In virtù della riforma sarà possibile partecipare al concorso in magistratura subito dolo il conseguimento del titolo accademico. Sicché, già dal prossimo bando, saranno in vigore le nuove norme che disciplinano l’accesso al concorso in magistratura. L’unico requisito richiesto sarà la laurea in giurisprudenza, venendo meno l’obbligo di frequenza di tirocini, scuole di specializzazioni per le professioni legali nonché il possesso dell’abilitazione alla professione forense. La novella introdotta nel decreto legge “Aiuti ter” mira a velocizzare la procedura di selezione dei nuovi magistrati, ampliando la platea dei candidati, rendendo, di fatto, il concorso aperto ad ogni laureato in legge.
Perseguendo le finalità previste dal PNNR – Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza – riguardanti la riduzione dei tempi dei processi, lo smaltimento dell’arretrato nonché al fine di rendere più celere le procedure concorsuali, come fortemente voluto dalla Ministra della Giustizia, Marta Cartabia, sono state anticipate alcune scelte previste dalla legge 17 giugno 2022, n. 71 – Deleghe al Governo per la riforma dell’ordinamento giudiziario e per l’adeguamento dell’ordinamento giudiziario militare, nonché disposizioni in materia ordinamentale, organizzativa e disciplinare, di eleggibilità e ricollocamento in ruolo dei magistrati e di costituzione e funzionamento del Consiglio superiore della magistratura – pubblicata in GU n.142 del 20-06-2022 ed entrata in vigore il giorno successivo, che dispone l’apertura anche ai neolaureati – all’esito di corsi universitari dalla durata non inferiore a quattro anni – al concorso per la magistratura ordinaria.
La novella prevede, inoltre, con decorrenza dal prossimo bando di concorso, che le prove scritte potranno essere espletate mediante l’uso di strumenti informatici, con modalità che verranno disciplinate mediante decreto ministeriale. Infine, sempre nell’ottica di rendere più celere la definizione dei concorsi, si dispone che i professori universitari, membri della commissione di concorso, potranno chiedere direttamente al proprio ateneo, e senza necessità di un decreto ministeriale, l’esonero parziale o totale dall’attività didattica, in modo da dedicarsi alla correzione degli elaborati a tempo pieno.
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