D.lgs. 231/200: responsabilità amministrativa società ed enti -Scheda di Diritto

Redazione 10/09/24
Scarica PDF Stampa

Il Decreto Legislativo n. 231 dell’8 giugno 2001, comunemente noto come “D.lgs. 231/2001”, ha introdotto una significativa innovazione nel panorama giuridico italiano, stabilendo la responsabilità amministrativa delle società e degli enti per determinati reati commessi dai loro dirigenti, amministratori o dipendenti nel loro interesse o a loro vantaggio. Questo decreto ha segnato un’importante svolta, avvicinando il diritto penale al diritto societario e rendendo le organizzazioni responsabili per condotte illecite svolte al loro interno.
Prima dell’introduzione del D.lgs. 231/2001, la responsabilità penale in Italia era attribuita unicamente agli individui. Con questa normativa, invece, anche le persone giuridiche (inclusi gli enti senza scopo di lucro) possono essere chiamate a rispondere di reati commessi da soggetti che operano al loro interno. L’obiettivo del decreto è migliorare la governance aziendale, incentivando le società ad adottare modelli organizzativi e codici etici volti a prevenire comportamenti illeciti.

Indice

1. Ambito di applicazione del D.lgs. 231/2001


Il decreto si applica a tutti gli enti dotati di personalità giuridica, nonché alle società e associazioni anche prive di personalità giuridica, con esclusione dello Stato, degli enti pubblici territoriali e degli altri enti pubblici non economici. L’applicazione riguarda i reati commessi da soggetti che ricoprono posizioni apicali (dirigenti, amministratori, ecc.) o da soggetti sottoposti alla direzione o vigilanza di persone in posizione apicale, quando il reato è commesso nell’interesse o a vantaggio dell’ente.
I reati che fanno scattare la responsabilità dell’ente sono individuati dal decreto stesso e da successive modifiche legislative, e comprendono, tra gli altri:

  • Reati contro la Pubblica Amministrazione: quali corruzione, concussione, e truffa ai danni dello Stato.
  • Reati societari: come la falsificazione del bilancio, insider trading e aggiotaggio.
  • Reati in materia di sicurezza sul lavoro: che derivano dalla violazione delle norme sulla sicurezza e salute dei lavoratori.
  • Reati ambientali: relativi a violazioni di normative sulla protezione dell’ambiente.
  • Reati di riciclaggio e auto-riciclaggio.

2. Modelli organizzativi e Codice Etico


Uno degli aspetti centrali del D.lgs. 231/2001 è la possibilità per le società di evitare o ridurre la propria responsabilità amministrativa attraverso l’adozione di un modello di organizzazione, gestione e controllo adeguato, nonché di un codice etico aziendale.
Il modello organizzativo deve essere in grado di prevenire efficacemente i reati contemplati dal decreto. Per questo, deve includere:

  • Mappatura dei rischi: un’analisi dei potenziali rischi connessi alle attività svolte dall’ente.
  • Procedure e protocolli operativi: regole precise che disciplinano i processi aziendali al fine di ridurre la possibilità di commissione di illeciti.
  • Organismo di Vigilanza (OdV): un organo indipendente, con compiti di vigilanza sull’effettiva applicazione del modello organizzativo e sul suo costante aggiornamento.
  • Sistemi disciplinari e sanzionatori: per garantire l’effettività del modello e sanzionare eventuali violazioni.

Il Codice Etico, invece, rappresenta una dichiarazione formale degli impegni dell’ente verso l’integrità, la trasparenza e la legalità, ed è uno strumento utile a diffondere la cultura della legalità all’interno dell’organizzazione.

3. Sanzioni previste dal D.lgs. 231/2001


Le sanzioni applicabili agli enti che non rispettano le norme del D.lgs. 231/2001 possono essere di varia natura e severità, e comprendono:

  • Sanzioni pecuniarie: calcolate in base a un sistema di quote, che tiene conto della gravità del reato e delle condizioni economiche dell’ente.
  • Sanzioni interdittive: che possono includere la sospensione o la revoca di autorizzazioni e concessioni, il divieto di contrattare con la Pubblica Amministrazione, l’esclusione da agevolazioni e finanziamenti, e persino la sospensione o cessazione dell’attività.
  • Confisca: dei beni e dei profitti ottenuti tramite il reato.
  • Pubblicazione della sentenza: su quotidiani nazionali, con evidenti danni reputazionali per l’ente.

4. Conclusioni


Il D.lgs. 231/2001 ha introdotto una responsabilità “amministrativa” per le persone giuridiche che si affianca, e in parte si sovrappone, alla responsabilità penale degli individui. Questo sistema mira a incentivare le imprese ad adottare modelli organizzativi idonei a prevenire reati, creando un clima di trasparenza e legalità. Adottare un modello di prevenzione non è obbligatorio per legge, ma costituisce una forte tutela per l’ente, riducendo il rischio di sanzioni in caso di reato. L’implementazione di questi modelli e l’adozione di una governance responsabile contribuiscono a creare una maggiore fiducia non solo nei confronti delle autorità, ma anche verso il mercato e i consumatori.
Questa normativa ha, inoltre, favorito un’evoluzione culturale, imponendo alle aziende di sviluppare un maggiore senso di responsabilità e di gestione dei rischi, promuovendo al contempo l’importanza dell’etica negli affari e della prevenzione di comportamenti illeciti.

Ti interessano questo tipo di contenuti?


Salva questa pagina nella tua Area riservata di Diritto.it e riceverai le notifiche per tutte le pubblicazioni in materia. Inoltre, con le nostre Newsletter riceverai settimanalmente tutte le novità normative e giurisprudenziali!

Iscriviti alla newsletter
Iscrizione completata

Grazie per esserti iscritto alla newsletter.

Seguici sui social


Redazione

Scrivi un commento

Accedi per poter inserire un commento