Criminalità a eziologia tossicomaniacale

1. Profili introduttivi

Secondo l’ autorevole parere dell’ Osservatorio europeo sulle droghe e sulle tossicomanie, il tossicodipendente pone in essere almeno quattro tipologie di devianza, ovverosia << quella economico-compulsiva, quella sistemica, quella psicofarmacologica e quella legata alle infrazioni della legislazione interna sugli stupefacenti >> ( EMCDDA, 2007 ). In realtà, la testé menzionata quadripartizione è oggi considerata alla stregua di un’ elucubrazione priva di fondamenti empirici apprezzabili a livello di pratica quotidiana. Del resto, come sottolineato da CAUCHY & MADRIAZA & MONNIER & MARTEL-PERRON & ROBERT-COLOMBY & BENZACAR & MODICA ( 2015 ). l’ assuntore cronico di sostanze illecite o semi-lecite pone in essere, nella quasi totalità dei casi, delitti contro il patrimonio, come i furti e le rapine, allo scopo di poter pagare la propria dose quotidiana. Anche nel contesto criminologico belga, la Dottrina si focalizza sulle devianze economico-compulsive ( de RUYVER & LEMAITRE & PONSAERS & BORN & PAUWELS & VANDER-LAENEN, 2009 ). Gli aspetti patrimoniali, ognimmodo, non vanno ipostatizzati, in tanto in quanto, soprattutto nei Paesi nordici del continente europeo, non manca un buon 30 % di consumatori ristretti in carcere per possesso o spaccio di stupefacenti ( MAES, 2010 ). In tutto l’ Occidente, il carcere è il compagno inseparabile di coloro che sperimentano le tossicomanie. Il mondo delle sostanze d’ abuso, anche se legalizzate, reca sempre l’ assuntore, presto o tardi che sia, a fare l’ esperienza della vita penitenziaria. La provenienza della popolazione carceraria belga conferma appieno tale asserto, soprattutto quando il consumatore è costretto a trasformarsi anche in spacciatore per garantirsi la propria provvista personale ( PLETTINCKX & ANTOINE & GREMEAUX & van OYEN, 2017 ).
Sin dai tempi della Rivoluzione industriale, la Criminologia europea e nord-americana ha ipotizzato e teorizzato svariati strumenti educativi per realizzare una prevenzione all’ interno della società. Senza dubbio, la ratio del miglior inquadramento socio-economico-residenziale è lodevole, ma, d’ altro canto, fanno sorridere gli slogan idealisti che si mescolano a promesse elettorali prive di concretezza. Di recente, pur senza introdurre novità eclatanti, FARRINGTON & WELSH ( 2003 ) hanno asserito che << bisogna contestualizzare le misure di prevenzione sociale nel contesto del percorso della vita e della comunità di appartenenza [ … ] Una misura di prevenzione deve mirare a ridurre i fattori di rischio e deve, viceversa, stimolare i fattori di protezione [ … ] Occorrono interventi che abbiano un impatto sulle vulnerabilità specifiche nei vari aspetti della vita, come lo status socio-economico, i problemi familiari e scolastici ed il capitale sociale >>. Come si può notare, spesso la delinquenza ad eziologia tossicomanica viene interpretata con griglie ermeneutiche che si limitano ad una sterile retorica priva di autentici e veri agganci con la realtà fattuale. Probabilmente, nella Criminologia anglofona, si distinguono, per senso del concreto, HAWKINS & CATALANO & MILLER ( 1992 ), i quali contestualizzano gli abusi tossico-voluttuari sin dall’ età infantile, nel senso che, a parere di tali Dottrinari, << esistono dei fattori protettivi che contrastano e diminuiscono i fattori di rischio in grado di provocare la delinquenza legata alle droghe >>. Basti pensare alla diversa criminogenesi di una periferia degradata rispetto a quella di un quartiere discretamente tranquillo. Oppure ancora, si ponga mente all’ auto-protezione fornita da una comunità rurale non alienante come il tessuto sociale anonimo ed a-morale delle grandi metropoli laiciste e multi-razziali.
L’ interpretazione socio-giuridica della delinquenza dei tossicodipendenti è financo giunta a negare, talvolta, la nocività psico-fisico-comportamentale dell’ alcool e delle altre sostanze illecite o semi-lecite. Nella Letteratura francofona, gli Autori meno progressisti non negano che le droghe siano, più o meno direttamente, connesse ad aggressioni e risse provocate da sostanze negativamente psicotrope. Anche nell’ ultra-libertina Olanda, molti Operatori segnalano un nesso pervertito e pervertitore tra le poli-tossicodipendenze e reati come la violenza domestica, lo stupro, le parafilie e la prostituzione forzata. Inoltre, perlomeno nei Manuali e nelle Statistiche olandesi, molti rimarcano l’ etero-lesività cagionata dalle sostanze psicotrope, ma senza dimenticare l’ auto-lesività patita dalla popolazione tossicomanica. Anche sotto il profilo sociologico, il problema delle droghe è percepito come collettivo, ma non si nascondono i drammatici disagi personali recati dalla tossicodipendenza e dall’ alcolismo.

