Lo scorso 2 febbraio gli Stati che fanno parte dell’area euro hanno firmato il Trattato che istituisce il meccanismo europeo di stabilità (MES). Si tratta dello strumento che subentrerà al cosiddetto fondo salva Stati (Fondo europeo di stabilità finanziaria – FESF – o EFSF nella versione inglese) e che diventerà un meccanismo permanente di gestione delle crisi finanziarie nell’area euro.
Dal punto di vista strettamente giuridico, il MES sarà un’istituzione finanziaria internazionale che avrà come missione principale quella di sostenere i Paesi della zona euro nel caso in cui ciò sia indispensabile per salvaguardare la stabilità finanziaria; la piena operatività è prevista per il mese di luglio.
Le principali caratteristiche del nuovo meccanismo sono:
a) avrà come membri gli Stati che aderiscono alla zona euro, anche se non è esclusa la possibilità che altri Stati dell’Unione possano partecipare alle operazioni di sostegno alla stabilità;
b) gli strumenti che può azionare saranno diversificati: potrà concedere prestiti, fornire assistenza finanziaria precauzionale, acquistare obbligazioni di Stati membri ed accordare prestiti per la ricapitalizzazione delle istituzioni finanziarie;
c) con riferimento alle modalità di votazione, le decisioni saranno in linea di massima assunte di comune accordo (in pratica con il consenso unanime). In deroga a tale regola generale è previsto (art. 4) che in situazioni in cui la mancata adozione urgente della decisione di fornire assistenza metterebbe a repentaglio la sostenibilità economica o finanziaria della zona euro, questa potrà essere presa a maggioranza qualificata dell’85% dei voti espressi;
d) la capacità massima di prestito del MES sarà inizialmente di 500 miliardi di euro, anche se tale soglia sarà periodicamente rivista dagli Stati aderenti.
Il nuovo accordo dovrebbe essere operativo già dalla prossima estate. Gli Stati membri della zona euro, infatti, si sono dati come termine ultimo per procedere alla ratifica il mese di luglio 2012.
Una disposizione del tutto particolare è quella che vincola la concessione di aiuti finanziari del MES alla ratifica da parte dello Stato membro del Trattato intergovernativo sulla stabilità, il coordinamento e la governance nell’Unione monetaria ed economica. Quest’ultimo è stato approvato dai Capi di Stato e di Governo lo scorso 31 gennaio ed è ancora in attesa di firma definitiva: in pratica si tratta del nuovo Patto di bilancio che gli Stati dell’Unione si sono impegnati a rispettare per garantire la stabilità finanziaria dei rispettivi Paesi e dell’Unione nel suo complesso. In questo caso il testo riguarda 25 Stati membri (hanno deciso di non aderire il Regno Unito e la Repubblica ceca).
Il Trattato sulla stabilità prevede che sia introdotta la regola del pareggio di bilancio nelle Costituzioni nazionali e/o in atti legislativi equivalenti. L’equilibrio è definito (art. 3, lett. b del Trattato) come un deficit strutturale (al di fuori degli elementi eccezionali e del pagamento degli interessi sul debito) ad un livello massimo dello 0,5% del Pil. Per i Paesi che hanno un debito al di sotto del tetto del 60% del Pil il margine di tolleranza sale all’1%. I governi hanno un anno di tempo, a partire dall’entrata in vigore del Trattato, per mettere in atto le nuove norme sul pareggio. Per gli Stati che hanno un debito pubblico eccessivo è anche previsto l’obbligo di rientrare verso il tetto del 60% del Pil al ritmo di 1/20 l’anno per la parte eccedente.
Il nuovo trattato prevede “sanzioni semiautomatiche” nell’ipotesi di violazione della regola dell’equilibrio di bilancio. In particolare spetterà alla Corte di Giustizia, adita dalla Commissione europea o da un altro Stato membro, imporre sanzioni fino ad un massimo dello 0,1% del Pil ai Paesi che non rispetteranno i principi stabiliti nel nuovo Trattato (art. 8).
Quest’ultimo entrerà in vigore il 1° gennaio 2013, a condizione che abbiano proceduto alla ratifica almeno 12 Paesi membri dell’area dell’euro; se tale numero non fosse raggiunto per quella data entrerà in vigore il primo giorno del mese successivo al deposito della ratifica del dodicesimo Stato tra quelli che adottano l’euro. Le disposizioni del nuovo trattato dovrebbero entrare, entro 5 anni, nella cornice dei trattati che attualmente disciplinano le attività dell’Unione, vale a dire il Trattato sull’Unione europea (TUE) e il Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE).
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