Diritto all’oblio: responsabilità e risarcimento del danno

Redazione 01/11/17

Il «diritto all’oblio»

 

Come si è detto, non è semplice dare una definizione di «diritto all’oblio»

A dire il vero, come si vedrà nelle prossime pagine, neppure è così semplice  affermare se l’oblio rappresentasse realmente un diritto sino a qualche tempo fa.

È  stato  affermato  che  «è  sempre  l’interesse  pubblico  che  giustifica  la violazione  di  quell’aspetto  della  dignità  –  riservatezza  che  è  definito  diritto all’oblio»:  così  si  è  espressa  la  Suprema  Corte  di  recente,  richiamando l’“impostazione  classica”  che  tende  a  collocare  il  diritto  entro  i  confini  di concetti  noti  e  affermati  come  la  dignità  e  la  riservatezza  e,  più  in  generale, nell’alveo dei diritti della personalità, dovendosi riconoscere all’individuo il diritto di cambiare, di trasformarsi, di crescere, lasciandosi alle spalle un passato, anche pensante.

Di  sicuro,  se  di  diritto  si  dovesse  parlare,  non  si  potrebbe  non  cogliere quanto lo stesso rappresenti qualcosa di estremamente “fluido”, “dinamico” e, naturalmente, in continua evoluzione.

 

 

Il problema dei diritti della personalità atipici

Non sembra affatto errato, nel desiderio di dare una impostazione sistematica allo studio dei diritti, ricondurre o, comunque, cercare di ricondurre quello che oggi chiamiamo «diritto all’oblio» nella categoria dei diritti della personalità, recuperando la nozione di diritti della personalità c.d. atipici e tentando di portarlo entro i confini dei diritti sopra indicati.

Come noto, i diritti della personalità sono ritenuti in costante evoluzione. Tali diritti, definiti anche innati, vengono indicati come essenziali, assoluti, personalissimi, inalienabili, intrasmissibili, imprescrittibili e non patrimoniali.

A quelli “classici” se ne sono aggiunti alcuni di creazione giurisprudenziale.

Il  primo  dei  diritti  della  personalità  è  il  diritto  alla  vita  e  alla  integrità  fisica,  oggetto  di specifico riconoscimento costituzionale (artt. 2 e 32 Cost.). L’art. 6 c.c. dispone il diritto al nome, tutelato anche in sede costituzionale (art. 22 Cost.), che viene fatto oggetto di specifica protezione grazie all’art. 7 c.c. Inoltre, l’art. 8 c.c. offre una tutela anche allo pseudonimo.

L’art. 10 c.c. prevede la tutela dell’immagine («abuso dell’immagine altrui»). A tal proposito, è rilevante evidenziare che – mentre la legge n. 633/41 (l.d.a.) fa riferimento al ritratto – il codice indica come oggetto della tutela l’immagine, nozione che presenta «confini estremamente labili», connotata da «un contenuto evanescente».

Inoltre, dopo il riconoscimento del diritto al trattamento dei dati personali e alla riservatezza, si è di recente affermato il diritto all’identità personale, inteso come interesse alla propria identificazione sociale.

È evidente che – superati i dubbi di chi riteneva che i diritti della personalità fossero un numerus clausus previsti dal codice civile (artt. 5-10) e della Carta costituzionale (art. 4, 13-19, 21, 32 e 35 (82)) – si è aperta la strada al riconoscimento di nuovi diritti.

 

Informazione, verità, pertinenza e continenza

Nel tempo si è superata quell’impostazione che voleva che l’editore fosse esonerato da qualsiasi obbligo risarcitorio per i pregiudizi connessi alla pubblicazione, in assenza di reato, grazie all’affermazione del diritto all’identità.

E,  come  si  è  detto,  va  riconosciuta  garanzia  costituzionale  del  diritto  alla identità personale. Tuttavia, tale base va incontro a limiti, «di pari rango prima- rio» (94), derivanti «dalla peculiare natura “antagonista” del diritto medesimo, al suo dover coesistere, cioè, nell’ordinamento, con diritti contenutisticamente di segno inverso, pure essi fondamentali e costituzionalizzati». In una decisione nota come «decalogo del giornalista» (96), secondo la Suprema Corte, «si riflette (…) nella dialettica che viene ad instaurarsi tra il diritto alla identità personale ed i contrapposti diritti di critica, di cronaca e di creazione artistica (a loro volta riconducibili alla comune matrice costituzionale dell’art. 21 della Costituzione) quel fenomeno di confliggenza di interessi, di cui la casistica è ricchissima (si pensi alla libertà sindacale confliggente con la libertà di impresa; al  diritto  alla  salute  confliggente  con  l’interesse  della  produzione  ecc.)  e  che trova  soluzione  attraverso  il  contemperamento  e  l’equo  bilanciamento  delle libertà antagoniste, per modo che la tutela dell’una non sia esclusiva di quella dell’altra».

I presenti contributi sono tratti da

 

 

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