2. La general-preventività giovanile in tema di delinquenze tossicomaniacali

Molto pertinentemente, nella Criminologia common lawyer, FARRINGTON ( 2009 ) distingue tre livelli di general-preventività: quella comunitaria, quella scolastica e quella familiare. In buona sostanza, il giovane infrattore sarà o non sarà propenso all’ uso criminogeno di preparati psicotropi a seconda del più o meno valido funzionamento pedagogico delle tre agenzie di controllo tradizionali, costituite dalla comunità locale, dalla scuola dell’ obbligo e dalla famiglia. Purtroppo, come sottolineato da WYVEKENS ( 2005 ), nella Criminologia francofona mancano Censimenti e Statistiche di lungo periodo in tema di << New Public Management >>, allorquando, viceversa, nel Regno Unito e negli USA, la tematica delle agenzie di controllo è ben approfondita sin dai tempi del II Dopoguerra. In particolar modo, con afferenza al problema dell’ iniziazione all’ abuso tossicomaniacale, si distingue, nella Criminologia anglofona, il concetto democratico-sociale di <<coalition prevention>> formulato da HAWKINS & BROWN & OESTERLE & ARTHUR & ABBOTT & CATALANO ( 2008 ). Egualmente apprezzabile e degno di menzione è il <<modello olistico plurisettoriale islandese >> fondato da SIGFUSDOTTIR & THORLINDSSON & KRISTJANSSON & ROE & ALLEGRANTE ( 2009 ). Del resto, almeno nel menzionato caso dell’ Islanda, le cifre geo-demografiche assai ridotte aiutano gli Operatori giuridici nella prevenzione collettiva della criminalità, mentre un concetto come quello di <<prevenzione comunitaria >> risulta non gestibile nelle metropoli post-moderne di Stati come gli USA o il Canada. Analogamente, la dicotomia criminologica tra fattori di rischio e fattori di protezione fa sorridere se applicata ad un territorio socio-culturale vasto ed eterogeneo in cui non ha senso valorizzare il trinomio comunità-scuola-famiglia. Ovverosia, come ragionevolmente rimarcato da GIESBRECHT ( 2007 ), << una condizione imprescindibile per qualunque progetto preventivo è che esso sia realizzato in comunità di media grandezza, sulla base di misure coordinate ed organizzate, ma anche basate tanto sulla teoria quanto sulla pratica. Inoltre, ogni progetto deve avere un numero di finalità limitato >>. Esistono, soprattutto negli USA e nel Regno Unito, centinaia di Studi accademici recenti che parlano di general-preventività e tossicodipendenze, senza, tuttavia, cadere nella retorica parolaia della propaganda elettorale. Non ha senso pensare ad una prevenzione scolastica onnipotente ed infallibile e, del pari, la Dottrina è consapevole che anche la famiglia e la comunità locale si trasformano spesso in vere e proprie associazioni per delinquere completamente lontane dal concetto astratto di agenzia di controllo ( ABDON & ANDREASSON, 2011 ). In definitiva, rimane vero che anche i progetti più ambiziosi si devono poi incontrare o scontrare con la realtà concreta, tutt’ altro che poetica o paradisiaca.
Anche sotto il profilo della prevenzione scolastica, i programmi eccessivamente generici sono destinati all’ insuccesso, specialmente se l’ ambiente della scuola non rinviene solidi appoggi presso le famiglie e le comunità locali. Secondo FARRINGTON & WELSH ( ibidem ), << i progetti che si fondano unicamente su un determinato programma educativo si rivelano meno efficaci rispetto ai progetti che includono anche componenti familiari e comunitarie per prevenire l’ inizio del consumo di droghe, unito a delinquenza e a problemi di comportamento >>. Anzi, a parere di FAGAN ( 2013 ) è inutile pensare ad una prevenzione scolastica e comunitaria se manca il successivo e basilare appoggio della famiglia del potenziale assuntore di droghe. Il qui citato Criminologo anglofono afferma, senza mezzi termini, che << la relazione tra le influenze familiari ed il problema del comportamento è difficile da identificare, poiché sono molti i fattori che influenzano il comportamento del giovane e l’ effetto delle competenze educative è difficile da isolare. Probabilmente, è la combinazione reciproca degli