Decreto Minniti-Orlando: oggi la fiducia al Senato sul DL Immigrazione

Redazione 28/03/17

Continua la corsa del Decreto Legge Minniti-Orlando sulla nuova procedura di regolarizzazione dell’immigrazione, con la fiducia di oggi al Senato. A detta dei rappresentanti politici promotori del provvedimento normativo, questo costituirebbe il primo deciso passo verso un’accoglienza corredata da regole ben strutturate e soprattutto garanti della temporaneità di situazioni “grigie”: in particolare, grazie alle nuove procedure inserite dal decreto legge, sarà possibile un celere ottenimento del permesso di soggiorno per coloro che avranno diritto di asilo, nonché un più celere rimpatrio per tutti coloro che non possiedano i requisiti, evitando così l’inaccettabile e infinita permanenza dei migranti nei Centri di accoglienza. Dal 1° gennaio al 10 febbraio sono arrivati in Italia 9.446 migranti a fronte dei 6.030 dello stesso periodo dell’anno scorso, dunque è evidente che si debba incidere in materia di immigrazione.

In particolare, anche a detta del Presidente del Consiglio Gentiloni, la svolta è rappresentata da una seria presa in carico e responsabilizzazione dell’Unione Europea, che deve rendere effettivo “il principio di condivisione dell’onere dell’accoglienza in Europa”. Finora, dei 40 mila da ricollocare entro settembre 2017, l’Ue ne ha presi solo 3.200, nonostante la Germania abbia preso l’impegno di accettarne 500 al mese.

Ricapitoliamo, quindi, quali sono i punti chiave del Decreto Legge che probabilmente sarà convertito nei prossimi giorni.

 

Giudici Specializzati

Nell’idea di snellire e velocizzare il procedimento di riconoscimento del diritto d’asilo, sono state adottate numerose previsioni. I tempi per il riconoscimento dello status di profugo stanno aumentando, ha detto Orlando, passando da 167 a 268 giorni. Si è prevista con il decreto legge in questione l’istituzione di 14 tribunali ordinari di sezioni specializzate, dedicate alle richieste d’asilo e ai rimpatri, con magistrati dotati di una profonda conoscenza del fenomeno migratorio. Dubbia è ancora la modalità con cui verranno reperiti o formati i magistrati provvisti di suddette competenze.

 

Ricorso in Cassazione

In secondo luogo, in caso di ricorso contro il provvedimento rilasciato dalle commissioni territoriali, è stato abolito l’appello e si potrà, dunque, solo ricorrere in Cassazione. Inoltre, i tempi per la decisione prima di ricorrere in Cassazione vengono ridotti da sei a quattro mesi.

Sono tuttavia discutibili le modalità di presentazione del ricorso da parte del richiedente asilo, entro 30 giorni dal mancato riconoscimento della protezione. Infatti, pur essendo prevista la videoregistrazione del colloquio tra il richiedente asilo e i membri della Commissione, il rischio è il sacrificio del diritto al contraddittorio, con l’eliminazione del secondo grado di giudizio, e, concretamente, riducendo a nulla le udienze possibili. Solo il giudice potrà “richiedere l’udienza, ad esempio se si accorge, dalle registrazioni video, che il richiedente asilo non è soddisfatto della versione dell’interprete”. E in Cassazione i ricorsi non sono discussi in udienza pubblica.
Anche se il richiedente asilo potrà chiedere al giudice di essere sentito, spetterà comunque a quest’ultimo valutare se l’ascolto diretto sia o meno necessario.

 

Nuovi CIE 

Infine i nuovi “Centri di permanenza per il rimpatrio”, in cui grazie ad accordi con Anci, sarà possibile ottimizzare e il tempo necessario al termine del procedimento di riconoscimento del diritto di asilo: in particolare, i soggetti lì permanenti potranno svolgere attività socialmente utili, anche se non retribuite. Lo stesso Minniti ha definito quel periodo temporale come “vuoto dell’attesa”. L’iniziativa sarà sostenuta attraverso i fondi europei destinati all’immigrazione e all’asilo.

Redazione

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