Principio del risultato e principio di legalità nel Codice dei contratti

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L’articolo analizza il “principio del risultato” sancito dal decreto legislativo del 31 marzo 2023, n. 36, che sottolinea l’importanza della tempestività e del rapporto qualità-prezzo nell’azione amministrativa, in conformità ai principi costituzionali di buon andamento, legalità, trasparenza e concorrenza. Si evidenzia come il risultato sia considerato una “derivazione evoluta” del buon andamento, divenendo un valore fondamentale da perseguire nell’interesse pubblico. Parallelamente, il principio di legalità, ancorato all’articolo 97 della Costituzione, garantisce che l’azione amministrativa sia sempre indirizzata a fini stabiliti dalla legge, preservando la supremazia della legge sui poteri pubblici. L’articolo esplora infine il rapporto tra questi due principi nel contesto degli appalti pubblici, prendendo in esame la sentenza del Consiglio di Stato n. 2866 del 2024, che sottolinea come il principio del risultato non contrasti ma piuttosto completi il principio di legalità, ampliando le possibilità di controllo giurisdizionale sulle decisioni amministrative. Per l’approfondimento consigliamo: Le principali novità del Codice dei contratti pubblici

Indice

1. Il principio del risultato


Il principio del risultato, previsto all’articolo 1 del decreto legislativo del 31 marzo 2023, n. 36, richiama la massima tempestività e il migliore rapporto possibile tra qualità e prezzo, nel rispetto dei principi di legalità, trasparenza e concorrenza, costituendo attuazione del principio di rilevanza costituzionale del buon andamento e dei correlati criteri, ormai cristallizzati, di efficacia, efficienza ed economicità. Da tale previsione si evince come il risultato rappresenta la “derivazione evoluta” del buon andamento. Il principio del risultato è di valore dominante del pubblico interesse da perseguire attraverso il contratto e che esclude che l’azione amministrativa sia vanificata[1].

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Le principali novità del Codice dei contratti pubblici

Il volume ha lo scopo di fornire dei focus specifici sulle più rilevanti modifiche introdotte dal nuovo Codice dei contratti pubblici (D.Lgs. 31 marzo 2023, n. 36), entrato in vigore il 1° aprile 2023 ed efficace, pur se non integralmente, dal 1° luglio 2023.La trattazione è stata pensata, e sviluppata, in modo differente rispetto alla classica manualistica; si sono infatti voluti evitare gli appesantimenti dottrinali, limitando al massimo i richiami normativi e riportando solamente quelli indispensabili per meglio inquadrare le principali novità rispetto al precedente Codice degli appalti (D.Lgs. 50/2016).In particolare, l’Autore illustra i nuovi principi del “risultato”, della “fiducia” e dell’“accesso al mercato”, la valorizzazione della semplificazione, dell’accelerazione e della digitalizzazione, la nuova figura del RUP (che da Responsabile Unico del Procedimento assume il ruolo di Responsabile Unico di Progetto), per poi ripercorrere tutte le innovazioni seguendo lo sviluppo della procedura di gara, dalla progettazione/programmazione all’esecuzione del contratto.Il taglio della pubblicazione, che si articola attraverso brevi approfondimenti degli istituti e un apparato di essenziali considerazioni pratico-operative, rende il volume adatto non solo a chi si occupa di appalti nella pubblica amministrazione e negli uffici gare delle imprese, ma anche a chi intendesse approfon- dire la conoscenza in vista di esami e/o concorsi per il pubblico impiego.Stefano UsaiVice segretario, responsabile dei servizi: Staff e direzione; Gestione delle risorse finanziarie e umane. Responsabile per la trasparenza ai sensi del D.Lgs. 33/2013 e dell’accesso civico; funzionario sostituto ai sensi dell’art. 2 della legge 241/1990. Formatore in materia di appalti e attività degli Enti locali in genere, autore di articoli e di numerose pubblicazioni in materia.