interventi che può recare a risultati positivi >> ( FAGAN, ibidem ). Anche negli Anni Novanta del Novecento, nel Regno Unito, l’ accompagnamento individuale e l’ intervento domiciliare degli assistenti sociali non ha avuto quasi mai un effetto automatico e garantito. Spesso, nel lungo periodo, non si producono gli effetti auspicati a livello teorico. Negli Anni Duemila, la Dottrina criminologica europea ha dovuto prendere atto che i servizi sociali sovente non cagionano alcun beneficio, nonostante il mito di uno welfare invadente, onnipotente ed onnipresente, che pretende di pianificare dall’ esterno ogni minimo aspetto privato della vita delle famiglie non autoctone e/o disagiate.
A partire dagli Anni Ottanta del Novecento, la general-preventività, in tema di tossicomanie, è perseguita, soprattutto in Svizzera, anche attraverso la riduzione del danno. Essa si concretizza nella distribuzione di siringhe sterili monouso, nel perfezionamento delle terapie sostitutive, nell’ allestimento di sale adibite al consumo di stupefacenti e nella somministrazione di oppiacei sotto controllo di Personale medico e paramedico. In effetti, la somministrazione semi-gratuita di oppiacei pare ridurre rapine, furti, aggressioni e vandalismo. Anche HOLLOWAY & BENNETT & FARRINGTON ( 2006 ) affermano che << la distribuzione controllata di eroina ed il trattamento di sostituzione sono efficaci a livello della diminuzione della delinquenza legata alle droghe. Nonostante la prevenzione delle droghe sia raramente studiata in termini di impatto sulla criminalità, esistono prove molto promettenti sul fatto che la prestazione di aiuto agli assuntori contribuisce alla riduzione della delinquenza presso questo sotto-gruppo di popolazione, facendo diminuire la delinquenza economico-compulsiva legata alle droghe >>. Quanto qui asserito vale pure nel caso dell’ accompagnamento psico-sociale delle donne tossicodipendenti detenute in carcere ( PERRY & NEILSON & MARTYN-St. JAMES & GLANVILLE JULIE & WOODHOUSE & GODFREY & HEWITT, 2015 ). Analogamente, la riduzione del danno fornita dal metadone e dalla buprenorfina contribuisce al calo numerico dei furti e delle rapine preordinati per l’ acquisto degli oppiacei ad uso personale ( KOEHLER & HUMPHREYS & AKOENSI & de RIBERA & LOSEL, 2014 ). Tuttavia, secondo il sommesso parere di chi redige, rimane il non indifferente dubbio circa la liceità etica del presunto diritto di auto-ledersi con oppiacei distribuiti dalla Pubblica Amministrazione. La soluzione alle tossicomanie consiste nell’ astinenza totale e non nella riduzione parziale e temporanea dei danni psico-fisici. Pure nel recente Studio di WEISBURD & FARRINGTON & GILL ( 2016 ) non si nega che la somministrazione controllata di eroina riduca la delinquenza tossicomanica, ciononostante non ha senso sormontare la problematica fornendo la sostanza gratuitamente senza re-introdurre pedagogicamente l’ assuntore nella comunità locale, nella famiglia d’ origine e, ove possibile, nella realtà scolastica. Del pari, dare droga gratuitamente significa negare o, comunque, tralasciare un secolo di Ricerche accademiche basate sul binomio criminologico << fattori di rischio / fattori di prevenzione >>. FOXCROFT & TSERTSVADZE ( 2001 ) affermano che << i gruppi vulnerabili debbono essere accuratamente approcciati ed identificati nel quadro dei progetti di prevenzione >>. Pertanto, la legalizzazione delle sostanze d’ abuso, compresa la cannabis, non risolve le problematiche alla radice. L’ anti-proibizionismo totale e pseudo-progressista forse diminuirà le devianze illegali ad eziologia tossicomaniacale, ma esso potrebbe creare una squallida società di tossicodipendenti moralmente e mentalmente morti ed incapaci di contribuire attivamente al bene della collettività. Il giovane assuntore è vocato alla disintossicazione ed all’ astinenza e non ad un consumo programmato che lo rende uno schiavo privo di personalità e di desiderio di combattere ogni giorno, con lucidità e con entusiasmo, contro le ordinarie difficoltà della vita quotidiana.

