La Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha emesso una sentenza significativa nella causa C-646/21, riguardante la protezione internazionale delle donne, incluse le minori, che si identificano nei valori della parità di genere. La sentenza chiarisce che queste donne possono essere considerate come appartenenti a un “determinato gruppo sociale”, e quindi idonee per il riconoscimento dello status di rifugiate, a seconda delle condizioni esistenti nel loro paese d’origine.
Indice
1. Il caso delle giovani donne irachene
Il caso riguarda due adolescenti irachene che vivono nei Paesi Bassi dal 2015. Le loro domande iniziali di protezione internazionale sono state respinte, ma hanno continuato a presentare nuove richieste. Le ragazze hanno sostenuto che, durante il loro soggiorno prolungato nei Paesi Bassi, avevano assimilato i valori, le norme e i comportamenti della società olandese, specialmente riguardo alla parità di genere. Tornare in Iraq avrebbe significato per loro conformarsi a una società che non concede gli stessi diritti alle donne e agli uomini, esponendole a un rischio di persecuzione.
2. Interpretazione della Direttiva 2011/95
La Corte di Giustizia ha interpretato la direttiva 2011/95 sulla protezione internazionale, che stabilisce i criteri per concedere lo status di rifugiato ai cittadini di paesi terzi. La direttiva prevede la protezione in caso di persecuzione per motivi di razza, religione, nazionalità, opinione politica o appartenenza a un determinato gruppo sociale.
3. La sentenza della Corte
La Corte ha stabilito che le donne che, durante il loro soggiorno in un paese dell’UE, si identificano nei valori della parità di genere possono essere considerate come appartenenti a un “determinato gruppo sociale”. Questo può costituire un motivo valido per il riconoscimento dello status di rifugiate, soprattutto se nel loro paese d’origine tali valori possono esporle a persecuzioni.
La sentenza sottolinea che le autorità nazionali devono tenere conto del superiore interesse del minore quando valutano le domande di protezione internazionale. In particolare, un soggiorno di lunga durata in un paese membro dell’UE, durante il quale il richiedente minore ha formato la propria identità, può essere un fattore determinante nella valutazione della domanda.
4. Implicazioni della sentenza
Questa decisione rappresenta un passo avanti nella protezione dei diritti delle donne e delle ragazze che hanno adottato i valori della parità di genere nei paesi europei. Riconoscendo che tali valori possono esporle a rischi di persecuzione nei loro paesi d’origine, la Corte di Giustizia dell’UE rafforza il principio che la protezione internazionale deve tenere conto dell’evoluzione dell’identità e dei valori personali maturati durante il soggiorno in Europa.
La sentenza della Corte offre una maggiore tutela alle donne che rischiano persecuzioni per le loro convinzioni sulla parità di genere, garantendo loro un rifugio sicuro e riconoscendo l’importanza di proteggere i diritti umani fondamentali.
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