ChatGPT per la prima volta entra in una sentenza della Cassazione

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ChatGPT si conquista per la prima volta una menzione in una sentenza della Suprema Corte di Cassazione. Si tratta soltanto di un accenno en passant, ma per chi come me è afflitto da sindrome del piccolo tecno nerd si tratta di un evento che segna una nuova era nel rapporto tra tecnologia e diritto, offrendo spunti di riflessione sulla validità e l’utilizzo delle evidenze fornite dall’AI nei procedimenti legali.
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Indice

1. Il caso: abusi edilizi


Il caso in esame non ha assolutamente nulla a che vedere con le nuove tecnologie, l’intelligenza artificiale o altre novità dell’ultima ora, ma si tratta di un normalissimo ricorso che ha visto coinvolti la signora FP e i suoi due figli, CR e AR, che avevano presentato ricorso contro una sentenza della Corte di Appello di Roma. La Corte di Appello aveva rigettato la richiesta di revisione di una precedente sentenza della Corte di Napoli, che, nel 2010, li aveva condannati per reati legati a violazioni edilizie. La condanna riguardava la costruzione abusiva di strutture su un’area soggetta a vincoli ambientali e paesaggistici.
I fatti risalgono al 1984, quando la ricorrente, rientrata in Italia dopo un periodo all’estero, aveva acquistato un casale colonico facente parte di un’antica masseria. Nel corso degli anni, furono intrapresi vari lavori di ristrutturazione e manutenzione dell’immobile, che portarono le autorità a contestare diverse violazioni delle normative edilizie e ambientali.
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2. La sentenza


La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili i ricorsi presentati da FP e dai suoi figli per diverse ragioni. Innanzitutto, la Corte ha ritenuto che i ricorrenti fossero a conoscenza del processo a loro carico e che le notifiche degli atti introduttivi del giudizio fossero state effettuate correttamente. In secondo luogo, la Corte ha affermato che le opere contestate erano state ultimate nell’autunno del 2004, quindi ben oltre il termine ultimo del 31 marzo 2003 previsto per la sanatoria edilizia.
La Corte ha anche sottolineato che le opere realizzate andavano ben oltre il semplice completamento funzionale dell’immobile e che, quindi, non avrebbero mai potuto essere condonate. Inoltre, i ricorrenti non avevano fornito prove sufficienti a supporto della legittimità della prosecuzione dei lavori dopo la presentazione della domanda di condono.
La Corte di Cassazione ha confermato la decisione della Corte di Appello di Roma, respingendo la richiesta di revisione della sentenza del 2010 della Corte di Napoli. I ricorrenti sono stati condannati al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle Ammende.
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3. Che cosa c’entra ChatGPT con gli abusi edilizi?


Un aspetto particolarmente interessante di questa sentenza è la menzione di ChatGPT, il noto sistema di intelligenza artificiale sviluppato da OpenAI, che per la prima volta trova il suo spazio, anche se solo sotto forma di una menzione, in una sentenza della Suprema Corte.
Nela sentenza si legge infatti che “…anche l’intelligenza artificiale ChatGPT aveva confermato che l’area in questione non era soggetta a vincoli”.
I ricorrenti avevano quindi utilizzato ChatGPT per confermare che l’area su cui insistevano le costruzioni non era soggetta a vincoli ambientali al momento delle costruzioni. Nemmeno l’intelligenza artificiale è riuscita a far vincere la causa ai ricorrenti; tuttavia, la menzione di ChatGPT in una sentenza è una novità assoluta e solleva questioni significative relative alla veridicità e alla validità delle evidenze basate su AI nei procedimenti legali.
A parere di chi scrive, siamo solo all’inizio di quella che promette di essere una vera e propria rivoluzione nel modo di gestire i processi di lavoro e sì, perché no, anche di impostare le cause e scrivere le sentenze. L’utilizzo di sistemi di AI nel contesto legale prenderà sempre più piede e contribuirà ad aumentare l’efficienza e l’accessibilità alla giustizia, alle ricerche giurisprudenziali, allo smaltimento e velocizzazione di compiti ripetitivi e a molto altro ancora.
Ma forse è ancora lontano il momento in cui per vincere una causa basterà ChatGPT e rimane imperativo affrontare con cautela il peso legale da attribuire alle conclusioni fornite da tali sistemi.
Le tecnologie di AI, compreso ChatGPT, operano attraverso algoritmi che possono avere bias incorporati a seconda dei dati su cui sono addestrati. Pertanto, la loro imparzialità e accuratezza possono essere contestate, specialmente in contesti così impattanti come le aule di tribunale.
L’uso di AI in contesti legali solleva questioni di trasparenza e attendibilità, oltre che di trattamento dei dati e privacy. Le parti in causa e i tribunali devono essere in grado di comprendere come l’AI arriva alle sue conclusioni per garantire che le decisioni siano giuste e fondate su basi solide. Questo è cruciale non solo per la legittimità del processo giudiziario, ma anche per mantenere la fiducia nel sistema legale in questa epoca di crescente automazione che ci vede protagonisti (o spettatori?).
In questo specifico caso, l’utilizzo di ChatGPT per affermare l’assenza di vincoli su un’area implica che le prove fornite dall’AI siano state considerate nel contesto delle evidenze presentate. Tuttavia, la Corte di Cassazione ha ritenuto che le conclusioni di ChatGPT non fossero sufficienti a ribaltare la decisione precedente.
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4. Conclusioni e riflessioni


La menzione di ChatGPT in una sentenza della Corte di Cassazione rappresenta un passo significativo nell’integrazione della tecnologia AI nel sistema legale. Tuttavia, è essenziale sviluppare un quadro normativo chiaro e robusto che regoli l’uso delle tecnologie di intelligenza artificiale nei contesti legali. Questo garantirà che le tecnologie AI siano utilizzate in modo etico ed efficace, rafforzando la giustizia piuttosto che comprometterla.
L’introduzione di AI nel diritto offre opportunità senza precedenti per migliorare l’efficienza e l’accuratezza dei procedimenti legali. Tuttavia, è fondamentale che le tecnologie siano utilizzate con cautela e che le loro conclusioni siano adeguatamente verificate. Solo così sarà possibile sfruttare appieno il potenziale dell’AI nel migliorare il sistema legale, mantenendo al contempo la fiducia del pubblico nella giustizia.
In conclusione, la menzione di ChatGPT in questo caso rappresenta una svolta importante, ma anche una sfida per il futuro del diritto. Sarà compito dei giuristi, dei tecnologi e dei legislatori lavorare insieme per garantire che l’intelligenza artificiale possa essere integrata nel sistema legale in modo sicuro, trasparente e giusto.

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Avv. Luisa Di Giacomo

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