È indebito l’arricchimento che taluno consegua a danno di un’altra persona senza che sussista una giusta causa. E, a dispetto di quanto possa a prima vista apparire, ciò può verificarsi nella vita di tutti i giorni non di rado. Come ad esempio nel caso dell’agricoltore che inconsapevolmente estenda le proprie colture invadendo il terreno del vicino traendone un ingiusto vantaggio, o ancora nel caso di colui che, ricevuto per errore un pagamento non dovuto, ne profitti ingiustamente. Il “Formulario commentato del nuovo processo civile – Aggiornato ai correttivi Cartabia e mediazione” di Lucilla Nigro offre un supporto pratico e operativo per affrontare ogni fase del contenzioso civile
Indice
1. L’azione generale di arricchimento indebito
L’art. 2041 c.c. stabilisce che “chi, senza giusta causa, si è arricchito a danno di un’altra persona, è tenuto nei limiti dell’arricchimento, a indennizzare quest’ultima della correlativa diminuzione patrimoniale”. Inoltre, l’articolo citato statuisce ancora al secondo comma che “qualora l’arricchimento abbia per oggetto una cosa determinata colui che l’ha ricevuta è tenuto a restituirla in natura, se sussiste al tempo della domanda”.
Da quanto precede, si desume che costituiscono presupposti per l’azione generale di arricchimento:
- l’arricchimento di una persona;
- il depauperamento di un’altra persona;
- l’assenza di una causa che giustifichi la locupletazione (arricchimento);
- l’esistenza di un nesso causale tra arricchimento e depauperamento, nel senso che l’uno deve necessariamente discendere dall’altro.
Al verificarsi di tali presupposti scatterà a carico dell’arricchito l’obbligo di indennizzare il depauperato nei limiti dell’arricchimento conseguito o, nel caso in cui la locupletazione abbia avuto per oggetto una cosa determinata, l’obbligo di restituirla in natura, ove essa sussista al tempo della domanda.
Dunque, l’arricchimento di una persona deve essere causalmente correlato al depauperamento sofferto da altro soggetto e deve verificarsi senza che esso sia sorretto da una giusta causa. Sicché, come sostenuto dalla S.C. (Cass. civ., ord. N. 16864 del 13 giugno 2023), non potrà ad esempio considerarsi ingiustificato l’arricchimento che sia conseguenza di un contratto, di un atto di liberalità o dell’adempimento di un’obbligazione naturale.
Viceversa, tornando al nesso di causalità, esso deve essere inteso nel senso che all’arricchimento che si concretizza in capo al locupletato deve corrispondere la correlativa diminuzione patrimoniale del depauperato, con la conseguenza che ciò si verifica quando unico è il fatto da cui scaturisce l’ingiusto arricchimento.
Nei limiti, poi, del pregiudizio sofferto dal depauperato sorge in capo all’arricchito l’obbligo di indennizzo a favore del primo, obbligo che, si badi bene, non è diretto a risarcire un danno patito, ma piuttosto è volto a riequilibrare una situazione patrimoniale alterata in assenza di una giusta causa. Ciò in linea con il consolidato orientamento giurisprudenziale che distingue l’azione di indebito arricchimento dalle azioni risarcitorie per la mancanza di rilevanza dell’elemento soggettivo (dolo o colpa) nell’arricchito. Il “Formulario commentato del nuovo processo civile – Aggiornato ai correttivi Cartabia e mediazione” di Lucilla Nigro offre un supporto pratico e operativo per affrontare ogni fase del contenzioso civile.
Formulario commentato del nuovo processo civile
Il volume, aggiornato alla giurisprudenza più recente e agli ultimi interventi normativi, il cd. correttivo Cartabia e il correttivo mediazione, raccoglie oltre 200 formule, ciascuna corredata da norma di legge, commento, indicazione dei termini di legge o scadenze, delle preclusioni e delle massime giurisprudenziali. Il formulario si configura come uno strumento completo e operativo di grande utilità per il professionista che deve impostare un’efficace strategia difensiva nell’ambito del processo civile. L’opera fornisce per ogni argomento procedurale lo schema della formula, disponibile anche online in formato editabile e stampabile. Lucilla NigroAutrice di formulari giuridici, unitamente al padre avv. Benito Nigro, dall’anno 1990. Avvocato cassazionista, Mediatore civile e Giudice ausiliario presso la Corte di Appello di Napoli, sino al dicembre 2022.
