionale penso al principio di pubblicità dei lavori parlamentari, alle norme che delineano chiaramente (o quantomeno richiedono implicitamente) una serie di rapporti e scambi attraverso i quali il Parlamento può acquisire conoscenze e dati valutabili da altri organi dello Stato (artt. 64, comma 4, 99, 100, 136); penso alla possibilità di attingere elementi anche direttamente da fonti della società civile (art. 82 Cost.) Sul versante dei regolamenti parlamentari penso alle disposizioni di cui all’art. 79 R.C. dove si parla espressamente di «procedimento» (art. 79, c. 1 R.C.) volto all’acquisizione di una serie di elementi informativi finalizzati ad accrescere la qualità dell’istruttoria. E’infatti in questa complessa procedura che i gruppi di interesse possono svolgere un’assistenza strumentale dal punto di vista della realizzazione delle politiche pubbliche perché sono in grado di fornire dati altamente approfonditi sulla base della costante interlocuzione con i propri rappresentati e di una intensa attività di studio, ricerca, informazione e documentazione non sempre e non necessariamente rinvenibile nel corpo politico-istituzionale.
Dall’altro, va pure evidenziata la crescente difficoltà generale di fattiva interlocuzione con i luoghi della decisione e la diffusa sfiducia verso le nuove forme di rappresentanza degli interessi (come le lobby) concorrono pongono interrogativi cruciali:
1) come sviluppare la discussione nella società?
2) Dove, in che modo e in quale forma gli interessi trovano udienza nelle sedi in cui si definiscono le scelte decisive di indirizzo politico?
3) Come ridurre la distanza tra regolatori e regolati?
A questi interrogativi, possiamo fornire una prima risposta (ancorché parziale), un’esperienza a livello europeo da cui attingere e un auspicio, ossia una strada da percorrere:
La prima e positiva risposta è data dalla riforma costituzionale, con le importanti funzioni attribuite al Senato quale organo di raccordo con l’Unione europea e sede privilegiata della valutazione delle politiche pubbliche; la complessiva struttura della riforma offre importanti suggerimenti nella prospettiva di sviluppo di nuove forme di negoziato che consentano di affermare un sistema partecipativo, basato sul dialogo e sul confronto, in luogo di un sistema ormai obsoleto e fondato sulla conflittualità.
L’esperienza è quella del modello dei Gruppi di Dialogo Civile, istituiti dalla Commissione europea in attuazione dell’Art. 11 del TUE (partecipazione delle associazioni rappresentative e della società civile alle politiche ed alle attività dell’UE) e, in particolare per quanto riguarda l’agricoltura, organizzati in base alle Decisione CE 16/12/2013, potrebbe rappresentare una valida soluzione.
Infine l’auspicio: un ultimo e decisivo sforzo nella direzione di una legge sulla rappresentanza degli interessi che preveda: 1) la disciplina dell’attività di rappresentanza degli interessi presso i decisori pubblici che sia conformata ai principi di pubblicità, trasparenza, partecipazione democratica, conoscibilità dei processi decisionali, anche al fine di garantire un corretto ed equilibrato accesso al procedimento decisionale da parte dei rappresentanti di interessi e assicurare una più ampia base informativa su cui i decisori pubblici possano fondare le proprie scelte; 2) la definizione in modo chiaro ed univoco di cosa si intende per attività di rappresentanza degli interessi, rappresentanti di interessi e decisore pubblico; 3) la specificazione dei requisiti per l’accesso al registro dell’attività di rappresentanza e al codice deontologico in cui siano individuati i diritti e i doveri degli iscritti; 4) le incompatibilità per l’iscrizione ai registri e le sanzioni per le violazioni di legge e dei regolamenti; 5) la certificazione degli iscritti per misurare il grado di rappresentatività dei soggetti per la rappresentanza.
Nell’attesa e nell’auspicio del buon esito del processo di riforma che la Confederazione Italiana Agricoltori ha già evidenziato con l’ordine del giorno n. approvato dalla direzione nazionale il 9 maggio 2016, in cui si è impegnata a sostenere il percorso di ammodernamento e semplificazione contenuto nella riforma della Costituzione, (accanto, poi ad un futuro prossimo ed ineludibile varo dei nuovi regolamenti parlamentari), la sfida imminente è definire la materia nei termini sopra individuati poiché il carattere del confronto democratico, nelle nuove condizioni istituzionali, deve emergere nel suo significato alto e non solo nel meccanismo di procedura. La necessità di ascoltare la società non è solo, come è ovvio, una necessità di buon funzionamento delle istituzioni, ma nelle nuove condizioni istituzionali (referendum permettendo) deve divenire principio in modo che da una forma di governo “ad interessi oscuri” si arrivi ad una forma di governo decidente e trasparente.
[*]Il presente contributo riproduce fedelmente la relazione tenuta in occasione del Convegno di cui al titolo. Tra i relatori, il Ministro per le Riforme istituzionali e per i rapporti con il Parlamento, On. Maria Elena Boschi e la Vice Presidente della Camera dei Deputati, On. Marina Sereni. L’Avv. Luca Di Majo è dottore di ricerca in diritto costituzionale dell’Università di Bologna “Alma mater studiorum” e Cultore della materia in diritto costituzionale e giustizia costituzionale dell’Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo”; è, altresì, Ispettore per la Lega Calcio Professionistico.
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