Di come scrivano i giuristi, la generalità delle persone pensa che sia oscuro e prolisso.
A chi è estraneo al mondo del diritto, può però apparire sorprendente che ciò lo pensi anche ogni giurista degli altri e a maggior ragione se appartengono a corpi o ordini diversi (i giudici lo pensano degli avvocati; gli avvocati dei giudici; i pratici del diritto lo pensano della dottrina).
Il seguente contributo è un estratto dal volume: Breviario di scrittura giuridica -Il Paradigma perduto: gli strumenti della retorica classica per scrivere in modo chiaro
Indice
1. Scrittura, logica e retorica
A questo proposito, il tema è emerso anche nella cronaca giornalistica con riferimento all’esito dei concorsi in magistratura circa l’incapacità degli aspiranti magistrati di scrivere e le conseguenti iniziative che alcune università stanno cercando di approntare.
Sul versante dell’avvocatura, chi è stato chiamato come commissario a correggere gli scritti dell’ultima tornata (con prova scritta) di ammissione all’albo racconta che molti degli aspiranti avvocati che non hanno superato la prova non l’hanno superata non perché avessero mal inquadrato la questione dal punto di vista giuridico, ma piuttosto perché non erano stati in grado di scrivere in modo logico, chiaro ed efficace, se non in modo del tutto scorretto.
Ogni professionista del diritto, quindi, volendo crearsi o perfezionare le abilità necessarie per la propria professione deve necessariamente conoscere, comprendere e governare i canoni della logica e sapere come usarli nella scrittura giuridica in modo da renderla persuasiva.
Ciò detto e proprio dicendo ciò, sorprende ancor di più che questo accada nella stessa misura non solo in Italia e in Europa, ma anche, a dispetto delle differenze tra Civil Law e Common Law, negli Stati Uniti. Tanto da far sentire alla dottrina e alle università d’oltreoceano, ormai da anni, il bisogno di andare a ricatturare gli strumenti della retorica classica per aiutare i giuristi a pensare e a scriver chiaro. Dimostrando in questo modo che il ragionamento giuridico e il suo bisogno di persuasività siano più universali dei sistemi giuridici in cui vengono applicati.
Cercando risposte analoghe nel panorama italiano, salva qualche tanto sporadica quanto meritoria iniziativa formativa, non pare si possa trovare niente di eguagliabile a questo testo che possa servire allo scopo.
Questo scritto, infatti, partendo dalla consapevolezza della necessità di insegnare ai giuristi e agli operatori del diritto la tradizione retorica, intende fornire e fornisce loro quel breve excursus nelle nozioni di base del ragionamento deduttivo e induttivo, sillogistico e analogico, di cui abbisognano per comprenderne il retaggio e l’attualità e l’appropriatezza per le controversie giudiziarie: per definizione esse sono incerte (se non fosse così non ci sarebbe materia del contendere) e cosa se non la retorica – nel suo significato primigenio, attribuitole da Aristotele, come la tecnica (l’Arte) per giungere a una verità probabile (una verità più approvabile) da due o più versioni plausibili ma incerte di un dato fenomeno – può essere d’aiuto quando due parti si scontrano come accade (ancora oggi, in questo esatto momento) in un’aula di giustizia?
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2. Come arriviamo ad una buona scrittura?
Per raggiungere questo scopo vengono indagati e rappresentati i due modi della logica del giurista: l’induzione dai precedenti – per ricostruire le regole del diritto vivente dai singoli precedenti e dalle norme di diritto positivo –; la deduzione sillogistica – per applicare la regola ricostruita al caso in questione –; e di nuovo l’induzione analogica – per rafforzare retoricamente la persuasività della giustezza della regola (prima intuita abduttivamente e poi inferita per il caso di specie) –. Perché se è vero che nei Paesi di Common Law l’analogia – in senso giuridicamente significativo – è lo strumento concettuale con cui si attua con equità il principio dello stare decisis al precedente vincolante, è altrettanto vero che nei Paesi di Civil Law – con una legislazione sempre più ipertrofica, frammentata e, quindi, ineluttabilmente contraddittoria e incerta, e perciò, paradossalmente, lacunosa – i precedenti delle Corti superiori smettono di essere semplicemente persuasivi ma diventano sempre più rilevanti per la costruzione dell’ordinamento giuridico, perché il diritto recepito dalla giurisprudenza scioglie le sue contraddizioni e ne colma le lacune.
E vengono indagati per individuare e analizzare quei problemi, comuni tra chi scrive di diritto, relativi ad entrambi quei i tipi di ragionamento.
L’opera rende disponibile l’attrezzatura concettuale per riconoscere questi problemi e permettere a giudici, professori, avvocati e studenti di servirsi di un linguaggio comune quando discutono di un aspetto critico della scrittura persuasiva: la validità del suo argomentare.
Nella migliore tradizione pragmatica nordamericana, lo scopo viene perseguito – però – non solo censendo, approfondendo e svelando i meccanismi logici del ragionamento giuridico, ma anche attraverso la loro messa in pratica: vengono riportati scampoli di pareri, memorie o atti – le cui mende logiche e retoriche, corrispondenti a quelle più comunemente riscontrabili nella pratica giuridica, vengono individuate e spiegate – e poi, ricorrendo agli strumenti della retorica classica riattualizzata, riscritti e corretti.
