Codice di condotta per l’IA generativa: il ruolo dell’UE tra regolazione e trasparenza

L’Unione Europea è impegnata nello sviluppo di un codice di condotta per l’IA generativa, per integrare il quadro normativo vincolante dell’AI Act.

L’Unione Europea è impegnata nello sviluppo di un codice di condotta per l’IA generativa, progettato per integrare il quadro normativo vincolante dell’Artificial Intelligence Act (AI Act), entrato in vigore il 1° agosto 2024. Questo codice mira a rispondere alle esigenze di trasparenza, affidabilità e rispetto dei diritti fondamentali, promuovendo una governance responsabile delle tecnologie di intelligenza artificiale avanzate. Le discussioni in corso, alimentate anche dai principi concordati a livello G7, rappresentano un passo importante verso una regolamentazione armonizzata a livello europeo e globale. Il volume “Il Regolamento Europeo sull’intelligenza artificiale” curato da Giuseppe Cassano ed Enzo Maria Tripodi si propone di rispondere proprio a queste sfide, offrendo ai professionisti del diritto un quadro completo e aggiornato delle nuove responsabilità giuridiche legate all’uso dell’Intelligenza Artificiale.

Indice

1. Obiettivi principali del codice di condotta


Il codice, attualmente in fase di elaborazione, si propone di affrontare alcune delle sfide più urgenti legate ai sistemi di IA generativa, tra cui:

  • Promozione della trasparenza: le imprese saranno invitate a rendere noti i dati utilizzati per l’addestramento degli algoritmi, garantendo che il processo di sviluppo rispetti i diritti di proprietà intellettuale e le normative vigenti.
  • Supporto alla conformità volontaria: il codice fornirà linee guida per favorire la conformità ai requisiti normativi stabiliti dall’AI Act, con particolare attenzione alla tracciabilità e alla documentazione.
  • Prevenzione delle frammentazioni normative: un codice armonizzato consentirà di evitare approcci disomogenei tra i diversi Stati membri, rafforzando la coerenza nel mercato unico.

Il volume “Il Regolamento Europeo sull’intelligenza artificiale” curato da Giuseppe Cassano ed Enzo Maria Tripodi si propone di rispondere proprio a queste sfide, offrendo ai professionisti del diritto un quadro completo e aggiornato delle nuove responsabilità giuridiche legate all’uso dell’Intelligenza Artificiale.

FORMATO CARTACEO

Il Regolamento Europeo sull’Intelligenza Artificiale

Con la diffusione inarrestabile dell’Intelligenza Artificiale nella quotidianità, gli operatori del diritto sono chiamati a interrogarsi sulla capacità dell’attuale tessuto normativo – nazionale, europeo e internazionale – di reggere la forza d’urto dell’IA garantendo al tempo stesso la tutela dei diritti fondamentali a singoli e collettività o, piuttosto, sulla indispensabilità di un nuovo approccio normativo.Il Legislatore europeo è intervenuto dettando la nuova normativa dell’AI ACT, il Regolamento n. 1689/2024, che si muove lungo più direttrici: raggiungere un mercato unico dell’IA, aumentare la fiducia dei consociati, prevenire e mitigarne i rischi e, infine, sostenere anche l’innovazione della medesima IA. In un contesto di così ampio respiro, e in continuo divenire, qual è il ruolo del giurista?Il volume offre al lettore un primo strumento organico approfondito ed esaustivo per mettere a fuoco l’oggetto delle questioni e la soluzione alle stesse come poste dalla normativaeurounionale, dallo stato dell’arte tecnico e giuridico alle problematiche in campo: la proprietà intellettuale, le pratiche di IA proibite, il rapporto con il GDPR e la compliance per l’IA in base al rischio, i nuovi obblighi a carico di imprese, fornitori e utenti. Giuseppe CassanoDirettore del Dipartimento di Scienze Giuridiche della European School of Economics di Roma e Milano, ha insegnato Istituzioni di Diritto Privato presso l’Università Luiss di Roma. Avvocato cassazionista, studioso dei diritti della persona, del diritto di famiglia, della responsabilità civile e del diritto di Internet, ha pubblicato numerosissimi contributi in tema, fra volumi, trattati, voci enciclopediche, note e saggi.Enzo Maria TripodiGiurista specializzato nella contrattua listica d’impresa, nella disciplina della distribuzione commerciale, nel diritto delle nuove tecnologie e della privacy e la tutela dei consumatori. Già docente presso la LUISS Business School e professore a contratto di Diritto Privato presso la facoltà di Economia della Luiss Guido Carli di Roma. Ha insegnato in numerosi Master post-laurea ed è autore di numerose pubblicazioni con le più importanti case editrici. 

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2. Connessione con l’AI Act


Il codice di condotta non sarà obbligatorio, ma fungerà da strumento complementare all’AI Act, che impone obblighi vincolanti per i fornitori di sistemi di IA ad alto rischio. L’AI Act richiede valutazioni di conformità, tracciabilità e trasparenza, elementi fondamentali per garantire la sicurezza e la protezione dei diritti fondamentali degli utenti.

