Cosa si rimprovera a Facebook?
Di aver raccolto grandi volumi di dati dei propri utenti e di averli condivisi con terze parti senza che gli stessi utenti avessero mai espresso consapevolmente il loro consenso. In tal modo il noto social ha violato sia la normativa sulla protezione dei dati che la fondamentale legislazione sui consumatori, traendone indebiti vantaggi.
Infatti, avverte Altroconsumo, ogni qual volta un utente mette un “like” in un post, inizia a seguire una pagina e Facebook raccoglie impropriamente dati sul suo conto, che vengono poi condivisi con terzi. Più nello specifico, si contesta a Facebook la politica commerciale scorretta ed aggressiva per aver violato gli artt. 20 , 21 e 22 Codice del consumo, in quanto, in fase di attivazione dell’account, manca per l’utente una chiara ed immediata informativa riguardo la raccolta e l’utilizzo per finalità informative/commerciali dei dati ceduti, che vengono utilizzati da soggetti terzi in maniera automatica, senza che il consumatore ne abbia consapevolezza; il sistema, infatti, prevede una casella già spuntata che dà il consenso alla cessione ed all’utilizzo dei dati e la eventuale scelta di deselezionare tale casella comporterebbe un utilizzo limitato della piattaforma.
Si può aderire all’azione collettiva tramite il sito di Altroconsumo. L’atto di citazione sarà presumibilmente depositato a breve presso il Tribunale di Milano, con una proposta di risarcimento di euro 200 per ciascun utente; cifra a cui si è giunti sommando il valore economico prodotto dall’utilizzo (improprio) dei dati, più il danno morale. Sarà dunque il Giudice chiamato a decidere circa l’asserita responsabilità di Facebook per illecita divulgazione dei dati e circa, eventualmente, l’ammontare del conseguente risarcimento spettante ai consumatori.
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Carlo Nocera | 2018 Maggioli Editore
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