3. La general-preventività delle devianze tossicomaniacali nel Diritto internazionale comparato

Negli Anni Duemila, sono nati vari Progetti in tema di prevenzione della criminalità connessa alle sostanze d’ abuso. Tuttavia, chi scrive non può non citare, per amor di Patria, il ProMeDro elvetico, aggiornato con cadenza quinquennale ed imitato a livello meta-geografico da almeno una trentina d’ anni. Ormai, nella Criminologia europea e nord-americana, si tende ad abbandonare il concetto-base di << fattori di rischio e fattori di protezione >> e si preferiscono strutture programmatiche alternative a quelle nate a seguito del boom dell’ alcolismo nel Regno Unito industrializzato della fine dell’ Ottocento.
Tra il 2007 ed il 2015, alcuni Operatori del settore delle tossicomanie hanno tentato di adattare ed introdurre nell’ UE i Progetti statunitensi denominati Parent Steps e PATHS. Purtroppo, i risultati concreti sono stati altamente fallimentari, poiché << i Programmi americani sono molto deboli nella messa in pratica … i risultati dei progetti nord-americani esportati in Europa sono stati poco promettenti, poiché la maggior parte dei Paesi europei ha, rispetto agli Stati Uniti, un buon sistema di sicurezza sociale >> ( SKÄRSTRAND & SUNDELL & ANDREASSON, 2014 ). L’ Europa cristiana o, quantomeno, tradizionalista reca legami comunitari più forti della solitudine fintamente euforica che caratterizza le lugubri città americane, ricche soltanto di paradisi artificiali che non saziano e non educano.
Esistono pochi Studi sulla delinquenza ad eziologia tossicomanica nelle Fiandre, in Vallonia e nella città di Bruxelles. A livello nazional-popolare, la società belga è disinteressata al problema di creare gruppi di ascolto a beneficio dei tossicodipendenti responsabili di devianze criminali. In generale, l’ opinione pubblica, in Belgio, non è collaborante nell’ affrontare tematiche come quelle delle famiglie vulnerabili, della prevenzione scolastica o dei potenziali fattori di rischio. Tuttavia, nelle zone periferiche e più degradate, i residenti si sono dichiarati a favore dell’ informazione in strada e della distribuzione di opuscoli afferenti alle droghe ed alle loro conseguenze sui gruppi giovanili maggiormente vulnerabili.