3. Il contesto internazionale


L’UE non agisce sola in questo caso: il progetto del codice si allinea ai principi guida discussi dal G7 nell’ambito dell’Intelligenza Artificiale di Hiroshima. Questi principi sottolineano l’importanza di un approccio globale alla regolazione dell’IA generativa, promuovendo un uso etico e sicuro delle tecnologie emergenti. L’adozione di standard condivisi potrebbe facilitare l’integrazione tra mercati, evitando barriere normative.

4. IA generativa e copyright


Uno degli aspetti più controversi legati ai sistemi di IA generativa riguarda il loro rapporto con il diritto d’autore. Questi modelli utilizzano dataset contenenti enormi quantità di contenuti, molti dei quali protetti da copyright, per addestrare algoritmi capaci di generare opere nuove. La questione è: l’utilizzo di queste opere nei dataset costituisce una violazione del copyright, oppure rientra in un uso legittimo?

5. Dataset e diritto di riproduzione


L’uso di opere protette per il training dei modelli solleva interrogativi sul diritto di riproduzione, uno dei pilastri del copyright. Secondo il Regolamento UE 2019/790 sul diritto d’autore nel mercato unico digitale, esistono eccezioni per il text and data mining (TDM), che consentono l’uso di opere protette per finalità di ricerca. Tuttavia, queste eccezioni non coprono gli usi commerciali, lasciando scoperto un ampio settore di applicazioni dell’IA generativa.
Il codice di condotta potrebbe includere principi per regolamentare l’uso di tali dataset, come la necessità di ottenere licenze specifiche per i contenuti protetti da copyright o di garantire la tracciabilità dei dati utilizzati nei processi di addestramento.

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6. Creazioni generate dall’IA: opere originali o derivate?


Un ulteriore problema riguarda la natura delle creazioni prodotte dall’IA generativa: tali opere possono essere considerate originali e, quindi, tutelate dal diritto d’autore? La giurisprudenza europea attualmente attribuisce la protezione alle opere frutto di creatività umana, escludendo così i contenuti generati autonomamente da sistemi di IA. Tuttavia, se un’opera derivata dall’IA riproduce in modo sostanziale un contenuto preesistente, può sorgere un conflitto legale.
Il codice di condotta potrebbe prevedere misure per garantire che le opere generate non costituiscano una violazione del copyright, introducendo obblighi di verifica preventiva da parte delle aziende tecnologiche.

7. Casi emblematici e possibili soluzioni


L’assenza di regole chiare ha già portato a controversie legali. Tra i casi più rilevanti:

  • Germania: GEMA contro OpenAI: La società di gestione collettiva tedesca ha accusato OpenAI di aver utilizzato opere musicali protette per addestrare i propri modelli senza autorizzazione, dimostrando la necessità di regole per proteggere i diritti degli autori.
  • Italia: le preoccupazioni di SCF: In Italia, SCF ha evidenziato rischi legati all’uso non autorizzato di brani musicali nei dataset. Tali questioni potrebbero essere affrontate meglio attraverso accordi di licenza collettiva, che consentano un accesso regolamentato ai contenuti.

8. Proposte per la tutela del diritto d’autore nell’IA generativa


Per rispondere alle sfide emergenti, il codice di condotta potrebbe includere i seguenti strumenti:

  • Licenze collettive obbligatorie: permettere alle società di gestione collettiva di negoziare licenze per l’uso di contenuti protetti nei dataset, garantendo compensi equi agli autori.
  • Tracciabilità dei contenuti: obbligare le aziende a implementare strumenti di audit per verificare l’origine dei dati utilizzati nell’addestramento dei modelli.
  • Modelli di revenue sharing: creare meccanismi per la condivisione dei ricavi generati dalle opere prodotte dall’IA con i titolari dei diritti delle opere originali.

9. Conclusioni e prospettive future


L’obiettivo a lungo termine del codice di condotta è rafforzare la fiducia nei sistemi di IA generativa, garantendo al contempo il rispetto dei diritti di proprietà intellettuale e la promozione dell’innovazione tecnologica. Tuttavia, il successo di questa iniziativa dipenderà dalla collaborazione tra imprese tecnologiche, legislatori e società civile, per tradurre i principi generali in pratiche operative concrete.
Per quanto riguarda lo specifico tema del diritto d’autore, il codice di condotta per l’IA generativa si configurerebbe come uno strumento cruciale per affrontare il rapporto con intelligenza artificiale. Sebbene volontario, potrebbe rappresentare un modello flessibile per regolamentare l’uso di contenuti protetti nei dataset, prevenendo contenziosi e tutelando sia gli autori che le imprese.
L’Unione Europea, con il supporto dell’AI Act e delle discussioni internazionali, ha l’opportunità non solo di stabilire un nuovo equilibrio tra innovazione e protezione dei diritti, creando un ecosistema che valorizzi la creatività senza ostacolare il progresso tecnologico, ma anche di essere ancora una volta pioniera nella regolamentazione di un altro aspetto dell’intelligenza, che promette di essere la maggior sfida giuridica e tecnologica per il nostro immediato futuro.

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Avv. Luisa Di Giacomo

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