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2. Il principio di legalità


Il principio di legalità, pur non essendo esplicitamente affermato nella Costituzione, rinviene nell’articolo 97 Cost. dove si prescrive che “i pubblici uffici sono organizzati secondo disposizioni di legge”, estendendo il suo ambito di applicazione anche all’intera azione amministrativa. Trattasi di una riserva relativa di legge che riguarda sia l’organizzazione che l’azione della pubblica amministrazione. Nella Costituzione, altri orientamenti dottrinali hanno individuato quali ulteriori fonti della legalità gli articoli 23, 24 e 113 della Costituzione.
Dal punto di vista del rapporto tra il principio di legalità e l’azione amministrativa, va detto che quanto stabilito nella Costituzione trova attuazione nella legge del 7 agosto 1990, n. 241, c.d. legge sul procedimento amministrativo, all’articolo 1, comma 1, prevede che “l’attività amministrativa persegue i fini determinati dalla legge”.Pertanto, l’azione amministrativa deve essere sempre finalizzata a raggiungere i fini stabiliti dal legislatore, che sono comuni alla collettività e sono detti anche fini pubblici. Nel diritto amministrativo, il principio di legalità attiene, inoltre, alla supremazia della legge rispetto ai poteri pubblici presenti nell’ordinamento.

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3. Il rapporto del principio del risultato e del principio di legalità negli appalti pubblici


Dal punto di vista del rapporto tra il principio del risultato e il principio di legalità negli appalti pubblici, è interessante la Sentenza del Consiglio di Stato, Sezione III, n. 2866 del 26 marzo 2024. In merito, la sentenza ha riguardato, nella contrattualistica pubblica, la difformità dell’offerta dell’aggiudicataria rispetto alla previsione del capitolato in un affidamento di una fornitura.
In particolare, in questa importante sentenza, il giudice ha ritenuto che, pur essendo la fornitura in questione non ancora soggetta, ratione temporis, alla disciplina di cui al d. lgs. 36/2023, l’utilizzo da parte della legge di gara del parametro del risultato esplicita e conferma, nello specifico procedimento per cui è causa, il carattere immanente al sistema della c.d. amministrazione di risultato. Va ricordato, sul punto, che la dottrina ha ricondotto al principio di buon andamento dell’attività amministrativa, già prima dell’espressa affermazione contenuta nell’art. 1 del citato d. lgs. n. 36 del 2023 con specifico riferimento alla disciplina dei contratti pubblici.
Il profilo causale del singolo provvedimento va così analizzato alla luce del collegamento che lo avvince alla complessa vicenda amministrativa, nell’ottica del risultato della stessa, tanto che autorevole dottrina ha in proposito proposto l’introduzione di “una nuova nozione, che può essere denominata operazione amministrativa, ad indicare l’insieme delle attività necessarie per conseguire un determinato risultato concreto”.
L’importanza del risultato nella disciplina dell’attività dell’amministrazione non va riguardata ponendo tale valore in chiave antagonista rispetto al principio di legalità, rispetto al quale potrebbe realizzare una potenziale frizione: al contrario, come pure è stato efficacemente sostenuto successivamente all’entrata in vigore del richiamato d. lgs. n. 36 del 2023, il risultato concorre ad integrare il paradigma normativo del provvedimento e dunque ad “ampliare il perimetro del sindacato giurisdizionale piuttosto che diminuirlo”, facendo “transitare nell’area della legittimità, e quindi della giustiziabilità, opzioni e scelte che sinora si pensava attenessero al merito e fossero come tali insindacabili [2].

Note

  1. [1]

    Pellegrino A., Princìpi del risultato e fiducia: chiarimenti da parte del Consiglio di Stato, www.diritto.it, 2024.

  2. [2]

    Cons. Stato, sez. III, 26.3.2024, n. 2866.

Armando Pellegrino

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