4. Profili statistici afferenti alla criminalità ad eziologia tossicomaniacale

Senza dubbio, a livello meta-geografico, << il passaggio all’ adolescenza favorisce un’ instabilità comportamentale che può comportare un rischio per il soggetto. Questi comportamenti a rischio sono assai diversificati : consumo di alcol e di droghe illecite, fughe da casa, commissione di attività delittuose, mancato adattamento scolastico e pratica di sports estremi >> ( MICHEL, 2001 ). Come pertinentemente rimarcato da LE BRETON ( 2002 ), la devianza tossicomaniacale e/o le devianze non illegali o border-line sono, in ogni caso, un sintomo indubitabile della traumatofilia giovanile. L’ adolescente che assume sostanze o che delinque per poter acquistare stupefacenti prova piacere nelle situazioni di rischio e mette in pericolo la propria incolumità personale intenzionalmente e deliberatamente, al fine di dimostrare la sua presunta maturità agli altri coetanei e pure a se stesso. A tal proposito, KAZDIN ( 1992 ) parla di una vera e propria << sindrome dei comportamenti a rischio >>. Negli Anni Ottanta del Novecento, OSGOOD & JOHNSTON & O’MALLEY & BACHMAN ( 1988 ) utilizzavano i meno espressivi ed ermetici lemmi <<devianza totale >>, il tutto senza dimenticare che l’ alcol e le altre sostanze d’ abuso peggiorano ed aggravano la qualità e la quantità di siffatte devianze criminali o, comunque, comportamentali. Anzi, ormai la tossicomania, cronica od episodica, è divenuta la normalità all’ interno del tempo libero degli ultra-13enni. Infatti, nell’ Occidente contemporaneo, << il consumo di sostanze psicoattive è diventato uno dei tratti sociologici caratterizzanti gran parte della gioventù odierna. Dopo la metà degli Anni Novanta, si è assistito ad un aumento dell’ uso problematico di sostanze psicoattive nella maggior parte dei Paesi europei >> ( OEDT, 2003 ). Nell’ Europa centrale e nordica, il 66 % circa dei soggetti tra i 15 ed i 16 anni d’ età ha avuto almeno una ubriacatura seria a causa dell’ uso non eno-gastronomico delle bevande alcoliche ( OEDT, ibidem ). In Svizzera, il 33,2 % degli studenti tra i 15 ed i 16 anni d’ età ( 40,5 % dei maschi e 25,8 % delle giovani donne ) beve abitualmente alcol nonostante il divieto giuridico di vendere vini, liquori e birre ai minorenni. Nel 1986, gli alcolisti infra-18enni costituivano uno scarso 33,2 % e, sempre nel 1986, soltanto il 16 % dei minori elvetici aveva già avuto un’ ubriacatura o un coma etilico.
Come ampiamente noto, gli ultra-14enni europei fumano episodicamente, abitualmente o cronicamente haschisch e marjuana. La percentuale degli assuntori minorenni di cannabis non supera, eccezionalmente, il 10 % solo in Norvegia, Portogallo, Grecia e Finlandia, mentre la Svizzera, nel 2002, ha raggiunto la preoccupante cifra del 49,9 % e, tutt’ oggi, la Confederazione elvetica detiene tale triste primato ( ISPA, 2003 ). A differenza di quanto asserito dall’ anti-proibizionismo europeo e nord-americano, l’ haschisch e la marjuana sono, seppur nascostamente, le sostanze più dannose per il cervello e provocano aggressività, allucinazioni ed impulsi omicidari e libidinosi. Negli Anni Duemila, finalmente, le Ricerche di lungo periodo hanno sfatato il mito novecentesco hippy e romanticamente anarchico di una canapa simbolo di pace e fratellanza. Il THC provoca condotte criminali connotate da una violenza estrema ed irreversibile ( WARNER & CANINO & COLON, 2001 ). Altrettanto