Ex moglie disoccupata, ma l’assegno di divorzio non aumenta

Redazione 12/06/18
La Corte di Cassazione, sesta sezione civile, con ordinanza n. 14231 del 4 giugno 2018, ha respinto il ricorso di una donna avverso la pronuncia di merito che, nel dichiarare cessati gli effetti civili del suo matrimonio, le riconosceva un assegno di divorzio a carico dell’ex marito della modesta cifra di 200 euro mensili.

Si è rivelato del tutto inutile, per la donna, invocare la disparità delle proprie condizioni economiche rispetto a quelle dell’ex, così come è stato inutile far presente ai giudici di essere disoccupata e sfornita di redditi, in quanto priva di qualificazione professionale, nonché sprovvista di una propria abitazione, avendo il marito venduto la casa coniugale.

Tenore di vita goduto in costanza di matrimonio, parametro superato

Circostanze che per la Suprema Corte non sono bastate ad aumentare l’importo dell’assegno in quanto la ricorrente ha invocato un parametro di riferimento, per la commisurazione dell’assegno medesimo, ormai superato dalla recente giurisprudenza di legittimità, ossia, il tenore di vita pregresso goduto in costanza di matrimonio, che non avrebbe più potuto mantenere dato lo stato di disoccupazione. Ebbene la Corte Suprema ricorda che l’adeguatezza dei mezzi a disposizione del richiedente l’assegno, a cui l’art. 5 Legge n. 898/1970 subordina il riconoscimento del contributo in questione, deve essere valutata con esclusivo riferimento all’indipendenza o autosufficienza economica dello stesso (così gli ultimi arresti giurisprudenziali, tra cui, Cass. civ. n. 23602/2017 e la nota sentenza Cass. civ. n. 11504/2017).

Inoltre, conclude la Cassazione, se anche la donna – attraverso l’allegazione del proprio stato di disoccupazione, l’indisponibilità di redditi e di un’abitazione – abbia voluto far riferimento ad un diverso parametro, la censura non può comunque trovare accoglimento in sede di legittimità, in quanto volta a sollecitare un nuovo apprezzamento nel merito dei fatti, non consentito a questa Corte.

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Manuela Rinaldi | 2017 Maggioli Editore

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