Diritto al mantenimento: dipende dalla durata del matrimonio

Redazione 23/01/18

Diritto al mantenimento: ma quanto è durato il matrimonio?

Con l’ordinanza n. 402 dello scorso 10 gennaio, la Corte di Cassazione si è pronunciata in materia di mantenimento. La questione riguarda il diritto del coniuge economicamente più debole a percepire il relativo assegno, anche nell’ipotesi in cui il matrimonio sia durato poco tempo. La Suprema Corte si è espressa in senso negativo, ritenendo che in un breve tempo come quello del caso di specie (appena 28 giorni) non si fosse neppure creata quella comunione e quella solidarietà tipiche del rapporto coniugale, che sono alla base dei doveri di assistenza morale e materiale.

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I presupposti del diritto e la determinazione del quantum

Nel caso di specie, la moglie ricorreva avverso la sentenza che negava la richiesta di riconoscimento dell’assegno di mantenimento, sollevando che la durata del matrimonio non rientrerebbe nei parametri da tenere in considerazione ai fini della sussistenza del diritto al mantenimento. Questi ultimi sarebbero altri e, segnatamente: il mancato addebito della separazione al coniuge richiedente, così come la mancanza di fonti che gli consentano di provvedere autonomamente ai propri bisogni e alle proprie necessità. Diversamente, la durata del matrimonio può concorrere alla determinazione del quantum dell’assegno, ma non può incidere sul sorgere del relativo diritto a percepirlo.

La decisione della Suprema Corte

I giudici di legittimità hanno condiviso la pronuncia del giudice del gravame, ritenendo che nel caso in esame, il diritto al mantenimento non sussistesse. Invero, data la particolare brevità del matrimonio, non poteva dirsi maturata la comunione materiale e spirituale propria dei rapporti di coniugio. In sostanza, tra gli ex coniugi erano stati raggiunti solamente degli accordi economici e, per espressa ammissione di entrambi, il vincolo coniugale non era stato instaurato per un vero affectio coniugalis. Pertanto, il diritto al mantenimento non può dirsi sorto.

Per approfondire, leggi I parametri di determinazione dell’assegno

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