La connessione tra la tesi di laurea e la legge sul Diritto di Autore è materia assai complessa: l’utilizzazione non autorizzata delle tesi da parte di terzi, tutt’altro che rara, pone infatti il problema della titolarità dei relativi diritti. La Legge 22 aprile 1941 n. 633 (“Protezione del diritto d’autore e di altri diritti connessi al suo esercizio”) ci dice implicitamente – art. 1, comma primo: “Sono protette ai sensi di questa legge le opere dell’ingegno di carattere creativo che appartengono alla letteratura, alla musica, alle arti figurative, all’architettura, al teatro ed alla cinematografia, qualunque ne sia il modo o la forma di espressione.”; art. 6: “Il titolo originario dell’acquisto del Diritto di Autore è costituito dalla creazione dell’opera, quale particolare espressione del lavoro intellettuale.” – che essa rientra tra le opere intellettuali tutelate dalla legge.
La tesi di laurea, infatti, al pari di qualunque altra espressione del lavoro intellettuale dell’autore, è meritevole di tutela non appena viene creata e riceve espressione in forma compiuta, “…qualunque essa sia, ancorché in concreto non sia riconosciuta o conoscibile dai terzi per la scarsa diffusione avuta o perché rimasta inedita per volontà dell’autore, e quindi del tutto indipendentemente dal fatto che essa venga effettivamente pubblicata e resa disponibile al pubblico.” (A. Pojaghi, La tesi di laurea, in quanto dotata di carattere creativo, costituisce opera dell’ingegno tutelata dalla legge sul diritto d’autore, in Foro Padano, 1995, I, 234).
Requisito essenziale per la sua tutela. Per poter tutelare, quale autore, la propria tesi è necessaria la prova dell’anteriorità, ovvero la dimostrazione della sua originalità ed esistenza pregressa a qualsiasi successiva pubblicazione non autorizzata. Utile a tale scopo è certamente il fatto che lo studente, prima dell’esame di laurea, debba depositare presso la segreteria della Facoltà di appartenenza una copia dell’elaborato, che verrà catalogato e custodito nella biblioteca dell’Università a dimostrazione e riprova dell’effettuazione e del superamento del suddetto esame. La data di deposito, nonché quella della discussione orale dell’opera, non dovrebbero lasciare adito a dubbi circa l’originalità della tesi di laurea rispetto ad eventuali utilizzi dell’eleboratosuccessivi, anche parziali, senza l’assenso del laureando/ato autore.
Esiste un caso giurisprudenziale sul Diritto d’Autore e la tesi di laurea, sottoposto all’esame del foro di Perugia negli anni novanta. In particolare, con la sentenza 22 febbraio 1995 n. 25 (in Foro Padano, 1995, I, 233), la Corte di Appello ha affermato che “…le direttive di controllo, sorveglianza, ingerenza, talvolta anche pregnanti, esercitate da un professore sulle tesi di laurea, non impediscono che la tesi sia risultato precipuo dell’attività creativa del laureando tutelabile in base alla legge sul diritto di autore, per cui la riproduzione pressoché integrale di altrui tesi di laurea costituisce contraffazione di questa”. La stessa sentenza, nonostante convalidasse il sequestro dell’opera illegittimamente utilizzata, ha però escluso il risarcimento del danno patrimoniale subìto dal ricorrente per “l’impossibilità di utilizzazione economica della propria opera nell’immediato futuro e la difficoltà di riaffermare di fatto la propria paternità su un’opera già divulgata con il nome di un altro autore, sono fatti ipotetici, né comunque provati come avvenuti.”
E’ da rilevare come l’annotatore della sentenza, Menesini (in D. Aut. 1995, p. 569 e ss.), e Pojaghi (op. cit.) ritengono che la sentenza della Corte di Appello debba essere condivisa per il riconoscimento del carattere creativo della tesi di laurea e della titolarità dei relativi diritti in capo al solo laureando/ato, ma non per il rigetto della domanda di risarcimento dei danni. Al proposito, infatti, la parte lesa non può accontentarsi di un mero riconoscimento morale per il semplice fatto della difficoltà di dimostrare la “monetizzazione” della tesi dopo il danno causatogli dalla divulgazione contraffatta: il risarcimento del danno serve paradossalmente proprio a questo, e cioèa restaurare un “ordine” turbato dalla altrui violazione del proprio interesse.
Anche ammettendo l’interpretazione della Corte di Appello di Perugia, sarebbe comunque applicabile l’art. 2041, comma primo, cod. civ., che regolamenta l’azione generale di arricchimento: “Chi, senza una giusta causa, si è arricchito a danno di un’altra persona è tenuto, nei limiti dell’arricchimento, a indennizzare quest’ultima della correlativa diminuzione patrimoniale.” In sostanza, qualora un terzo dovesse pubblicare abusivamente la tesi – o parte dei suoi contenuti – ricavandone un corrispettivo, l’autore dell’opera potrà richiedere che i proventi ricavati dall’utilizzo indebito vengano a lui riconosciuti.
