Perché il 31 marzo prossimo avrà termine lo stato di emergenza, deliberato per la prima volta dal Consiglio dei Ministri il 31 gennaio 2020 e prorogato, di decreto in decreto, per oltre due anni.
Che cosa significa, da un punto di vista giuridico, la fine dello stato di emergenza?
Rispondere a questa domanda non è semplice, in quanto le discussioni in merito alla legittimità dello stato di emergenza nel nostro Paese sono ancora molte e il dibattito sulla differenza tra lo stato di urgenza, lo stato di necessità (previsti dalla Costituzione) e quello di emergenza è ancora molto acceso.
Ma per le mere finalità pratiche la fine dello stato di emergenza significherà, di fatto, la fine progressiva delle limitazioni imposte dalle misure per il contenimento del Covid.
Naturalmente, per non farci mancare niente, che di questi tempi un bel brivido di terrore lungo la schiena non guasta, già si vocifera sulla quinta ondata e su un nuovo, apparentemente inspiegabile, aumento dei contagi, ma il Presidente Draghi ha già dichiarato di non avere intenzione di prorogare ulteriormente l’emergenza sanitaria.
Questo non significa che il Covid sia magicamente sparito, ma di fatto potrebbe rendere superfluo continuare a tracciare tutti i casi di contagio: se la pressione sugli ospedali ed in particolare sulle terapie intensive si manterrà entro le normali soglie, si potrà tornare alla normalità pre pandemia, il che vuol dire che con il Sars-CoV2 impareremo a convivere serenamente, come da millenni facciamo con raffreddori, influenze e affini.
Le misure dal 1° aprile 2022
Mentre nel resto d’Europa si è già detto addio a mascherine e controlli, ecco qui una possibile road map con la scaletta dell’allentamento delle restrizioni a partire dal 1° aprile 2022, fino ad arrivare a quella che auspichiamo sarà un’estate in libertà. Teniamo tuttavia presente che al momento si tratta di mere indicazioni, in quanto il decreto con le varie tappe è atteso per la prossima settimana. Avremo cura di aggiornare il presente articolo man mano che le notizie diventeranno ufficiali con la pubblicazione in Gazzetta delle nuove disposizioni.
Visita ai propri cari in ospedale
A partire dal 10 marzo scorso è stata ripristinata la possibilità di fare visita ai propri cari in ospedale (con super green pass) e di consumare cibo e bevande negli stadi, al cinema e nelle sale da concerto.
No green pass nei locali all’aperto
Dal prossimo 1° aprile diremo addio al green pass nei locali all’aperto ed anche nei centri di attività sportiva all’aperto sarà possibile accedere liberamente.
Le attività al chiuso
Per quanto riguarda le stesse attività al chiuso, invece, il d-day dovrebbe essere il 1° maggio, data in cui non servirà più alcun green pass per accedere al chiuso nei locali.
Nel mese di aprile dovrebbe sussistere un regime transitorio di vigenza del solo green pass base per entrare nei locali al chiuso: decade quindi l’obbligo “implicito” di vaccinazione, e per i “duri e puri” no vax che sono riusciti a resistere finora questo segnerà un grande punto di svolta.
Capienze negli stadi al 100%
Sempre dal 1° aprile prossimo le capienze degli stadi dovrebbero tornare al 100% e quelle dei palazzetti al 75%, non sarà più obbligatorio rispettare il periodo precauzionale se si viene a contatto con un positivo, nemmeno a scuola, e non sarà più obbligatoria la mascherina ffp2.
Mezzi pubblici e green pass base
Sui mezzi pubblici sarà sufficiente il green pass base, così come negli alberghi, mentre dal primo maggio il certificato base servirà solo sui mezzi di trasporto, negli ospedali, nelle Rsa e nei luoghi di lavoro.
Over 50
Anche ai soggetti over 50, per cui vige l’obbligo vaccinale fino al 15 giugno, dovrebbe essere consentito a partire dal 1° maggio di andare a lavorare col solo green pass base, mentre l’ipotesi al momento più accreditata è che si possa archiviare definitivamente ogni forma di green pass dalla fine del mese di maggio.
Questione mascherine al chiuso
Resta irrisolto il nodo mascherine al chiuso: se all’aperto non sono più obbligatorie fin dall’11 febbraio scorso, in tutti i luoghi chiusi diversi dalla propria abitazione è ancora obbligatorio indossarle. Non è ancora chiaro se questo obbligo scadrà il 15 giugno, con il termine dell’obbligo vaccinale per i cinquantenni, o anche prima, come ipotizzato da qualcuno.
Gli interrogativi restano ancora molti, vi invitiamo quindi a verificare periodicamente gli aggiornamenti di questo articolo.
Quello che è certo è che ci si avvia verso un periodo di agognata normalità.
C’è da augurarsi che si smetta, con l’allentamento delle restrizioni, anche di fare ogni giorno la conta dei casi, limitando il monitoraggio al tasso di occupazione dei letti di ospedale. Se è vero, come ci si augura, che il Covid è diventato endemico e che con esso dovremo imparare a convivere, questo bollettino quotidiano rischia di non aggiungere alcuna informazione utile alle nostre vite, se non una inutile e francamente evitabile dose di ulteriore incertezza.
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