Concordato preventivo biennale: scadenza 31 ottobre 2024

Il Concordato Preventivo Biennale , introdotto dal decreto Omnibus, è una delle novità fiscali attese per le partite IVA italiane.

Chiara Schena 23/10/24
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Il Concordato Preventivo Biennale , introdotto dal decreto Omnibus, è una delle novità fiscali attese per le partite IVA italiane. Con l’avvicinarsi della scadenza del 31 ottobre 2024, il Concordato propone di offrire stabilità fiscale per gli anni 2024-2025, consentendo ai contribuenti di predeterminare il reddito imponibile. Tuttavia, se da una parte questa misura è volta ad assicurare vantaggi in termini di certezza fiscale, dall’altra ha generato in alcune categorie professionali critiche.

Indice

1. Come funzionerà il concordato?


Il concordato preventivo permetterà ai contribuenti di concordare con l’AdE il reddito imponibile per il bienno successivo, in modo da garantire una maggiore previsione sulle imposte dovute: dunque, le partite IVA avranno la possibilità di sapere in via anticipata quanto dovranno pagare. In particolare, se i redditi effettivi del biennio risulteranno superiori a quelli concordati, non verranno applicate ulteriori imposte su tali eccedenze. Inoltre, è prevista l’applicazione di un’imposta sostitutiva ridotta per i redditi eccedenti rispetto a quelli dichiarati nel 2023, con una flat tax variabile per i soggetti che utilizzano gli Indicatori sintetici di affidabilità.

2. Cause di esclusione dal concordato


Non tutti i contribuenti potranno aderire al Concordato preventivo biennale, in quanto il decreto prevede una serie di condizioni di esclusione. In primo luogo, chi ha debiti tributari superiori a 5.000 euro non potrà accedere al concordato, a meno che tali debiti non siano stati regolarizzati. Allo stesso modo, i contribuenti che non hanno presentato la dichiarazione dei redditi per uno degli ultimi tre anni non potranno beneficiare della misura. Tra gli altri casi di esclusione annoverati vi rientrano le le imprese che, durante il periodo di adesione, hanno subito modifiche societarie rilevanti, come fusioni o scissioni.

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3. Controlli fiscali


Uno tra gli aspetti maggiormente controversi è la minaccia di controlli fiscali intensificati per chi non aderisce al concordato. Il decreto Omnibus prevede che i contribuenti che rifiutano la proposta o che decadono dal regime concordato siano inseriti in liste selettive per accertamenti da parte dell’Agenzia delle Entrate e della Guardia di Finanza. Negli ultimi giorni, molti professionisti del settore legale e fiscale hanno criticato l’intervento del governo paragonandolo, per l’effetto, ad una forma di pressione più che come un incentivo fiscale. Di fatto, anche i contribuenti che operano in regola rischiano di trovarsi costretti ad aderire al concordato non tanto per i vantaggi offerti, quanto per evitare i costi e le incombenze burocratiche legate a eventuali accertamenti.

4. Ravvedimento speciale


Uno degli aspetti più discussi del Concordato è il collegamento con il ravvedimento speciale per il periodo d’imposta 2018-2022. Tale strumento consente ai contribuenti di regolarizzare eventuali irregolarità fiscali pregresse con modalità agevolate, come il pagamento rateale o in un’unica soluzione. Tuttavia, l’accesso a questa sanatoria è riservato esclusivamente a chi aderisce alla misura del concordato preventivo biennale. Anche in questo caso, questo vincolo ha suscitato non poche critiche, poiché molti professionisti del settore lo vedono come una forma di pressione per spingere i contribuenti ad accettare il concordato, piuttosto che un’opzione volontaria e vantaggiosa.

5. Aliquote agevolate


Il decreto Omnibus ha introdotto una flat tax mirata per i contribuenti che applicano gli ISA, un sistema pensato per premiare l’affidabilità fiscale. Quindi, chi otterrà un punteggio compreso tra 8 e 10 potrà godere di un’aliquota agevolata del 10%, mentre un punteggio tra 6 e 8 comporterà una tassazione più alta al 12%. Per coloro che registrano un punteggio inferiore a 6, l’aliquota salirà al 15%. Una simile struttura progressiva intende incentivare i contribuenti a migliorare il loro profilo fiscale e a garantire un rapporto di fiducia con l’AdE.
Parallelamente, il concordato prevede anche agevolazioni per i contribuenti forfettari, che possono usufruire di un’aliquota ridotta al 10%, incentivando così l’adesione anche da parte delle piccole imprese e dei lavoratori autonomi.
L’intento del legislatore è quello di creare un sistema fiscale più stabile, che consenta alle imprese di pianificare le loro finanze senza temere improvvisi aumenti del carico fiscale.

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