L’opera si chiude con una considerazione: se i giuristi avessero una maggiore conoscenza della tradizione retorica classica, sarebbero in grado di scrivere in modo più chiaro e persuasivo.
Al fine di eliminare la distinzione tra chiarezza di pensiero e di scrittura, introdurre principi di retorica nel cassetto degli attrezzi dei giuristi è sicuramente un passo nella giusta direzione.
La scrittura chiara sarebbe così solo il semplice riflesso di un pensiero chiaro, perché – è questo il portato ultimo – per scrivere chiaro bisogna pensare chiaro.
Questo aiuterebbe gli avvocati italiani a essere più rispettosi della legge (che impone di scrivere tutte le memorie “in modo chiaro e conciso” – art. 121 del Codice di procedura civile italiano –). Ciò oggi è ancor più vero con la recente riforma Cartabia e il regolamento attuativo D.M. 7 agosto 2023, n. 110.
Di più, questo aiuterebbe gli avvocati in generale a essere avvocati migliori: possibilmente, più consapevoli e onesti intellettualmente; quindi, più credibili; e, infine, perciò, probabilmente più persuasivi. Restituendo loro la dignità che meritano; quella legata alla consapevolezza del ruolo che possono svolgere come moderni retori: coloro i quali per conto dei propri assistiti sono titolati del potere di dare una versione della legge e usare i metodi retorici per argomentare della giustezza di quella versione, ingenerando nel lettore la convinzione che quella versione, sebbene non l’unica, sia dotata della miglior certezza possibile, in un ambito nel quale nessuna certezza potrà mai essere definitiva.
E, per ultimo ma non da ultimo, non serve scomodare filosofi antichi e moderni, linguisti e scrittori per poter affermare che quando il linguaggio riguarda la funzione o l’esercizio di un potere (nel caso, quello giurisdizionale), la chiarezza e la comprensibilità smettono di essere una questione solamente stilistica o retorica, ma attengono alla legittimazione stessa dell’esercizio di quel potere: al modo in cui si concepisce e si pratica lo Stato di Diritto e, infine, la Democrazia.
Il contenuto è tratto dal volume
Breviario di scrittura giuridica
La maggior parte delle persone pensa che i giuristi scrivano in modo oscuro e prolisso.<br /><br />Ma la cosa ancora più sorprendente è che ciò lo pensi anche ogni giurista dei colleghi, a maggior ragione se appartengono a corpi o ordini diversi.<br /><br />Il tema della scrittura emerge ogni anno all’esito dei concorsi in magistratura e, sul versante dell’avvocatura, commissari chiamati a correggere gli scritti raccontano che<strong> LARGA PARTE DEGLI ASPIRANTI AVVOCATI NON SUPERA LA PROVA</strong> non perché abbia mal inquadrato la questione giuridica, ma piuttosto <strong>PERCHÉ NON IN GRADO DI SCRIVERE IN MODO LOGICO, CHIARO ED EFFICACE.</strong><br /><br />Ciò che oggi è ancor più necessario con la recente Riforma Cartabia e il Regolamento attuativo del Ministero della Giustizia 7 agosto 2023, n. 110.<br /><br />A dispetto delle differenze tra Civil Law e Common Law, questo accade anche negli Stati Uniti, tanto da far sentire alla dottrina e alle università d’oltreoceano, ormai da anni, il <strong>bisogno di andare a ricatturare gli strumenti della retorica classica per AIUTARE I GIURISTI A PENSARE E, quindi, A SCRIVERE IN MODO CHIARO</strong>: il ragionamento giuridico è più universale dei sistemi giuridici in cui viene applicato.<br /><br />Motivo per cui il volume sarà di grande utilità anche per futuri (e non!) magistrati, giuristi e avvocati italiani.<br /><br /><strong>Questo breviario</strong>, scritto da <strong>Kristen Konrad Tiscione</strong>, docente nel prestigioso Georgetown University Law Center, partendo dalla consapevolezza della necessità di insegnare a giuristi e operatori del diritto la tradizione retorica, <strong>propone un breve excursus nelle nozioni di base del ragionamento deduttivo e induttivo.</strong><br /><br />Nella migliore tradizione pragmatica nordamericana, lo scopo viene perseguito <strong>attraverso un approccio pratico: SONO ANALIZZATI MEMORIE O ATTI, IN CUI GLI ERRORI COMUNEMENTE RISCONTRABILI NELLA PRATICA GIURIDICA VENGONO INDIVIDUATI, SPIEGATI E CORRETTI.</strong><br /><br /><strong>Kristen Konrad Tiscione</strong><br />Professore di Diritto e Pratica Legale presso il Georgetown University Law Center a Washington D.C. Docente di corsi di “Ricerca e Scrittura Giuridica”. Già Presidente del Legal Writing Institute, è autrice di numerose pubblicazioni su autorevoli riviste giuridiche negli Stati Uniti.<br /><br /><strong>Andrea Sirotti Gaudenzi</strong><br />Avvocato, docente universitario e arbitro internazionale. Responsabile scientifico di vari enti in Italia e all’estero, è Direttore di collane e trattati giuridici e autore di numerosi volumi.<br /><br /><strong>Salvatore Milianta</strong><br />Avvocato, consulente e formatore di imprese ed enti del terzo settore. Da anni studia il tema della scrittura giuridica e della Logica e Retorica in ambito forense.
Kristen Konrad Tiscione | Maggioli Editore 2023
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