L’Unione europea rappresenta un accordo politico di stretta collaborazione fra gli Stati europei (partenariato economico e politico) per il conseguimento di obiettivi comuni.
Le forme di organizzazione sovranazionale
Questa intesa, siglata fra la maggior parte dei paesi del vecchio continente, si distingue nettamente da altre forme di organizzazione sovranazionale quali ad esempio, le Federazioni fra Stati o le organizzazioni intergovernative: la UE, infatti, costituisce un ente a sé stante, unico nel suo genere, alle cui istituzioni gli Stati membri hanno delegato volontariamente parte della propria sovranità nazionale.
Da una prima collaborazione essenzialmente economica avviata nel 1951 fra Belgio, Germania, Francia, Italia, Lussemburgo e Paesi Bassi, col tempo, fra accelerazioni e battute d’arresto, si è evoluto un vero e proprio organismo avente peculiari organi ed istituzioni, al quale sempre più Paesi europei hanno deciso di aderire; allo stato attuale l’Unione conta 28 Paesi membri: Austria, Belgio, Bulgaria, Cechia, Cipro, Croazia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Regno Unito (anche se è in atto la Brexit), Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia, Ungheria.
L’obiettivo comune
Nonostante il successo in termini di adesioni, l’Unione europea sta attualmente vivendo una fase critica, in parte determinata dall’esigenza di promuovere un rapporto fra Stati che vada ben oltre i risultati raggiunti dal punto di vista economico-finanziario. Se infatti l’obiettivo comune di “promuovere la pace attraverso la cooperazione economica tra i paesi, partendo dal principio che il commercio produce un’interdipendenza economica che riduce i rischi di conflitti”, dichiarato agli albori della costituzione (quando l’Europa usciva da una seconda devastante guerra mondiale) poteva essere bastevole in quel determinato periodo storico, oggi non risulta più sufficiente; diventa pertanto imprescindibile compiere un coraggioso salto di qualità che trasformi l’istituzione europea in una effettiva unione di intenti, nella quale i cittadini dei vari paesi, pur con le loro divergenze storiche e culturali, si sentano rappresentati a pieno titolo.
D’altro canto, a fronte di questi limiti, non si può negare che l’Europa Unita dalla sua fondazione ad oggi, abbia favorito una fase di prosperità e di pace senza precedenti e che i valori democratici che la costituiscono rispecchiano i principi fondanti di una società che, pur migliorabile, merita di essere difesa in un momento in cui le sfide politiche sul palcoscenico mondiale sono enormi.
In questo clima a maggio 2019 si svolgeranno le elezioni europee (che hanno scadenza ogni 5 anni), in cui tutti i cittadini degli Stati membri, in virtù della loro “seconda” cittadinanza, quella comunitaria, sono chiamati ad eleggere i propri rappresentanti al Parlamento europeo, determinando con le proprie scelte il futuro dell’Unione europea nei prossimi anni.
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