correttamente, YOUNG & CORLEY & STALLINGS & RHEE & CROWLEY & HEWITT, ( 2002 ) , sono riusciti a dimostrare che la canapa, seppur nel lungo periodo, cagiona una dipendenza psico-fisica non inferiore a quella indotta dagli oppiacei e dalla cocaina. Alla luce del DSM-IV e dopo una decina d’ anni di Censimenti criminologici, i francesi CHABROL & MASSOT & MONTOVANY & CHOUICHA & ARMITAGE ( 2002 ) hanno potuto concludere che << contrariamente ad un’ opinione largamente diffusa, il consumo regolare di cannabis non è affatto privo di potenziali danni >>.
Il caso specifico della Svizzera è assai paradigmatico nel contesto europeo della delinquenza ad eziologia tossicomaniacale. In particolare, in molti dei 26 Cantoni abbonda l’ abuso criminogeno ed auto-lesivo della cannabis e delle bevande alcoliche, benché queste ultime siano formalmente precluse agli / alle infra-18enni. Questo vale soprattutto per i Cantoni situati in zone di confine, i quali patiscono un vero e proprio turismo delle tossicidipendenze. Secondo GENDREAU ( 1998 ) il 40,5 % degli studenti svizzeri di sesso maschile e di età compresa tra i 15 ed i 16 anni << beve alcol in modo abituale [ perché ] l’ alcol è fortemente radicato nelle nostre culture europee. Per la maggior parte dei giovani europei, consumare alcol è una pratica socialmente valorizzata, che costituisce una sorta di rito di passaggio obbligatorio >>. Tuttavia, anche nel caso delle bevande alcoliche, i vini e le birre disinibiscono in modo grave i responsabili di rapine, stupri di gruppo ed atti vandalici. Come prevedibile, le bevute a rischio si concentrano nella notte tra il sabato e la Domenica e tali ubriacature << si consumano con gli amici. Nel gruppo dei coetanei, l’ alcol è valorizzato; il fatto di “ portar via bene “ l’ alcol suscita l’ ammirazione degli altri ed il consumo in compagnia procura un sentimento delizioso di trasgressione >> ( PARQUET & BAILLY, 1988 ). Un ulteriore particolare da non sottovalutare è che, a parità di circostanze, i ragazzi svizzeri pregiudicati o, comunque, noti alla PG bevono quasi il doppio rispetto ai coetanei incensurati. Inoltre, come rimarcato da YOUNG & CORLEY & STALLINGS & RHEE & CROWLEY & HEWITT ( ibidem ) << il 50,7 % dei consumatori giovani hanno già conosciuto delle conseguenze sociali, familiari, scolastiche o professionali negative a causa di un uso smoderato dell’ alcol >>. La situazione elvetica è di poco distante dall’ altrettanto negativo panorama criminologico statunitense, in cui l’ unica differenza è l’ età media più elevata degli alcolisti cronici o episodici. Egualmente grave è la poli-tossicomania in cui le bevande alcoliche sono associate al THC. Fumare canapa non è indifferente sotto il profilo criminogenetico, in tanto in quanto la marjuana aumenta l’ aggressività, spinge a rapporti sessuali precoci e disinibiti << ed è legata ad una perdita della motivazione e della capacità di investimento emozionale ( detta sindrome a-motivazionale ) associata ad un aumento dei sintomi depressivi >> ( BOVASSO, 2001 )

Volume consigliato

B I B L I O G R A F I A

ABDON & ANDREASSON, Long-term effects of a community-based intervention: 5 year
follow-up of “ Clubs against drugs “, Addiction, 106(11), 2011
BOVASSO, Cannabis abuse as a risk factor for depressive symptoms, American Journal of
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Dott. Andrea Baiguera Altieri

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