Il cram down è un istituto giuridico di origine anglosassone, utilizzato nel contesto delle procedure di ristrutturazione del debito e delle crisi d’impresa. Esso consente al tribunale di approvare un piano di ristrutturazione o un accordo nonostante l’opposizione di una o più classi di creditori dissenzienti, a condizione che siano soddisfatti specifici requisiti normativi. In Italia, il cram down è stato progressivamente recepito nell’ordinamento con l’introduzione del Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza (D.Lgs. 14/2019) e successive modifiche, in linea con le direttive europee sulla ristrutturazione preventiva.
Indice
1. Origine e significato del termine
Il termine “cram down” deriva dal verbo inglese “to cram” (forzare) e “down” (giù), indicando l’imposizione di una decisione non condivisa da tutte le parti interessate. L’istituto mira a bilanciare i diritti dei creditori con l’obiettivo di salvaguardare l’impresa come entità economica, evitando soluzioni distruttive come il fallimento.
2. Disciplina normativa italiana
Nel sistema italiano, il cram down trova applicazione in diverse procedure, come il concordato preventivo, gli accordi di ristrutturazione dei debiti e la composizione negoziata della crisi. Le sue modalità di applicazione variano a seconda dello strumento utilizzato.
a) Concordato preventivo
Nel concordato preventivo, l’art. 112 del Codice della crisi stabilisce che il tribunale possa approvare il piano anche senza il consenso di una o più classi di creditori, purché:
- il piano sia stato approvato da almeno una classe di creditori non subordinati;
- le classi dissenzienti non ricevano un trattamento peggiore rispetto alle altre;
- sia rispettato il principio della parità di trattamento all’interno delle classi.
Questo meccanismo garantisce che il piano sia economicamente equilibrato e non penalizzi ingiustamente una parte dei creditori.
b) Accordi di ristrutturazione dei debiti
Per gli accordi di ristrutturazione, il cram down consente l’omologazione anche senza l’adesione unanime dei creditori, a condizione che i creditori dissenzienti siano comunque soddisfatti in misura non inferiore rispetto alla liquidazione giudiziale.
3. Requisiti per l’applicazione
L’applicazione del cram down richiede il rispetto di alcuni requisiti fondamentali:
- Classe dissenziente minoritaria: È necessario che almeno una classe abbia approvato il piano.
- Parità di trattamento: I creditori all’interno della stessa classe devono essere trattati in modo equo.
- Vantaggio rispetto alla liquidazione: I creditori dissenzienti non devono trovarsi in una posizione economicamente peggiore rispetto a quella che avrebbero avuto in caso di liquidazione del patrimonio dell’impresa.
- Principio di proporzionalità: Deve essere garantito un equilibrio tra l’interesse dei creditori e la continuità aziendale.
4. Ruolo del tribunale
Il tribunale svolge un ruolo cruciale nel cram down. Oltre a verificare i requisiti di legge, deve valutare l’effettiva fattibilità economica del piano e il rispetto dei diritti dei creditori. Tale verifica si basa su una perizia indipendente, che fornisce una stima del valore dei beni e delle prospettive di recupero del credito.
5. Obiettivi e vantaggi del cram down
L’istituto risponde a diversi obiettivi:
- Tutela della continuità aziendale: Permette alle imprese in difficoltà di proseguire l’attività, salvaguardando l’occupazione e il valore economico.
- Efficienza delle procedure concorsuali: Riduce il rischio di blocchi dovuti all’opposizione di minoranze dissenzienti.
- Equità: Garantisce una distribuzione proporzionale delle perdite tra i creditori, rispettando il principio della parità di trattamento.
6. Criticità e limiti
Nonostante i suoi vantaggi, il cram down presenta alcune criticità:
- Abuso dell’istituto: Esiste il rischio che venga utilizzato per favorire alcune categorie di creditori a discapito di altre.
- Complessità procedurale: La verifica dei requisiti e la valutazione del piano richiedono tempi e costi elevati.
- Rischio di contenzioso: I creditori dissenzienti possono impugnare la decisione del tribunale, rallentando il processo di ristrutturazione.
Ti interessano questi contenuti?
Salva questa pagina nella tua Area riservata di Diritto.it e riceverai le notifiche per tutte le pubblicazioni in materia. Inoltre, con le nostre Newsletter riceverai settimanalmente tutte le novità normative e giurisprudenziali!
Iscriviti!
Scrivi un commento
Accedi per poter inserire un commento