Il contributo del Professore relatore e/o di altre persone fisiche (o giuridiche). Stabilito che la tesi rientra sotto la tutela della legge sul Diritto di Autore, si deve analizzare il valore del contributo di terze persone che, a vario titolo, partecipano alla sua creazione, ivi compresi i Professori relatori.
E’ da considerare che lo studente raccoglie indicazioni di diversa origine, cogliendo l’essenza delle idee comunicategli (anche) dal relatore, da tutors o altre figure, confezionando un prodotto originale di cui soltanto lui è autore e quindi titolare dei diritti morali ed economici. In merito al contributo del Professore, l’esclusiva titolarità, per lo studente, dei diritti nascenti dall’opera deriva anche da due ulterioriconsiderazioni: in primis, perché il ruolo del relatore è istituzionale, e rientra nei compiti che il docente è tenuto a svolgere nell’ambito delle sue funzioni didattiche; in secondo luogo, perché lo studente, al termini dei propri studi universitari, deve essere ritenuto in grado di operare un lavoro di confezionamento di una idea e di concretizzarla in una forma creativa.
Ciò significa che le differenti tipologie di apporto intellettuale tra lo studente ed in relatore (e/o terzi che collaborino con il laureando/ato) hanno carattere sostanzialmente differente l’uno dall’altro: non trattandosi di parti indivise della stessa opera, né di capitoli redatti da ciascuno in separata sede, l’apporto del Professore assume le vesti di “semplici spunti, suggerimenti, o la comunicazione di una idea non sono sufficienti a far ritenere colui che ha dato gli spunti stessi sia coautore” (A. De Robbio, La tesi nel diritto di autore: un argomento complesso, AIB Roma, 2001). La sfera dei diritti sulla tesi, dunque, è di pertinenza dello studente che redige e concreta l’idea (anche) del suo relatore in una forma tangibile, in una creazione originale.
Utilizzazione delle tesi da parte di terzi. La tesi di laurea non può essere consultata né utilizzata da eventuali interessati senza il consenso del laureando/ato, titolare dei relativi diritti di autore morali e patrimoniali. Questi ultimi permangono in capo all’autore anche se una copia del testo viene ceduta alla Facoltà (al riguardo, va sottolineato che nessun regolamento di Ateneo può prevaricare i contenuti di legge) o spedita ad una casa editrice perché, secondo l’art. 109, comma primo, Legge 633/1941, “La cessione di uno o più esemplari dell’opera non importa, salvo patto contrario, la trasmissione dei diritti di utilizzazione”.
Nel caso in cui si volesse pubblicare la tesi di laurea, il contratto più favorevole è quello di edizione, limitata nel tempo, in virtù del quale si concede ad un terzo il diritto di sfruttare economicamente lo scritto (o parte di esso) in ogni forma e modo, nei limiti fissati dalla legge 633/1941 sul Diritto d’Autore, agli art. 118 e ss., senza tuttavia spogliarsi della titolarità dell’opera. I diritti di carattere morale rimangono all’autore che, pertanto, potrà far valere in qualunque momento il diritto di rivendicare la paternità della propria tesi e di opporsi a qualsiasi modificazione e atto a danno dell’opera stessa, che possano essere di pregiudizio al suo onore o reputazione (art. 20 l. 633/1941). Si ricordi che il laureando/ato conserva anche il diritto di ritirare la pubblicazione dal commercio, qualora ricorrano “gravi motivi morali”, con l’obbligo però di risarcire i danni (art. 142 l. 633/1941).
Conclusioni. Si può sostenere con fondata certezza che la tesi rientri pienamente nella tutela giuridica del Diritto di Autore, su qualsiasi supporto sia confluita: la tutela si focalizza infatti sulla forma data ad una idea. E’ infatti da sottolineare che, affinché un’opera sia tutelabile, se non vengono richiesti contenuti letterari o artistici particolarmente eccezionali, essa deve però essere sufficientemente originale rispetto a quanto già esistente, tenendo comunque presente che il Diritto d’Autore non tutela l’idea in sé, bensì come tale idea viene espressa nella sua realizzazione pratica: il carattere creativo di un’opera, infatti, è protetto come forma espositiva della stessa. In altri termini, tale diritto non tutela le idee che possono essere alla base della tesi o oggetto di essa, non soggette alla disciplina del diritto d’autore né a quella in materia di brevetti, ma soltanto la forma che viene data a quell’idea.
Se il timore che possano utilizzare la tesi senza riconoscere all’autore i giusti onori è fondato, visto il valore che spesso hanno tali lavori, nello stesso tempo le caratteristiche del scritto dovrebbero permettere, in modo piuttosto agevole, di far valere i propri legittimi diritti. E’ soltanto consigliabile selezionare con saggezza i potenziali interessati alla pubblicazione dell’opera e, se possibile, avere con loro contatto diretto senza inviare tramite posta – o, peggio, tramite posta elettronica – copia della tesi.
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