Dj Fabo: il caso Cappato oggi davanti alla Corte Costituzionale

Redazione 23/10/18
Oggi nel Palazzo della Consulta verrà trattato il caso di Dj Fabo. La Corte costituzionale è, infatti, chiamata a pronunciarsi su uno dei temi più delicati come vita, morte, dignità, autodeterminazione, salute.

Nello specifico, dovrà decidere se sia conforme alla Costituzione l’articolo 580 del Codice penale, quando punisce l’agevolazione materiale al suicidio di una persona libera e consapevole (articolo 580 del Codice penale). La questione trae origine dal processo che si sta celebrando nella Corte d’Assise di Milano a carico di Marco Cappato, imputato di tale reato per aver aiutato Fabiano Antoniani a porre fine alla sua esistenza.

Il caso

Il caso riguarda Dj Fabo, cieco e paraplegico da anni, ridotto alla nutrizione artificiale. Fabo, intenzionato a porre fine a questa agonia, insieme alla fidanzata si rivolgono a Marco Cappato, che gli dà informazioni sulla clinica svizzera dove potrebbe assumere un farmaco con cui morire senza dolore e poi lì lo accompagna. Una volta giunti nella clinica, gli offre una sia pure minima assistenza prima del suicidio medicalmente assistito (egli riesce ad assumere da solo il farmaco mordendo una siringa).

La questione è poi stata portata avanti al Tribunale di Milano, dove per i pubblici ministeri non poteva considerarsi lecita la condotta di esercizio di un diritto ex art 50 c.p., la quale viene limitata dall‘art. 5 c.c.  pertanto non è ammissibile la volontà di interrompere la propria esistenza, quando questi non la ritenga più dignitosa e sia in uno stato patologico irreversibile, accompagnato a notevoli sofferenze.

La questione costituzionale

Il processo avanti alla Corte costituzionale riguarderà la norma di cui all‘art. 560 c.p. che prevede la reclusione da 5 a 12 anni per chi agevola il suicidio. Va da sé che la pronuncia della Corte potrà essere determinante per la condanna o l’assoluzione di Cappato.

I giudici costituzionali dovranno invece capire se la previsione della sanzione penale, indiscriminatamente, per tutti i tipi di agevolazione al suicidio, sia rispettoso di alcuni principi costituzionali, quali la libertà di autodeterminazione secondo le proprie convinzioni morali, il diritto a una vita dignitosa, il diritto a un rifiuto consapevole e informato delle cure. In termini tecnici, la Corte costituzionale dovrà accertare se questa norma non sia manifestamente irragionevole , tenuto conto che il suicidio, in sé, non è reato, che l’agevolatore realizza solo un aiuto materiale, ben separato dall’evento morte, che chi ha deciso di porre fine alla sua vita lo ha fatto interamente per sua libera e consapevole scelta.

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