Il Garante per la protezione dei dati personali ha espresso parere favorevole riguardo allo schema di regolamento che disciplina il trattamento dei dati effettuato dai Centri per la giustizia riparativa. In una nota, l’Autorità ha spiegato che, considerando il contesto e la natura dei dati coinvolti, ha richiesto al Ministero della giustizia di apportare alcune integrazioni e precisazioni al testo al fine di migliorare il livello di protezione dei dati personali fornito agli interessati.
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Indice
1. Che cosa sono i Centri di giustizia riparativa?
I Centri di Giustizia Riparativa stanno emergendo come una nuova e promettente iniziativa nel campo del sistema giuridico. Istituiti presso gli enti locali, organizzano percorsi di giustizia riparativa con l’assistenza di mediatori esperti. Questi percorsi rappresentano una possibile fase aggiuntiva nel procedimento penale, in cui l’autore del reato e la vittima (e eventualmente altri soggetti coinvolti) cercano di raggiungere un accordo conciliativo.
Detti centri offrono dunque un approccio innovativo, che mira a promuovere la riconciliazione, la responsabilità e la riparazione dei danni causati dalle azioni criminali. Essi facilitano incontri strutturati tra l’autore del reato, la vittima e, qualora ritenuto utile, altre parti coinvolte. L’obiettivo principale è quello di fornire un ambiente sicuro e controllato in cui le persone colpite da un reato possano incontrarsi e affrontare direttamente le conseguenze dell’azione criminale.
2. Come funzionano i centri di giustizia riparativa
I Centri di Giustizia Riparativa coinvolgono mediatori qualificati e neutrali, che facilitano gli incontri tra le parti coinvolte, lavorando per creare un ambiente rispettoso e inclusivo in cui le vittime possono esprimere i loro sentimenti, le proprie esperienze e le conseguenze dell’azione criminale. Allo stesso tempo, gli autori dei reati hanno l’opportunità di comprendere meglio l’impatto delle loro azioni e di assumersi la responsabilità di riparare, appunto, il danno causato. Per il ruolo fondamentale che svolgono e per la delicatezza dei compiti loro assegnati, i mediatori esperti in giustizia riparativa possono fregiarsi di tale titolo solo dopo aver svolto un percorso formativo specifico e articolato, composto da sessioni teoriche, pratiche e tirocinio formativo.
Durante gli incontri di giustizia riparativa, le parti coinvolte possono esplorare diverse modalità di riparazione, come scuse, restituzione dei beni o servizi alla vittima o alla comunità, lavori di riparazione o altre azioni concordate da entrambe le parti. L’obiettivo è quello di raggiungere un accordo che favorisca la riparazione del danno, promuova la riconciliazione e prevenga futuri comportamenti criminali.
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3. Vantaggi dei Centri di Giustizia Riparativa
I Centri di Giustizia Riparativa offrono una serie di vantaggi, sia per le vittime che per gli autori dei reati e per la società nel suo complesso. Ecco alcuni dei principali vantaggi:
- Empowerment delle vittime: Le vittime hanno l’opportunità di esprimere il loro dolore, le loro preoccupazioni e le loro esigenze direttamente all’autore del reato, aiutandole nel processo di guarigione e nel ripristino del senso di sicurezza.
- Responsabilizzazione degli autori dei reati: Gli autori dei reati sono chiamati a confrontarsi direttamente con le conseguenze delle loro azioni e ad assumersi la responsabilità della riparazione. Ciò favorisce la consapevolezza delle conseguenze e può contribuire a evitare comportamenti criminali futuri.
- Riduzione della recidiva: Attraverso un approccio che favorisce la responsabilizzazione e la riconciliazione, i Centri di Giustizia Riparativa possono contribuire a ridurre la recidiva criminale, offrendo una prospettiva di cambiamento positivo per gli autori dei reati.
- Risparmio di risorse: La giustizia riparativa può ridurre il sovraccarico dei tribunali, consentendo una risoluzione più rapida e meno onerosa delle controversie minori, che potrebbero altrimenti richiedere procedimenti legali formali.
I Centri di Giustizia Riparativa rappresentano quindi una prospettiva innovativa per affrontare i problemi legati ai reati e al sistema di giustizia penale.
All’interno dei centri, vista la delicatezza dei temi trattati e del lavoro svolto, è di essenziale importanza effettuare il trattamento dei dati di tutti i soggetti coinvolti in maniera conforme al GDPR (Reg. UE 679/2016), soprattutto per quanto riguarda i dati appartenenti alle categorie particolari ex art. 9 (i dati che nel “vecchio” codice della privacy venivano chiamati sensibili) ed è per questo motivo che si è reso necessario uno schema di regolamento per fornire ai centri la road map da seguire per svolgere detti trattamenti nel modo corretto.
Secondo il comunicato del Garante che ha dato il suo via libera, lo schema di regolamento non presenta particolari problematiche, ma è necessario integrarlo includendo un esplicito riferimento al principio di minimizzazione. Questo sottolinea l’importanza di una selezione adeguata dei dati soggetti a trattamento, in particolare quelli di natura genetica o biometrica, o quelli che rivelano informazioni sulla salute, la vita sessuale, le opinioni politiche, le convinzioni religiose o che sono relativi a condanne penali e reati.
Il Garante ha inoltre precisato che, al fine di garantire il successo dei programmi di giustizia riparativa, la raccolta di dati come il nickname o l’accountname dei partecipanti è ammessa solo se necessaria.
Per quanto riguarda la registrazione audio-video degli incontri, il Garante ha chiesto ulteriori chiarimenti affinché questa possibilità sia limitata ai casi in cui la verbalizzazione non sia ritenuta sufficiente e sia necessaria una documentazione che includa anche la gestualità e l’espressione emotiva delle parti coinvolte (previo svolgimento di una valutazione di impatto del trattamento).
Infine, i Centri per la giustizia riparativa dovranno adottare adeguate misure tecniche e organizzative per garantire la tutela e la sicurezza dei dati personali trattati nell’ambito del programma, nonché effettuare la valutazione d’impatto prevista dal GDPR per i trattamenti particolarmente invasivi e potenzialmente pericolosi per i diritti e le libertà fondamentali degli interessati, che, in questo caso, vista la particolare posizione che ricoprono all’interno dei sistemi di giustizia riparativa, necessitano di un ancor maggiore livello di protezione.
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