Il controllo nell’era informatica. I limiti della privacy

Nel romanzo di Bradbury, Farenheit 451, il fine ultimo è annichilire la capacità critica del singolo, imponendo un consumo il cui fine ultimo è essere protagonisti con l’apparire, un appagamento che non può evitare una diffusa depressione curata con stupefacenti e medicinali, la nascita di una nuova forma di business.
Se in Farenheit i libri non possono più esistere e le biblioteche bruciate, in “1984” di Orwell , i libri esistono ma sono continuamente controllati a posteriori e si deve perennemente restare connessi con la televisione, strumento non solo educativo ed oppressivo ma ancor più consolatorio della vita, in entrambi i casi vi è una degenerazione informativa della democrazia.

Quanto prospettato in questi due romanzi è ancor più terribile attraverso l’informatica, l’accumulo di informazioni e la loro elaborazione su ciascun individuo tende a superare i limiti imposti a garanzia dalle leggi sulla privacy.
Sia il D.Lgs. n. 36/2003 che la Direttiva 95/46 CE si concentrano e non possono che ridursi sui dati raccolti mediante strumenti contrattuali o da persone giuridiche sul territorio nazionale e comunitario, tanto che il trasferimento di dati personali è vietato da paesi rientranti nello Spazio Economico Europeo verso “terzi”, a meno che la Commissione riconosca con una propria decisione esservi un livello di protezione “adeguato”.

Deroga a tale divieto è consentita per i casi menzionati dall’art. 26, c.1, della Direttiva nonché nell’ipotesi di contratti che offrano adeguate garanzie, come previsto dal successivo c. 2 dell’art. 26; il testo del contratto deve incorporare i principi stabiliti nella Direttiva, garantendo pertanto l’adeguato trattamento dei dati stessi.
A queste ipotesi si affianca lo strumento del Binding corporate rules (B C R), il quale permette il trasferimento di dati personali verso Paesi extra UE tra società che fanno parte dello stesso gruppo di imprese, questo al fine di ridurre gli oneri a carico di società multinazionali, tale pratica trae efficacia da una concessione, di autorizzazione del Garante ai sensi dell’art.44, lett. a) del D. Lgs. 196/2003 – “Codice”.
Devono in particolare essere garantiti, i principi di correttezza e legittimità del trattamento, di finalità, necessità e proporzionalità dei dati, l’obbligo del titolare di rilasciare idonea informativa all’interessato, i diritti dell’interessato, le misure di sicurezza prescritte dalla legge, infine il diritto dell’interessato a ottenere il risarcimento del danno derivante dal mancato rispetto delle BCR, oltre ulteriori oneri imposti al gruppo multinazionale d’impresa.

La richiesta autorizzazione alla trasmissione dei dati deve contenere in particolare:
• Le tipologie di dati personali oggetto delle attività di trasferimento;
• Le finalità oggetto delle attività di trasferimento;
• I rapporti esistenti tra la società capogruppo e la società che ha richiesto l’autorizzazione.
Quanto finora esposto riguarda solo una parte dei problemi, quelli dei dati riguardanti le imprese e strumenti contrattuali, ma nella realtà si sta affermando un secondo livello molto più problematico, la possibilità di raccolta di dati direttamente dalla rete, magari con la necessità della sicurezza, in questo favorita dalla enorme mobilità assicurata dalla globalizzazione, la quale d’altra parte nel rendere più facile lo spostamento di capitali, merci e persone, rende più urgente la necessità di determinati controlli se si vuole mantenere in equilibrio strutture sociali ed economiche.

L’esplodere demografico della popolazione in alcune aree prive di tecnologia e culture adeguate, conduce a squilibri che si risolvono in continui passaggi tra vasi comunicanti, che in presenza di una accresciuta tecnologia di comunicazione conduce al formarsi di nuovi mercati, i quali reggendosi su una manipolazione economica dei diritti umanitari, intrecciano illecito al lecito.
Vi è quindi la necessità di controllare ulteriormente i flussi sempre più veloci, intervenire per rallentare e stabilizzare gli stessi, acquisendo così il tempo necessario per riassorbire la curva esponenziale che si è formata, pena l’esplodere del sistema sociale e l’implodere degli apparati amministrativi, con il trionfo di un modello sempre più polarizzato su basi populiste.

Questo conduce inevitabilmente alla necessità del controllo, che viene ad innestarsi sulle nuove problematiche che lo stesso uso ed abuso informatico crea, quando il sistema informatico nell’assorbire progressivamente la nostra attenzione, ci rende dipendenti ed isolati, esposti ad impulsi emotivi nella difficoltà di elaborazione di un pensiero complesso e critico verso lo stesso sistema che ci fagocita.
Ne consegue che la nostra apparente libertà globale è nella realtà inversamente proporzionale all’isolamento personale, le nostre sono solo emozioni collettive di massa prive del rapporto emotivo diretto, una empatia del corpo che agisca in uno spazio non limitato.

Il coordinamento gerarchico e alienante della catena di montaggio e della fisicità della burocrazia, è sostituito da una libertà gerarchizzata, secondo schemi che richiamano il Castello di Kafka, di cui tuttavia non si vede il centro del Potere, indefinito quale una volontà divina.
Il senso di oppressione sparisce assorbito nella infinita rete, nella quale con estrema felicità l’assorbimento progressivo conduce all’obbedienza mascherata da anarchia, dove i controlli della “rete” sostituiscono lo “Stato territoriale” dialogando direttamente con organizzazioni parallele.
Le necessità nate dalla tecnologia ci conducono pertanto ad essere parcellizzati e schedati, con il rischio dell’emergere di una nuova visione di “Metropolis” (Fritz Lang) ed il perdere della propria libertà decisionale, molto più insidiosa in quanto interna e volontaria, favorita dalla necessità di scelta fra i due estremi del riemergente antico binomio “sicurezza-libertà”.

Si profila una riedizione della “Fattoria degli animali” di Orwell, in cui l’entusiasmo per la nuova rivoluzione fornisce il destro ad innovative e perfezionate forme di controllo sociale, mentre volenterose schiere di giovani si offrono per una rinnovata schedatura, senza che si possa esercitare un effettivo controllo sul sistema stesso e sulle sue finalità nell’essere questi un ibrido pubblico-privato. Ognuno parla a se stesso in un finto dialogo che esalta il suo autocompiacimento, riemerge la possibile ambiguità di ogni azione umana, il doppio declinarsi di qualsiasi innovazione tecnologica in cui solo una “vigile” e “disinteressata” capacità critica ne permette una “onesta” lettura.

Dott. Sabetta Sergio Benedetto

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