Le principali associazioni forensi italiane – l’Organismo Congressuale Forense (OCF), l’Associazione Italiana Giovani Avvocati (AIGA), l’Associazione Nazionale Forense (ANF), il Movimento Forense (MF) e l’Unione Nazionale Camere Civili (UNCC) – hanno espresso un forte disappunto nei confronti dell’emendamento alla legge di bilancio 2025, approvato dalla Camera dei Deputati, che subordina l’iscrizione a ruolo delle cause al pagamento del contributo unificato. Alla Legge di Bilancio 2025 abbiamo dedicato l’articolo Manovra di bilancio 2025: il primo testo bollinato (PDF scaricabile)
Indice
1. L’emendamento sul contributo unificato
L’emendamento in questione introduce una norma che condiziona l’avvio di un procedimento giudiziario al previo pagamento del contributo unificato, un adempimento di natura fiscale obbligatorio per chi intende agire in giudizio. Sebbene le associazioni forensi condividano l’importanza del rispetto degli obblighi fiscali, il provvedimento solleva preoccupazioni significative per il suo impatto sull’accesso alla giustizia.
Secondo quanto riportato nel comunicato stampa congiunto, la norma potrebbe presentare profili di incostituzionalità, in quanto il pagamento del contributo unificato diventerebbe una condizione sine qua non per la tutela dei diritti. Questo meccanismo rischia di trasformare un diritto fondamentale – quello all’accesso alla giustizia – in un privilegio riservato a chi può permettersi di pagare immediatamente il tributo.
2. Le critiche all’emendamento della Legge di Bilancio 2025
Le associazioni forensi hanno evidenziato tre principali criticità legate all’emendamento:
- Limitazione dell’accesso alla giustizia:
La norma subordina il diritto alla tutela giurisdizionale a un requisito di tipo fiscale, potenzialmente escludendo chi, per difficoltà economiche, non è in grado di sostenere il costo iniziale del contributo unificato. Questo, secondo le associazioni, viola l’articolo 24 della Costituzione italiana, che garantisce il diritto di tutti i cittadini ad agire in giudizio per la tutela dei propri diritti. - Disparità di trattamento:
L’emendamento potrebbe aggravare le disuguaglianze tra chi ha risorse economiche sufficienti e chi, invece, si trova in una situazione di vulnerabilità. Per molti cittadini, infatti, il contributo unificato rappresenta un costo significativo, soprattutto nelle cause di valore elevato. - Inefficienza del sistema fiscale:
Le associazioni suggeriscono che il problema del recupero dei crediti tributari potrebbe essere affrontato con strumenti più efficaci e meno invasivi. La norma appare, invece, come una misura punitiva che scarica sul cittadino il peso delle inefficienze del sistema fiscale.
3. Le proposte delle associazioni forensi
Per evitare le conseguenze negative dell’emendamento, le associazioni forensi invitano il Governo e il Parlamento a riflettere sulla necessità di modificare la norma durante l’esame della legge di bilancio al Senato. Le proposte avanzate includono:
- Lo stralcio dell’emendamento:
Eliminare la norma, riportando la situazione alla disciplina precedente, che già garantiva il rispetto degli obblighi fiscali senza compromettere l’accesso alla giustizia. - Introduzione di una procedura semplificata per il recupero del credito tributario:
Le associazioni suggeriscono di adottare strumenti alternativi per garantire l’incasso del contributo unificato. Una procedura accelerata potrebbe consentire al fisco di recuperare i crediti senza condizionare la tutela dei diritti fondamentali.
Queste soluzioni garantirebbero un equilibrio tra la necessità di riscuotere i tributi e il rispetto del diritto costituzionale all’accesso alla giustizia.
4. Implicazioni per l’avvocatura e i cittadini
L’approvazione dell’emendamento ha suscitato grande preoccupazione all’interno dell’avvocatura italiana, che teme un impatto negativo sull’intero sistema giuridico. Gli avvocati, come primo punto di contatto con i cittadini, si troverebbero a fronteggiare ulteriori difficoltà nel rappresentare i loro clienti, specialmente quelli economicamente svantaggiati.
Inoltre, l’emendamento potrebbe avere un effetto deterrente sulla proposizione delle cause, aumentando il rischio che alcuni cittadini rinuncino a far valere i propri diritti per timore dei costi iniziali. Questo fenomeno, noto come “giustizia per pochi”, rischia di minare il principio di uguaglianza sancito dall’articolo 3 della Costituzione.
5. Conclusioni
La decisione della Camera dei Deputati di approvare l’emendamento alla legge di bilancio 2025 rappresenta un punto critico per il sistema giuridico italiano. Sebbene il rispetto degli obblighi fiscali sia essenziale, la norma proposta appare sproporzionata, rischiando di trasformare l’accesso alla giustizia in un diritto condizionato.
Le associazioni forensi continueranno a monitorare la situazione e a sollecitare modifiche durante l’iter legislativo in Senato, nella speranza che si possano trovare soluzioni più equilibrate e rispettose dei diritti fondamentali.
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