Il danno biologico intermittente -Scheda di Diritto

Il danno biologico intermittente rappresenta una particolare categoria di danno alla persona che si manifesta in modo discontinuo nel tempo.

Redazione 21/03/25

Il danno biologico intermittente rappresenta una particolare categoria di danno alla persona che si manifesta in modo discontinuo nel tempo. A differenza del danno biologico permanente o temporaneo, il carattere intermittente rende particolarmente complessa la sua valutazione, tanto dal punto di vista medico-legale quanto da quello giuridico.

Indice

1. Definizione e caratteristiche del danno biologico intermittente


Il danno biologico intermittente si configura quando il pregiudizio alla salute non si manifesta in modo costante ma alterna fasi di presenza e assenza. Tale fenomeno può verificarsi, ad esempio, in presenza di patologie croniche che si riacutizzano periodicamente o condizioni che si manifestano in seguito a determinati stimoli esterni (ad esempio, l’esposizione a determinate sostanze o situazioni ambientali).
Dal punto di vista giuridico, il danno biologico intermittente rientra nella categoria del danno non patrimoniale ed è disciplinato dagli articoli 2043 e 2059 del codice civile. Tuttavia, la sua natura peculiare pone problemi interpretativi in sede di quantificazione del risarcimento e di accertamento del nesso causale.

2. La giurisprudenza


Tribunale di Ferrara, Sezione Civile, Sentenza n. 652 del 18 giugno 2024: Il Tribunale ha affrontato un caso di responsabilità medica in cui il paziente è deceduto per cause indipendenti dall’evento lesivo prima della liquidazione del danno, applicando i principi relativi al danno da premorienza.
Cassazione Civile, Sezione III, Sentenza n. 679 del 18 gennaio 2016: La Corte ha ribadito che, in caso di decesso del danneggiato per cause non correlate all’illecito, la liquidazione del danno biologico deve tenere conto della durata effettiva della vita residua. ​
Cassazione Civile, Sezione III, Sentenza n. 10897 del 26 maggio 2016: Questa sentenza sottolinea l’importanza di considerare l’intensità della sofferenza della vittima nel periodo intercorrente tra la lesione e il decesso per cause indipendenti. ​
Cassazione Civile, Sezione III, Sentenza n. 10579 del 2021: La Corte ha evidenziato le criticità nell’applicazione delle tabelle milanesi per la liquidazione del danno da premorienza, suggerendo la necessità di una personalizzazione del risarcimento basata sulle circostanze specifiche del caso. ​
Cassazione Civile, Sezione III, Sentenza n. 15112 del 29 maggio 2024: In questa pronuncia, la Corte ha confermato la validità dei criteri contenuti nella Tabella del Tribunale di Milano in caso di premorienza della vittima per cause indipendenti dal sinistro.

3. La valutazione del danno


La quantificazione del danno biologico intermittente avviene attraverso una perizia medico-legale, che deve stabilire:

  • La frequenza degli episodi patologici: quante volte si verificano in un arco temporale definito.
  • L’intensità delle manifestazioni: valutazione del grado di invalidità temporanea o permanente.
  • L’impatto sulla qualità della vita: anche in termini di disagio psicologico e limitazioni nelle attività quotidiane.

La prassi giudiziaria tende ad adottare un criterio combinato, considerando il danno in modo unitario ma attribuendo un diverso peso agli episodi acuti rispetto alle fasi di remissione.

4. Riflessioni pratiche


Dal punto di vista pratico, l’accertamento del danno biologico intermittente risulta particolarmente complesso nei casi in cui il lavoratore denunci l’incapacità temporanea al lavoro solo durante le fasi acute. In questi casi, la giurisprudenza ha stabilito che il riconoscimento del danno deve avvenire in modo proporzionale alla durata e alla gravità delle manifestazioni sintomatiche.
Un aspetto importante riguarda la liquidazione del danno. Essendo intermittente, la determinazione dell’indennizzo richiede un’attenta valutazione delle singole fasi acute e della loro incidenza sull’attività lavorativa e sulla vita quotidiana.

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