Lucilla Nigro | Maggioli Editore 2025
89.30 €
2. Il carattere sussidiario dell’azione
Se da un lato, come abbiamo visto, l’azione di arricchimento è qualificata dalla stessa rubrica dell’art. 2041 c.c. come azione “generale”, atteso che ad essa si può ricorrere per ottenere il riequilibrio di una situazione patrimoniale menomata da un’ingiusta locupletazione, dall’altro occorre sottolineare che l’azione in parola ha carattere sussidiario.
Infatti, l’art. 2042 c.c. stabilisce che “l’azione di arricchimento non è proponibile quando il danneggiato può esercitare un’altra azione per farsi indennizzare del pregiudizio subito”.
Ne consegue che l’azione generale di arricchimento risulta ammissibile solo in assenza e cioè quando, per ripristinare l’equilibrio patrimoniale violato, manchi del tutto altro rimedio specifico fondato sul contratto, sulla legge ovvero su clausole generali. L’azione di indebito arricchimento si qualifica, perciò, come rimedio avente natura assolutamente autonoma e come clausola di chiusura dell’ordinamento giuridico, posta a protezione di basilari principi di equità e solidarietà.
In altri termini, ad essa non potrà farsi ricorso quando il depauperato sia nella condizione di poter sperimentare nei confronti dell’arricchito un’azione di responsabilità contrattuale o anche di responsabilità aquiliano, laddove l’ingiusta spoliazione patrimoniale del danneggiato derivi dal compimento da parte dell’arricchito di un fatto illecito, doloso o colposo (art. 2043 c.c.).
Naturalmente, una volta proposta l’azione di arricchimento spetterà al giudice verificare, anche d’ufficio, ma sulla scorta di quanto emerge dagli atti e dalle allegazioni offerte dalle parti, il rispetto dei requisiti posti dall’art. 2042 c.c. e cioè la sussistenza del carattere sussidiario della domanda proposta. Domanda, quella di indebito arricchimento, che può essere avanzata isolatamente o anche in via subordinata rispetto alla richiesta di accoglimento di altra, specifica domanda promossa nello stesso giudizio in via principale, avuto riguardo al fatto che, in tal caso, la valutazione di ammissibilità dell’azione di arricchimento avverrà solo in via eventuale e, appunto, subordinatamente al rigetto della domanda principale.
Potrebbero interessarti anche:
3. Il principio di diritto fissato dalla Suprema Corte
Ma, in definitiva, quando in base alla lettura sistematica degli articoli 2041 e 2042 c.c. l’azione generale di arricchimento potrà validamente essere proposta?
Come abbiamo in precedenza visto, dato per assodato il rispetto dei presupposti per l’azione, il nocciolo della questione risiede nell’accertamento del requisito della sussidiarietà statuito dall’art. 2042 c.c.. sul punto si sono definitivamente pronunciate le Sezioni Riunite della Cassazione Civile che, con sentenza n. 33954 del 5 dicembre 2023 hanno affermato il seguente principio di diritto: “Ai fini della verifica del rispetto della regola della sussidiarietà di cui all’art. 2042 c.c., la domanda di arricchimento è proponibile ove la diversa azione, fondata sul contratto, su legge ovvero su clausole generali, si riveli carente ab origine del titolo giustificativo. Viceversa, resta preclusa nel caso in cui il rigetto della domanda alternativa derivi da prescrizione o decadenza del diritto azionato, ovvero nel caso in cui discenda dalla carenza di prova circa l’esistenza del pregiudizio subito, ovvero in caso di nullità del titolo contrattuale, ove la nullità derivi dall’illiceità del contratto per contrasto con norme operative o con l’ordine pubblico”.
Scrivi un commento
Accedi per poter inserire un commento