Gli hacker rivendicano di aver rubato 78 Gb di dati che includono file di vario tipo, da scansioni di documenti a contratti fino ai report finanziari.
L’organizzazione avrebbe anche dato un termine per il pagamento del riscatto: se entro il 31 luglio l’Agenzia non pagherà il riscatto, i dati verranno resi pubblici nel web.
Al momento la notizia non è confermata e sia la Polizia Postale sia l’Agenzia stanno effettuando le opportune verifiche.
Per approfondire:
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Sono stati chiesti chiarimenti a Sogei Spa, la società pubblica interamente partecipata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, che gestisce le infrastrutture tecnologiche dell’amministrazione finanziaria.
Lockbit ha messo a segno oltre 200 attacchi di successo tra aprile e luglio di quest’anno. Il ransomware continua a essere la principale arma dei cybercriminali e, di conseguenza, il principale pericolo per aziende pubbliche e private.
Le PA risultano essere le più colpite e ancora una volta formazione e prevenzione risultano essere gli strumenti migliori a disposizione degli Enti per difendersi da un rischio che diventa sempre più elevato.
Peraltro, in tempi di guerra ibrida come quelli in cui viviamo, attaccare le PA non ha solo un valore puramente economico per la richiesta del riscatto, ma “rivelare informazioni sensibili, normalmente appannaggio solo dello Stato, può costituire una potente leva per creare dissenso e tensione sociale in una nazione avversaria”, come commentato da Pierguido Iezzi, ceo di Swascan polo della cybersicurezza del Gruppo Tinexta (fonte: La Repubblica).
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