Il libro del prof. Frabrizio Lemme intitolato: “Compendio di diritto dei beni culturali”, pubblicato dalla casa editrice Allemandi & C. nel febbraio del 2006 lascia una traccia importante al settore della tutela dei beni culturali in Italia. Il testo raccoglie i risultati di ricerche ad hoc ed incarichi di insegnamento tanto nelle Università italiane che all’ultimo corso tenuto all’Università Jean Moulin di Lione in Francia.
Il libro scritto in italiano che in francese è diviso in nove capitoli. Il primi due capitoli sviluppano la nascita della legislazione dei beni culturali appoggiata con cenni sulle origini storiche e sullo sviluppo della legislazione italiana in materia. Il terzo capitolo si divide tra i soggetti pubblici e privati che gestiscono i beni culturali e l’attuale struttura normativa. L’evoluzione dei beni culturali fa un percorso storico dalla Commissione Franceschini del 1967 arrivando al codice dei beni e del paesaggio del 2004. Il quinto capitolo si concentra nel jus specialis, intitolato: La paternità del bene culturale, ossia il valore della expertise e tutela della tenuità, il problema dei cosiddetti archivi, la tutela penale della tenuità del bene culturale, l’oggettività giuridica dei reati previsti dalla legge Pieraccini, arrivando al testo unico del 1999, nella sua forma letterale che integra un lex mitior intermedia. La tutela dei beni culturali privilegiati, ossia il restauro, la rimozione, la prelazione, in linea di principio entra nella facoltà del dominus quella di spostare e costituire un proprio bene nel tempo e nello spazio, cercando di evitare la procedura per spedizione ed esportazione. La nozione di esportazione e la propria tutela civile, penale, amministrativa della normativa afferma, in primis, che la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale preserva la memoria della comunità nazionale ed entro l’ambito di diritto internazionale privato la tutela dei beni culturali appartengono ai diritti erga omnes che promuovono lo sviluppo della cultura internazionale e non solo. L’ultimo capitolo del libro si conclude con la tutela penale del patrimonio archeologico.
Nella nostra società odierna la tutela dei beni culturali sono abbastanza ben definita da regole nel complesso della Comunità internazionale e che corrispondono parecchie volte alle necessità ed interessi politico-giuridici, ai criteri di opportunità e di esecuzione di ogni ingerenza autoritaria nazionale o internazionale. Mai come oggi si impone la necessità di una regolamentazione di una attività comune, di un intervento per la cultura e la difesa dei diritti culturali, che dovrebbero essere accompagnati non solo da leggi ma dal diritto di informazione affinché la conservazione del nostro patrimonio possa diventare un diritto di concreto valore, salvaguardato da ogni ordinamento internazionale o nazionale e dalla coscienza umana come diritto imprescrittibile.
Dimitris Liakopoulos
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