Se la Storia insegna, perché vogliamo continuare a non imparare?
Il cosiddetto “progresso” ha portato con sé vere e proprie rivoluzioni in molti campi. Pensiamo ai mezzi di trasporto: nell’arco di poco più di un secolo siamo passati dal carretto trainato da un cavallo ai grandi jet che trasportano centinaia di persone in poche ore da un continente all’altro. Pensiamo ai mezzi di comunicazione: praticamente nello stesso arco di tempo siamo passati da carta e calamaio ai telefoni portatili. Pensiamo anche ai mestieri: quanti di antichi sono scomparsi e quanti di nuovi ne sono apparsi! “Rivendugliolo”, “Segantino”, “Salnitraio”, “Sportaro”, “Cuffiara”: chi di noi sa cosa facessero questi nostri bisnonni e bisnonne cent’anni fa? “Mugnaio”, “Lavandaia”, “Ricamatrice”, “Servente” sono mestieri di cui ci ricordiamo solo grazie alle fiabe della nostra infanzia e che i nostri figli nemmeno hanno mai sentito nominare poiché ora mettiamo loro in mano i videogiochi per farli stare buoni. E gli avvocati? Sono un’invenzione moderna o esistevano già prima dell’Unità d’Italia o, forse, dobbiamo andare ancora più lontano, ai tempi delle grandi esplorazioni dei mari su fragili caravelle?
In realtà potremmo dire che la nascita dell’avvocato si perde nella notte dei tempi visto che ne parlava il poeta Giovenale (ex avvocato pure lui, prima di darsi alle liriche) solo cent’anni dopo Cristo, ma il mestiere esisteva sicuramente già da prima. Un mestiere universale nel tempo e nello spazio dato che si parla di avvocati anche in vecchi testi, datati un paio di secoli prima di Cristo, appartenenti agli antichi abitanti delle Americhe.
Potremmo quindi dire che la professione di avvocato è ben stabilita nell’ordinamento umano, visto che nemmeno l’evoluzione epocale che stiamo vivendo l’ha scalfita. Anzi, si può affermare che il moltiplicarsi dei campi di intervento, avvenuto in questi anni, fa presagire un continuo e roseo futuro per il mestiere di legale.
Naturalmente tutti sono pronti a credere che ci saranno future evoluzioni “interne” alla professione, così come ce ne sono state nel passato: dalle caratteristiche richieste per svolgere il mestiere agli strumenti utilizzati, entrambi sempre “in progress”.
Molti meno si pongono il dubbio se possa accadere qualcosa che segnerà una “nuova era” nella pratica legale. Qualcosa che sconvolgerà l’attuale sistema. I più negano questa ipotesi, forti della stabilità della storia del lavoro di avvocato, ma dimenticano o ignorano un “piccolo” dettaglio. Ce lo racconta la Storia: un tempo il mestiere di avvocato era prerogativa del clero. Il motivo è evidente: allora la legge umana era strettamente vincolata e soggetta alla legge divina. Le leggi religiose erano le leggi anche civili. Era naturale, quindi, che di esse si occupassero esclusivamente gli uomini di Chiesa. Avrebbero mai potuto immaginare, questi, che le cose potessero essere diverse, visto che duravano, almeno, da oltre mille anni? Poteva il loro “mercato” subire sconvolgimenti? Eppure, all’inizio inavvertitamente, poi sempre più chiaramente, delle persone “estranee” incominciarono a occuparsi di leggi sino a che rovesciarono la vecchia situazione. I nuovi concorrenti, inizialmente sparuti e mal sopportati, conquistarono sempre più spazio. Si arrivò, alla fine, al punto in cui fu addirittura impedito a chi apparteneva al clero di svolgere qualsiasi funzione presso i tribunali civili. Un gruppo che deteneva il monopolio della legge (guarda caso organizzato anch’esso in “ordini”) fu espulso da un gruppo nascente. Si era nel 1300 dopo Cristo.
È forse un caso se l’unica vera grande rivoluzione nel mestiere di avvocato sia stata una rivoluzione esterna e non interna? Una rivoluzione, appunto, di “mercato”?
Si dice che la Storia è un continuo susseguirsi di flussi e di riflussi e che, proprio per questo, è una grande insegnante per chi voglia apprendere. Non dovrebbero quindi gli “ordini” degli avvocati porsi la domanda: “non è che sta accadendo qualcosa attorno a noi, di cui non ce ne stiamo rendendo conto, che sta portando ad un cambiamento radicale nel mondo dei servizi legali, e che potrebbe portarci ad essere sostituiti da una nuova realtà, se non sapremo cogliere questi segnali per tempo e se non sapremo adeguarvicisi?”
L’offerta di servizi legali da parte di nuovi organismi (siti internet, centri commerciali, …) non è forse un “segno di tempi che stanno mutando”?
Anche il clero si oppose duramente ai nuovi venuti, ma lo fece troppo tardi. I tempi erano maturi per nuovi protagonisti. Non è che, nel tempo, qualcuno dovrà scrivere la storia di come coloro che soppiantarono il clero, furono a loro volta soppiantati?
Sergio Zicari
Formatore e Consulente d’Impresa in marketing e comunicazione.
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